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Diritto di critica | August 27, 2024

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Attivista di Greenpeace espulso da Roma per uno striscione. Ma il provvedimento avrà vita breve - Diritto di critica

Attivista di Greenpeace espulso da Roma per uno striscione. Ma il provvedimento avrà vita breve

Salvatore Barbera è il responsabile della campagna clima di Greenpeace Italia. Dopo l’ultima azione dimostrativa dell’organizzazione ambientalista a Roma, è stato punito dal prefetto Francesco Tagliente con un foglio di via obbligatorio: in pratica è stato bandito dalla capitale per due anni. Tutto per aver guidato la “truppa verde” a srotolare due striscioni di fronte a Palazzo Chigi, sulla tragedia di Genova e sulla conferenza Onu per il clima, per mettere in guardia il Paese sui cambiamenti climatici, dopo che alcuni attivisti avevano scalato il palazzo di fronte. L’intera comunità, dal WWF a Legambiente, ha espresso il suo dissenso per una misura ritenuta troppo forte, oggetto di un’interrogazione parlamentare del Pd con Realacci per il Ministro dell’ambiente e Ferrante e Della Seta per quello dell’interno. Ma il divieto d’ingresso potrebbe durare davvero poco.

Il foglio di via si può comminare a delinquenti abituali, narcotrafficanti, vagabondi, sfruttatori della prostituzioni, o soggetti pericolosi, magari recidivi, che da manifestazioni illecite e delitti ottengono il loro sostentamento economico. Vista però la natura “fortemente restrittiva” del provvedimento, una sentenza del Tar del 2004 (no. 316, Trento) ha obbligato il soggetto che lo impone a farlo con “indifettibili presupposti” e “un’attenta stringente indagine su tutti gli elementi che giustificano l’adozione dell’atto”. Il gesto di Tagliente è parso un po’ affrettato, giustificato dalla sola presenza di Barbera in tutti gli altri blitz pacifici dell’organizzazione. Le già scarse motivazioni e debolezza del reato ascritto troverebbero ulteriore fragilità nei precedenti. Già in due casi, infatti, il Tar ha annullato altri divieti (Lecce 2007, Roma settembre 2011) sottoscritti dopo altrettante manifestazioni di dissenso.

Greenpeace può continuare ad agire e guadagnare consenso. Lo Stato, in questa maniera, a creare inutili vespai.