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Diritto di critica | October 11, 2024

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Siria, Cameron spinge per il petrolio siriano

l43-cameron-130430164811_mediumScritto da Francesco Rossi

Il rebus Siria diventa una partita a tre. Il Regno Unito prova ad inserirsi nella dicotomia Russia-USA; il premier britannico Cameron si ritaglia un profilo “interventista” nel duello tra Putin e Obama. La posta in gioco è il petrolio siriano, e la possibilità di accreditarsi ancora come potenza mondiale. Tutto balla sul filo delle armi chimiche.

 Il duello USA-Russia. Continua il braccio di ferro tra Stati Uniti e Russia sulla soluzione del conflitto siriano. Obama, a margine dell’incontro con Cameron, ha dichiarato: “anche Putin è d’accordo con una soluzione politica”. Ma lo stallo è tutt’altro che superato. La Russia sa di essere in posizione di forza, e vuole dimostrarlo dettando le regole della trattativa. Fino ad ora ci è riuscita, contribuendo a tenere in piedi il regime di Assad. Obama, dal canto suo, insiste sulla linea della prudenza. Glielo consigliano valutazioni economiche e strategiche; il rischio di un nuovo pantano, stile Iraq o Afghanistan, è troppo forte, così come quello di consegnare la Siria ad estremisti anti-americani. Ma una super-potenza non può tentennare troppo a lungo.

I “muscoli” di Cameron. Tra i due litiganti, prova ad inserirsi il terzo incomodo: Cameron. Il leader britannico ha incontrato sia Putin che Obama, ed ora vuole giocarsi le sue carte. Si atteggia a mediatore, e, nello stesso tempo, si mostra deciso ed interventista. “Sull’uso di armi chimiche da parte di Damasco”, ha dichiarato, “le prove ci sono e sono gravi”. Nel frattempo il Regno Unito ha messo in cantiere nuovi aiuti economici ai ribelli; mentre sulla fornitura di armi c’è più cautela, per non rischiare di rinforzare frange estremiste.

Il petrolio siriano. I motivi di tanto “fervore” sono facilmente ipotizzabili. Il primo è il petrolio siriano, boccone ghiotto per i britannici che potrebbero portarlo agevolmente a casa con rotte marittime attraverso il Mediterraneo. C’è poi una leadership da riaffermare, soprattutto al cospetto di un competitor europeo come la Francia, che in occasione della crisi in Mali non ha aspettato l’appoggio di nessuno per partire ed andare a difendere i propri interessi economici. Cameron non può (e non vuole) essere da meno.

AAA, Europa cercasi. Se il Regno Unito deciderà di fare di testa propria sulla questione siriana, seguendo l’esempio della Francia in Mali, l’Europa riceverà l’ennesimo schiaffo. Il grande assente di questo scacchiere geopolitico, infatti, è proprio il vecchio continente. Di volta in volta, sulla scena diplomatica, spiccano i singoli paesi, mai l’Europea unita, se non quando si tratta di pagare. Nonostante la crisi, infatti, se bisogna aprire i cordoni della borsa, l’Unione Europea non si tira indietro: per la Siria sono stati stanziati 100 milioni pochi giorni fa, ed altri 65 arriveranno a breve. Ma non chiedete ai leader europei di coordinarsi politicamente, di immaginare una strategia ed una diplomazia comuni. Quello proprio non riescono a farlo.