"Marco Travaglio scriveva sulla Padania" - Diritto di critica
Marco Travaglio scriveva sulla Padania. A svelare questo inedito particolare – costringendo il vicedirettore del Fatto a una sicura risposta – è il Giornale di Sallusti e Feltri. Secondo il quotidiano di casa Berlusconi, lo pseudonimo usato da Travaglio sarebbe stato quello del pittore “Calandrino“.
Dal primo numero. Pardon. Dal numero zero. Lo avevano chiamato Il Nord, lo distribuirono il 15 settembre 1996 sul Po, edizione speciale per un’occasione storica: la nascita della Padania. […] Marco Travaglio – scrivono Paolo Bracalini e Paola Setti – può dire senz’altro: io c’ero. Per la precisione alle pagine 4 e 5. Chissà se ha giurato, lui pure. A giudicare dall’entusiasmo di quella doppia paginata, forse sì. Titolone della parte superiore: «L’Umberto è un mitomane», con dentro tutte le dichiarazioni dei detrattori della neonata patria padana. Nella parte sotto, l’altra metà del titolo: «Ma una volta era un mito», con carrellata di tutti coloro che, negli anni precedenti, avevano lodato il Senatùr. Uno spaccato divertente, rivisto col senno di poi. Giorgio Bocca per esempio diceva: «Odiare la Lega è da cretini, la fobia per la Lega è cretina», e poi ribadiva: «La Lega non ha creato il cambiamento, la Lega è il cambiamento». Massimo D’Alema, ormai si sa: «Dobbiamo allearci con Bossi nel nome di Prodi, la Lega è una nostra costola». Prodi concordava: «Possiamo fare un accordo forte e trasparente». E poi in ordine sparso: Santoro che dice a Demattè che «senza Lega lei non sarebbe qui e nemmeno noi», Franco Zeffirelli per il quale «i leghisti sono le sole persone pulite che esistono oggi», Gianni Agnelli secondo cui «chi ha votato Lega è persona ragionevole e attenta al nuovo».
Mentre l’allora direttore della Padania, Gianluca Marchi, ricorda:
«Era uno dei nostri collaboratori, gratis, col nome di Calandrino». Travaglio compare già il 12-13 gennaio, edizione unica per la domenica e il lunedì, e va avanti per almeno un paio di mesi, con un articolo ogni due-tre giorni. Non una firma qualsiasi, la sua. «Calandrino» si era meritato una rubrica, anzi due: «il punto» e «il personaggio».
E proseguono:
E la dissacrazione era già il suo sport preferito, da Francesco Storace definito «simpatico refuso di An noto per l’eloquio forbito e il ragionamento sottile» a Ripa di Meana, «uomo per tutte le poltrone» che «privo di cadreghino addirittura da un mese, ha trovato pace: è il nuovo segretario di Italia nostra». Fino a Buttiglione e Casini «piccioncini della Sacra Famiglia Unita», l’uno «di qua con la colf Formigoni», l’altro «di là con la portinaia Mastella».
Di certo un’accusa così circostanziata non potrà passare inosservata e il vicedirettore del Fatto sarà costretto a rispondere per le rime. Il dubbio che sorge è solo uno: in tutti questi anni nessuno si è accorto di una simile collaborazione? Attendiamo la risposta del vicedirettore.
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Mio nonno alle elementari ha rubato metà merendina a un compagno…
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Ahahahah credo che la tua risposta sia decisamente più intelligente ed interessante di quest’articolo!
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