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Diritto di critica | April 26, 2024

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La settimana di fuoco del Governo Monti, tra riforma del lavoro, Imu e Def - Diritto di critica

La settimana di fuoco del Governo Monti, tra riforma del lavoro, Imu e Def

di Virgilio Bartolucci

Si comincia oggi, con il Consiglio dei ministri straordinario, preceduto dal mini vertice tra i titolari dei dicasteri economici. Sempre oggi, il provvedimento riguardante l’Imu, la nuova tassa sull’abitazione, approda in commissione Finanza della Camera e nella stessa giornata potrebbe arrivare il varo dell’atteso fondo “taglia tasse”.

Per l’esecutivo la giornata cruciale sarà comunque quella di martedì, quando il governo è atteso dal vertice di maggioranza con Alfano, Bersani e Casini, in cui Monti dovrà cercare di venire incontro alle richieste dei partiti, senza modificare troppo i provvedimenti in discussione (vedi riforma del Lavoro) e cercando di scongiurare gli attriti creatisi tra la Fornero e la Confindustria sulla questione esodati.

Previsto per mercoledì, invece, un nuovo Cdm con all’ordine del giorno il varo del Def, il Documento di economia e finanza.

Nel corso della giornata potrebbero arrivare le nuove stime del Pil, ma di positivo c’è davvero poco da aspettarsi. Il Pil italiano, infatti, non tornerà a crescere prima di due anni, a meno di clamorosi sviluppi che, al momento, nulla lascia ipotizzare.

Giovedì, infine, ci sarà un vertice tra governo banche e imprese per decidere come sbloccare i crediti vantati dalle imprese verso la pubblica amministrazione. Se non è la settimana clou poco ci manca.

Durante l’intervista con l’Annunziata, il ministro Passera è stato molto attento a non lasciare spazio per facili illusioni e nell’evidenziare che il lavoro sulla crescita prosegue, con una prospettiva, però, diretta al lungo periodo. Secondo Passera ci sono tante cose da fare e molti cantieri sono già aperti, anche se è meglio non parlare di uno stacco deciso tra una prima e una seconda fase nel lavoro del governo, in quanto la crescita è sempre stata presente nei provvedimenti precedentemente varati da Monti.

Eppure, chiede la giornalista de La Stampa, il numero dei suicidi prodotti dalla crisi continua ad aumentare. Passera parla del “momento più difficile” per il Paese, dovuto alla congiuntura di tre fattori: la recessione, un’Europa che non gestisce la crisi del debito e l’entrata a regime dei provvedimenti più duri messi in campo dall’esecutivo.

In sintesi, una presa d’atto dello stato di cose, a cui l’Annunziata ribatte rispolverando la critica secondo cui il governo è troppo freddo e distante dalla gente. Passera nega che sia così e parla di “ansia e partecipazione” per ciò che accade intorno. “Io tocco con mano le difficoltà nelle aziende nelle imprese..”, ma, allo stesso tempo, il ministro precisa che alcuni settori dell’Italia vanno a gonfie vele. Nell’export ad esempio, il nostro Paese è uno dei migliori, afferma Passera. “l’Italia può approfittare della globalizzazione”.

Un primo piccolo screzio, nel ballo a due tra ospite e intervistatore, si verifica quando la giornalista chiede al ministro se ritiene veramente equi i provvedimenti governativi, premettendo di chiederglielo soprattutto in virtù della sua fede cattolica più volte esibita. L’interessato corregge il rilievo, precisando che la fede non si deve sbandierare, per poi rispondere che “contribuendo a salvare l’Italia abbiamo fatto qualcosa per tutti” e nota la necessità di misure per troppo tempo ignorate dalla politica.

Facile l’aggancio all’articolo 18. In merito Lucia Annunziata chiede se non si sia posta troppa enfasi. Passera parla dell’importanza che il tema ha soprattutto all’estero – tesi, ultimamente, sconfessata da più parti – e dei miglioramenti delle fattispecie, prodotti ampliando le possibilità d’intervento del giudice, che in precedenza poteva solo disporre il reintegro. Sulla riforma del lavoro, il ministro lascia aperta la porta ad ulteriori miglioramenti, ma si dice convinto di portarla a casa. Resta il fatto che, a fronte di provvedimenti impopolari e di una tassazione in aumento, dal fronte della crescita non sia ancora trapelato niente di concreto, tanto da indurre il capo dello Stato a due richiami in merito.

Parole che, però, per il responsabile dello Sviluppo Economico non sono risuonate come un rimprovero, quanto come un segno di sollecitazione e di grande incoraggiamento. Il ministro assicura “si sta intervenendo su tutto”, poi, però, afferma “non c’è una bacchetta magica”. Non c’è “l’ideona” che risolve, ma solo tante idee, ovvero, l’insieme di tutte le riforme.

Sulle infrastrutture verranno messi 25 miliardi di euro – si tratta dei fondi (22,5 mld) sbloccati grazie alle delibere del Cipe, che adesso diventano esecutive in 3 mesi invece dei 9-12 di prima. Fondi che in gran parte finiranno sulla tratta ad alta velocità Torino Lione, ma questo Passera non lo dice e la conduttrice non glielo fa notare -, una cifra che potrebbe aumentare molto e raggiungere una importante quota del Pil. Quel che è certo è che non ci sono scorciatoie e il cammino è lungo. Senza contare che se l’Europa non tiene, tutti gli sforzi saranno vani.

“L’Europa deve dire, io garantisco per me stessa”, con la liquidità messa a disposizione da Draghi si è fatto un passo in avanti – ammette Passera -, poi c’è anche il fondo di garanzia europeo, ma solo la Ue può bloccare la deriva. E sulla strada dell’Europa l’ostacolo maggiore non si chiama Germania, ma Bundesbank. Anche se agli occhi della banca centrale tedesca, in agitazione per il comportamento di altri Paesi, l’Italia ha fatto grossi passi avanti.

I mercati temono la Spagna per la bolla immobiliare e finanziaria creatasi, lo stop dell’economia americana e il rallentamento della Cina. In questo scenario finora il governo ha tenuto la barra dritta.

Dei prossimi Cdm il ministro non rivela nulla, l’Annunziata cerca di punzecchiarlo affinchè si lasci scappare qualche notizia, ma lui non si scompone mai. Ad eccezione di una risposta seccata all’incalzare delle domande, “..e se adesso mi chiede anche del futuro!”, ma è l’unico attimo di tutta l’intervista, in cui la maschera di Passera muta e per un attimo perde il suo aplomb.

È chiaro che le tasse dovranno calare, ma non è possibile dire quando. Certamente attraverso la spending review, la lotta all’evasione e la valorizzazione di alcune risorse, secondo Passera, si potrà sostenere l’economia in diverse maniere. Come nel caso del fondo taglia tasse e di politiche volte a incrementare l’occupazione. Ad una precisa domanda, però, il ministro spiega che no, non c’è ancora nessuna stima completa di quanto si possa ricavare davvero con la lotta all’evasione. Mentre con la revisione della spesa, invece, si possono reperire risorse ingenti. Rivedere la spesa significa, specifica Passera, che alcune spese aumenteranno perché ritenute necessarie ed altre verranno tagliate.

Ma ciò comprende anche un taglio agli stipendi dei manager della pubblica amministrazione? Passera smorza la domanda. Il punto è “fermare gli sprechi. I tagli significano miliardi”. Fa l’esempio della spesa per i sistemi informatici, che sono differenti per ogni ministero. Ma anche la questione degli affitti e di investimenti moltiplicati che devono essere sfoltiti. Il concetto è che tutti devono partecipare al momento imposto dalla crisi, ma senza interventi troppo bruschi.

Ma in soldoni, chiede l’Annunziata, “le tasse saranno abbassate”? “Questo lo dirà Monti, la risposta non spetta ai singoli ministeri”. Risposta breve e concisa. L’Annunziata allora cambia il tiro. “Perché avete aumentato ancora la benzina, quando in Francia si è deciso di bloccarne l’aumento?”

L’aumento della benzina è servito per l’emergenza, ma Passera promette che appena sarà possibile bisognerà tornare indietro. Al momento, secondo il ministro, a supplire in parte alla situazione è il forte potenziamento del trasporto pubblico, ma – dice – sulla benzina “dovremo tornare indietro”. Immancabile la domanda sul complottismo bancario. Siete accusati di essere uomini messi lì dalle banche, e inoltre, dei 260 miliardi della Bce, che Mario Draghi ha prestato all’1%, poco o nulla è finito alle imprese.

Secondo Passera, la stretta creditizia verificatasi in Italia “non è una cosa anomala”. Una risposta che non solleva certo il morale. Del resto, il ministro non nasconde che l’indebitamento delle piccole e medie imprese deriva dalle grosse imprese e dallo Stato che non paga i creditori. A tal proposito dovrebbe essere aperto un canale per sveltire e facilitare la corresponzione di denaro abbreviando i tempi. Passera, che rivendica con orgoglio il suo passato di banchiere, annuncia un accordo per mettere miliardi contro l’indebitamento forzoso e fare in modo che la liquidità concessa dalla Bce arrivi alle imprese. Oltre al Fondo di garanzia, anche le banche sono mobilitate. L’Abi dovrebbe destinare 5 miliardi per finanziare gli investimenti delle imprese.

Questo non significa certo che si potranno salvare tutte le aziende. “Abbiamo più di 5 milioni di imprese ed in parte la chiusura è fisiologica”. Ogni situazione, chiarisce il ministro, è diversa, ma non si può pensare che il credito sia dato a tutti. Bisognerà fare una scelta legata alle prospettive e agli investimenti compiuti.

Sulla Rai la domanda, visto il contenitore del terzo canale, è d’obbligo. “Il governo scioglierà o prorogherà il Cda già scaduto”? Sull’argomento tabù, il ministro si trincera dietro un non chiaro “faremo la nostra parte” e praticamente nulla di più.

Tutto sommato Passera dall’Annunziata ha parlato molto poco di crescita. E così, forse per marcare la discontinuità rispetto ai proclami del governo precedente, non ha affrontato tutti i temi su cui è al lavoro da tempo. Ad esempio, il taglio degli incentivi discrezionali alle imprese, sostituiti con agevolazioni automatiche che privilegeranno chi punta su innovazione e ricerca.

Non parla di banda larga e dell’asta per le frequenze Tv, né di quella che seguirà per le telecomunicazioni. Aste che mettono di fatto fine al Beauty contest. Non dice nulla sulla separazione tra Eni e Snam, che partirà entro l’estate con lo scorporo dall’Eni della rete di distribuzione e stoccaggio del gas. A proposito del gas, poi, tace del tutto quello che dovrebbe essere il fiore all’occhiello del suo ministero: il Piano strategico nazionale per l’energia – da approntare in un anno – che mira a fare dell’Italia il principale vettore per l’ingresso del gas in Europa, con la costruzione di rigassificatori, gasdotti e impianti di stoccaggio.

C’è poi l’Agenzia per l’internazionalizzazione delle imprese che rimpiazza il vecchio Ice, l’Istituto del commercio estero, con il tandem governo – Confindustria pronto a far gioco di squadra per attrarre investimenti. Ma non mancherà una novità per i giovani imprenditori, si tratta del piano Start up Italia, che dovrebbe vedere la luce entro l’estate e punta su incentivi fiscali e normativi per facilitare la nascita di nuove imprese. In chiusura di trasmissione, sia pure in modo indiretto, arriva la domanda sul futuro politico. L’Annunziata chiede se i tecnici faranno un giro per l’Italia ad incontrare il Paese reale, per una sorta di campagna elettorale.

Passera afferma di girare da tempo il Paese, ma solo per visitare i cantieri delle infrastrutture e per partecipare ai tavoli con imprese e sindacati. Nessuna campagna elettorale, né velleità politche per l’uomo indicato a lungo e in maniera bipartisan come un possibile futuro premier. Nessuna tentazione, almeno per ora. Solo tanta soddisfazione – rivela il ministro – per tutte le persone che, incontrandolo in passeggiata la domenica con moglie e figlie, si avvicinano per esprimergli stima e raccomandargli di andare avanti così.

In realtà, sulla crescita, non solo i passanti, ma tutto il Paese dice “andate avanti così”. E se è possibile, anche un po’ più in fretta.