La strada stretta dell’Italicum: i prossimi ostacoli alla legge elettorale

renziL’ANALISI – La proposta di riforma della legge elettorale presentata ieri da Renzi e approvata dalla direzione del Pd non avrà vita facile. Quella che il neosegretario vorrebbe vedere approvata entro maggio, infatti, è una riforma ad alto rischio, tanto che i paventati accordi con Silvio Berlusconi potrebbero non bastare ad assicurarle una rotta tranquilla. Certo è che se qualcuno si dovesse frapporre, si farebbe anche carico della responsabilità di aver bloccato una legge così importante e necessaria per un Paese ormai bloccato sul piano politico, ma se sull’altro piatto della bilancia si mettono come contrappeso il rischio di essere eliminati dal Parlamento e la retorica sul “bene dell’Italia”, allora tutto diventa possibile.

Le faide interne – I rischi per Renzi, infatti, vengono in primis dal suo stesso partito. La stilettata di Cuperlo ieri Matteo Renzi davvero non se l’aspettava. “La riforma elettorale – ha tuonato il presidente Pd – non risulta ancora convincente perché non garantisce né la rappresentanza adeguata né il diritto dei cittadini di scegliere gli eletti né una ragionevole governabilità”. Immediata la risposta del neosegretario: “Non accetto critiche sulle preferenze da chi è stato eletto nel listino bloccato”. E la questione delle preferenze nel Pd anima parte di quanti il modus operandi di Matteo Renzi proprio non lo mandano giù. Da loro potrebbero venire altri veti trasversali da qui all’approvazione della legge. A livello politico, infatti, quattro mesi sono un’eternità.

Tanto che da qui a maggio potrebbe accadere di tutto, compresa quella serie di manovre utili a rallentare l’iter della riforma, facendo così arrivare il Pd del neosegretario con poco o nulla in termini di risultati all’appuntamento con le Europee.

Il fronte pro-preferenze – E a mettersi di traverso per rallentare i tempi di approvazione potrebbero essere proprio i partiti favorevoli alle preferenze – Grillo in primis – con uno schieramento compatto in nome di quel  retorico “diritto dei cittadini a scegliere il proprio candidato” che tanti scandali ha partorito nei sistemi in cui era previsto: vedi i vari Fiorito, gli Zambetti, ecc… Ma gli italiani, si sa, in tema di ruberie e clientelismi hanno la memoria corta.

Il voto segreto alla Camera – C’è, infine, un altro elemento da non sottovalutare, capace di mettere in ginocchio qualsiasi buona intenzione: a differenza del Senato, alla Camera è possibile chiedere il voto segreto. E lì potrebbe spegnersi l’ultima carica dei renziani, silurati dai franchi tiratori del loro stesso partito. Proprio a ridosso delle europee.

Twitter@emilioftorsello

Di Emilio Fabio Torsello

Giornalista professionista, 30 anni, mi sono laureato in Lettere Moderne presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano nel 2006. Mi occupo di tematiche inerenti la legalità, la cronaca giudiziaria (imparando dal "maestro" Roberto Martinelli), l’immigrazione e la politica. Collaboro con il mensile Narcomafie, con alcune testate del Gruppo Sole 24 Ore e in particolare con Il Sole 24 Ore del lunedì e Il Sole 24 Ore "Roma", con Il Fatto quotidiano e con Roma Sette (Avvenire). In passato ho lavorato (stage) presso la redazione Ansa di Bruxelles e ho collaborato con la redazione aquilana dell'AGI e con il portale del sole 24 Ore, Salute24. Sono l'autore del blog EF's Blog, sulla piattaforma Wordpress