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Diritto di critica | July 22, 2024

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Dal Venezuela al Mali. Lo stretto legame tra gli aerei scomparsi e il traffico di droga

Lo stretto legame tra gli aerei scomparsi e il traffico di drogaDal Venezuela al Mali. Vi sarebbe un legame tra la sparizione di piccoli aerei turistici nel paese sudamericano e il narcotraffico che raggiunge i jihadisti di Al Qaeda nel Sahel. Le autorità venezuelane hanno chiuso il caso dell’aereo in volo da Los Roques a Caracas misteriosamente scomparso lo scorso 4 gennaio, con a bordo quattro italiani, Vittorio Missoni, Maurizia Castiglioni, Elda Scalvenzi e Guido Foresti. Secondo il governo venezuelano l’aereo è precipitato e il caso è chiuso; risulterebbe fondamentale la testimonianza di un pescatore che dichiara di aver visto un aereo precipitare in mare.

Troppa fretta. Il presidente dell’Inac, Francisco Paz Fleitas, ha riferito a stampa e tv venezuelana che l’aereo avrebbe perso più di 1.000 piedi di quota in un minuto e sarebbe caduto in acqua. Il caso è stato chiuso con una strana fretta e con una dichiarazione che suona quasi come un “è andata così e basta”. Non importa se ci siano i telefonini dei passeggeri che hanno continuato a mandare segnali anche ore dopo l’impatto e che hanno squillato a vuoto. Fatto curioso visto che, come tutti sanno, i cellulari in fondo al mare non possono trasmettere. Non ha alcuna importanza, inoltre, se i pezzi del velivolo non si trovano. Se l’aereo avesse veramente perso una quota di 1.000 piedi in un minuto, da 5.500 piedi di altezza, l’impatto con l’acqua sarebbe stato durissimo e si sarebbero senza dubbio trovati dei resti e tracce di carburante.

Dall’America latina al Mali. Come scrivevamo in questo articolo, sono numerosissimi in America Latina i casi di piccoli aerei dirottati per mano dei narcos, noti anche come “narco vuelos”, e il Venezuela ne detiene il triste primato. Sono tanti infatti gli aerei partiti da Caracas e dintorni, scomparsi e successivamente rinvenuti in paesi limitrofi. La polizia venezuelana nel 2010 ne sequestrò ben 28 in un colpo solo in un capannone nei pressi di El Sombrero, erano stati utilizzati per il trasporto di cocaina. In genere i piccoli aerei vengono dirottati dai narcotrafficanti, riempiti di cocaina e condotti in paesi come l’Honduras, la Repubblica Dominicana e Haiti. Successivamente il carico viene posto su aerei leggeri modificati, alcuni dei quali in grado di effettuare voli transatlantici e raggiungere le coste dell’Africa Occidentale. Mauritania e Mali sembrano essere i paesi prediletti per far atterrare questi voli in quanto vasti, essenzialmente desertici, poco popolati e con scarsi controlli.

Il carico di droga nel Sahel. Come afferma un funzionario governativo mauritano, “Nessuno Stato della regione controlla veramente il Sahel. Potete rimanerci per anni senza scorgervi anima viva. Le frontiere sono difficili da sorvegliare e la debolezza dell’aviazione limita le capacità di controllo del territorio”. Sono molte le segnalazioni di atterraggi nella zona del Sahel, come nel gennaio 2010, quando venne segnalato un aereo modello Beach 300 atterrato in Mali, vicino il confine mauritano; dal velivolo venne scaricato un carico di cocaina raccolto da uomini a bordo di fuoristrada e diretti a Timbuktu. Nel novembre 2009 un boeing 727 si schiantò nel nord del Mali con a bordo 10 tonnellate di cocaina. La droga venne poi fatta arrivare in Europa per via aerea, oppure via nave passando per i porti marocchini e poi attraverso la Spagna.

I jihaidisti dietro al traffico di droga. Un ruolo fondamentale nel traffico viene svolto dall’Aqmi (Al Qaeda nel Maghreb Islamico), una delle organizzazioni jihadiste colpite dall’intervento francese attualmente in corso. L’Aqmi, gruppo di origine algerina e senza dubbio tra i più influenti nella zona, ha da subito preso parte ai traffici di droga per finanziare la jihad e , secondo alcune fonti, sarebbe diventato il gruppo terroristico più ricco della zona. Il fatto che poi il traffico di droga è proibito dalla morale islamica è un altro discorso che ha portato anche a dibattiti interni all’organizzazione, la quale però ha optato per un certo pragmatismo, trovando il modo di rendere “teologicamente lecito” ciò che non lo sarebbe.

Chavez complice? Secondo quanto dichiarato alla CBN da Roger Noriega, ex funzionario del Dipartimento di Stato Usa, il governo venezuelano e Hugo Chavez sono ben al corrente del traffico e ne sarebbero anche complici in quanto Chavez avrebbe mantenuto contatti con i narcotrafficanti già da prima di diventare presidente.

Quale è stata dunque la sorte degli italiani a bordo dei voli scomparsi? Perché fino a quando i relitti degli aerei non vengono recuperati è corretto utilizzare il termine che spetta loro: “scomparsi”. Che fine hanno fatto Vittorio Missoni, Maurizia Castiglioni, Elda Scalvenzi, Guido Foresti, Stefano Fragione, Fabiola Napoli, Rita Calanni, Annalisa Montanari, la famiglia Durante composta da Paolo, dalla moglie Bruna Guernieri e dalle figlie Emma e Sofia? Che fine hanno fatto Mario Parolo e Teresa De Bellis? Sarà mai possibile sapere la verità?