Riforma della Giustizia, Berlusconi prende spunto da D'Alema - Diritto di critica
Quindici anni di tentativi. Da tanto si sta cercando di riscrivere la giustizia italiana. A ben vedere, però, quanti oggi gridano all’incostituzionalità del ddl approvato oggi dal Consiglio dei Ministri, hanno evidentemente dimenticato il passato. E la storia racconta tentativi analoghi a quelli dei Berluscones, promossi però dall’allora centrosinistra.
Già del 1997, infatti, la Bicamerale presieduta da Massimo D’Alema tentò di riscrivere la giustizia, sulla scorta di una bozza proposta da Marco Boato (alla guida della Federazione dei Verdi). Anche allora, come oggi, tra i nodi più critici quello del ruolo del Consiglio superiore della magistratura (Csm) e della separazione tra toghe giudicanti e inquirenti. Il Csm, infatti, avrebbe dovuto dividersi in due sezioni: una per i giudici e una per i pubblici ministeri, diretta conseguenza della divisione – prevista anche allora – delle carriere tra magistratura giudicante e inquirente. Per passare daun ruolo all’altro sarebbe stato necessario attendere almeno dieci anni e il superamento di un concorso. Berlusconi, sebbene con alcune differenze sul piano pratico ha avanzato proposte molto simili. La polizia giudiziaria, secondo quanto prevedeva la bozza Boato, poteva essere “guidata” dai pubblici ministeri ma con precise modalità, da stabilire con una legge ordinaria. E sempre una legge ordinaria avrebbe dovuto fissare l’obbligo dell’azione penale. Quanto proposto da Silvio Berlusconi oggi va nella stessa direzione.
Come tutti sanno, però, il governo cadde e la Bicamerale non portò mai a termine il suo compito. Sette anni dopo la riforma della giustizia venne tentata dall’allora guardasigilli, Roberto Castelli e, nel 2006, arrivò la legge messa a punto dal suo successore Clemente Mastella. Il testo di Castelli, nel 2004, prevedeva un concorso unico con la scelta definitiva, cinque anni dopo, del tipo di funzione che il magistrato intende esercitare: giudicante o requirente. C’erano poi i colloqui psico-attitudinali e la figura del Procuratore per quel che riguardava la supervisione dei provvedimenti di limitazione della libertà personale. Nel 2006, però, Mastella cambia quanto previsto da Castelli e toglie l’obbligo di decidere se esercitare la funzione di giudice o di pubblico ministero, passaggi che comunque non possono essere più di quattro in tutta la carriera di una toga. Mastella introdusse poi le “pagelle” quadriennali per la magistratura e l’obbligo di frequenza della “scuola per magistrati” per ottenere l’accesso alla professione.
Ricalcare un programma già votato dall’allora centrosinistra – è evidente – faciliterà l’approvazione della riforma.
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