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Diritto di critica | September 1, 2024

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La Francia nel mirino dei jihadisti

mali-franciaLa Francia nel mirino dei jihadisti; una situazione di per sé prevedibile in seguito all’intervento militare francese dello scorso gennaio a sostegno del governo maliano che ha spezzato l’avanzata verso Bamako di Al Qaeda nel Maghreb Islamico (AQMI).

La guerra in Mali. La prima fase dell’attacco ha comportato bombardamenti sistematici contro le postazioni dei jihadisti nel nord del paese ed è stata seguita da una seconda fase operativa dove sono state inviate truppe di terra in appoggio all’esercito regolare maliano con l’obiettivo di riconquistare Timbuktu, Gao, Kidal e altre zone del nord sotto occupazione qaedista.

L’intervento francese ha causato la morte di diversi leader jihadisti tra cui Abdelhamid Abu Zeid, capo militare di Al Qaeda nel Maghreb Islamico, considerato uno dei più feroci leader dell’organizzazione; oltre all’AQMI sono stati colpiti altri gruppi jihadisti come Ansar Dine e Mujao.

Il rischio in patria. I controlli in territorio francese sono stati incrementati già nel marzo 2012, in seguito agli attacchi di Montauban e Tolosa, nei quali hanno perso la vita tre soldati francesi e quattro bambini della scuola ebraica Ozar Hatorah. Il responsabile, Muhammad Merah, ex delinquente di periferia ribattezzatosi poi jihadista, si rifugiò all’interno di un appartamento e venne ucciso dalle teste di cuoio dopo un breve conflitto a fuoco. Le motivazioni di Merah sarebbero legate al coinvolgimento francese nella guerra in Afghanistan e alla legge francese “anti-burqa”.

A fine febbraio altri due uomini di 20 e 23 anni, sospettati di essere legati a Merah, sono stati fermati a Tolosa e condotti in caserma per accertamenti. I primi di marzo tre ceceni, Ali Dokaev, Elsy Issakov e Mourad Idrissov, sono stati arrestati nel nord della Francia in quanto sospettati di essere legati a una cellula jihadista facente base in Spagna. Pochi giorni più tardi, l’11 marzo, la polizia francese ha arrestato tre persone nei pressi di Marsiglia, tutti sospettati di aver messo in piedi un laboratorio per l’assemblaggio di ordigni esplosivi.

La bomba in Libia e il rischio per le ambasciate. Nulla hanno però potuto i servizi di sicurezza francesi per evitare l’attacco alla propria ambasciata in Libia, avvenuto ieri mattina quando un’autobomba è stata fatta esplodere fuori dell’edificio a Tripoli, ferendo due guardie e una bambina.

Duro monito del Ministro degli Esteri francese Laurent Fabius, secondo cui i terroristi pagheranno per tale atto. Fabius ha inoltre affermato che le ambasciate francesi nella zona erano già da tempo in stato d’allerta e ha aggiunto che nella giornata di martedì colpi di armi da fuoco sono stati sparati in direzione dell’ambasciata francese in Yemen.

I timori di Parigi risultano dunque sempre più concreti in quanto i jihadisti sembrano decisi a voler mantenere la “promessa” di colpire interessi francesi non soltanto in territorio nazionale, ma in ogni parte del mondo.