La Consob contro gli speculatori? Tutta apparenza

L’EDITORIALE – Tutti uniti a difendere i Bot italiani. La Consob ha vietato le vendite allo scoperto a Piazza Affari, l’Ue finge che sia tutto a posto e assicura che l’Italia “sta facendo tutto il necessario”. Napolitano spende parole di serenità, mentre le opposizioni si vantano di far fronte comune con il governo. E Frattini invoca “coesione bipartisan di fronte all’Europa e al mondo”. La verità è un’altra: tutti hanno paura della bomba da loro stessi innescata. E che continuano a gonfiare da decenni.

La speculazione è cattiva, quindi va fermata. Con questo pensierino da bambini la Consob si è decisa a vietare le vendite allo scoperto sui mercati italiani, a partire da oggi. Significa sostanzialmente che i broker e gli squali della finanza non potranno vendere ciò che non hanno in portafoglio: azioni, titoli di stato, obbligazioni. Dovranno possedere i titoli – materialmente – per poterne disporre. Una novità per loro, visto che da almeno trent’anni – dal boom finanziario del 1981 – la finanza occidentale nutre un’idrovora di denaro basata sul nulla.

Si sono arricchiti tutti con questo sistema malato. Banchieri, finanzieri, politici hanno speculato sulle possibilità di un’azienda o un paese, sperando di vincere facile, scommettendo con i soldi di un altro. I casi italiani Cirio, Banca popolare di Lodi, Parmalat, sono solo i più eclatanti – bubboni esplosi sotto le inchieste della magistratura – ma si fondano su pratiche quotidiane e invalse della finanza internazionale. D’un tratto, però, i big della finanza italiana scoprono di essere finiti nel mirino degli altri squali: l’Italia del debito pubblico da 2 mila miliardi di euro e le agenzie di rating sul collo si scopre la nuova Grecia.

Tutto questo si poteva evitare venti o trent’anni fa, imponendo regole chiare sui mercati. Nessuno ha voluto farlo – in primis, la Consob. Il 22 ottobre 2008, la Commissione ordinò lo stop delle vendite allo scoperto per difendere i titoli bancari e assicurativi: la “protezione” dalle ondate speculative durò meno di un mese, poi fu revocata e tutto tornò come prima. Ora l’Europa ha partorito nuove regole per le operazioni a rischio – in vigore dal 2012: in caso di grave minaccia per la stabilità finanziaria sui titoli dei paesi membri Ue, scatta il divieto di vendite allo scoperto. Una norma in ritardo, debole, aggirabile; i tecnici europei non potevano fare peggio di così.

 

 

Di Sirio Valent

Giornalista professionista, 25 anni, ho iniziato con una tesi sul tracollo del Banco Ambrosiano, braccio finanziario della loggia massonica P2, per la facoltà di Economia. Due stage nella redazione economica dell'Agenzia Italia e una breve parentesi dietro le quinte di Confindustria mi hanno aperto gli occhi sulla realtà quotidiana del cronista economico. Mi piace lavorare su questioni di geopolitica, macroeconomia e retroscena finanziari, difficili da spiegare in modo semplice ma fondamentali per capire la realtà dietro lo specchio.

1 commento

  1. dall’articolo solo qualche pezzettino……
    “….. i broker e gli squali della finanza a partire da oggi…….”.
    “…… non potranno vendere ciò che non hanno in portafoglio: azioni, titoli di stato, obbligazioni”.— “Dovranno possedere i titoli (!!!!)” –
    Una novità per loro,(???)……..nuove regole per le operazioni a rischio –
    “…in vigore dal 2012: in caso di grave minaccia per la stabilità finanziaria sui titoli dei paesi membri Ue, scatta il divieto di vendite allo scoperto. ………”
    Sicuramente l’articolo è molto interessante. L’argomento trattato interessa milioni di cittadini. Un piccolo dubbio ed una bisognosa domanda: “…la finanza è una cosa seria?.
    Alle risposte un GRAZIE.

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