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Diritto di critica | July 26, 2024

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Beppe Grillo, Matteo Renzi e l'impeachment

GrilloRenziL’ANALISI – La carnevalata di questi giorni dei Cinque Stelle in Parlamento risponde perfettamente al Terzo principio della dinamica per cui ad ogni azione ne consegue un’altra uguale e contraria. All’origine delle smanacciate in aula, delle occupazioni in tipico stile liceale, dei “boia” e delle richieste di messa in stato d’accusa del Presidente della Repubblica c’è un’unica motivazione: recuperare la visibilità perduta a favore di Matteo Renzi.

Da quando il sindaco di Firenze ha fatto il suo ingresso in politica, infatti, a fronte di un Silvio Berlusconi ormai politicamente decaduto, un Alfano ridotto all’irrilevanza e un Pierluigi Bersani ormai sconfitto, il neosegretario ha sottratto fette sempre più consistenti di visibilità agli unici protagonisti finiti sotto i riflettori: i 5 Stelle, con la loro presunta novità rispetto ai “vecchi” partiti. Giorno dopo giorno, con interviste, proposte politiche – anche dirette ai grillini – accuse alla vecchia dirigenza, frizioni con Cuperlo e, infine, con l’accordo sulla nuova legge elettorale, Matteo Renzi ha monopolizzato la scena mediatica nazionale posizionandosi come l’homo novus che non solo non guarda in faccia le “cariatidi” del passato (core target dei grillini) ma dà all’opinione pubblica la percezione di porre le basi per le riforme (lì dove proprio il MoVimento 5 Stelle si è tirato fin da subito indietro, relegandosi all’opposizione).

L’acme della visibilità di Matteo Renzi – a scapito dei 5stelle – si è avuto con la visita di Silvio Berlusconi alla sede del Partito democratico, con giornalisti e commentatori scatenati sull’accordo per una riforma elettorale che gli italiani attendono da vent’anni. Sul fronte opposto, Beppe Grillo ha tentato il tutto per tutto pur di finire sui giornali: prima ha indetto un referendum tanto improvviso – le cui tempistiche non annunciate hanno fatto innervosire più d’uno all’interno del MoVimento – quanto opinabile sul reato di clandestinità, qualche giorno dopo hanno avuto inizio le proteste carnevalesche in Parlamento con bagarre in Aula, cartelli, insulti sempre più accentuati. Il Movimento ha così cercato di riprendersi la scena con il solo metodo che sa usare: l’aggressività politica.

Il punto più alto di questa strategia per recuperare visibilità è stata la richiesta di messa in stato d’accusa del Presidente della Repubblica. Un’iniziativa che – Grillo lo sa benissimo – non approderà da nessuna parte ma ha ottenuto l’effetto sperato: il Movimento Cinque Stelle è finito su tutti i giornali per aver messo in discussione la più alta carica dello Stato. Certo, tutto questo caos non risolve la disoccupazione, non la crisi della produttività italiana e dei commerci, non dà alcun aiuto concreto alle famiglie italiane, ma poco importa: l’importante è incanalare quel malcontento tipico dei Due minuti d’odio orwelliani, una politica da sfogatoio. In questo, Grillo e il MoVimento Cinque stelle riescono benissimo, il loro problema – purtroppo – è che si fermano lì.

Twitter@emilioftorsello

Comments

  1. luigitoso

    secondo me, tutto il PD, (salvo forse Civati), è corrotto e obbediente alle manipolazioni dei poteri forti, lo stesso dicasi per la stampa e i media in genere, ( voi compresi, salvo forse il Fatto Quotidiano) e gli altri partiti (escluse forse le minoranze ma sicuramente non Sel) appiattiti sul pensiero unico napolitan berlusca renziano (il re, il decaduto moltevolterisorto e il primo giullare) che genialmente ripropongono una legge elettorale ancora più incostituzionale del porcellum, piegando le regole democratiche ai loro interessi e a quelli dei loro mandanti che non sono gli elettori, come dovrebbe essere, ma sono logge, famiglie, banche e grande finanza, lobbies e stati stranieri. l’obbiettivo? occupare e razziare questo paese, dove già i più deboli sono alla fame.
    troppa fiducia, secondo me sul potere persuasivo dei media hanno costoro, avete, visto che mentite anche voi, per loro conto, ma una bugia molte volte ripetuta non diventa verità e la verità viene a galla sprattutto quando la menzogna è troppo grossa per essere sostenuta. in ucraina la gente è scesa in piazza armata e non per entrare in europa, anche quelle sono palle, ma per avere un paese democratico e libero.
    già qui da noi c’è chi sogna tribunali del popolo dove chi ha rubato, tradito, mentito venga giudicato e punito come merita

  2. luigitoso

    vedo che la linea prostrata sulle posizioni filo piddì-inciucio-antigrillo porta molti lettori, a giudicare dai numerosi commenti. :)