La metro C di Roma senza e-ticket e cellulari
Lanciato con uno spot con tanto di testimonial, il biglietto BIPiù non può essere utilizzato sulla metro C. Mancano i lettori ottici, e manca anche la rete cellulare
«È il modo più semplice e pratico per muoversi a Roma». Così Teresa Mannino, la popolare attrice di origine siciliana spiegava in uno spot il funzionamento del nuovo biglietto elettronico Atac BIPiù. Facile come un “bip”. Era il 27 maggio di quest’anno e l’azienda capitolina dei trasporti annunciava una vera e propria rivoluzione. Niente monete, niente macchinette, niente biglietti o abbonamenti cartacei. Con uno smartphone e un’apposita applicazione si viaggia su bus, tram e metro della Capitale. Sembra facile, ma non lo è. Scopriamo il perché.
Un servizio tecnologico, ma non per la metro C. Il servizio BIPiù funziona al momento attraverso l’applicazione MyCicero, già utilizzata da varie aziende di trasporto sul territorio italiano. Per acquistare un biglietto ordinario da 100 minuti (1,50 euro) o un abbonamento mensile (35 euro) si entra nell’area riservata di Atac e, collegando una carta di credito o una prepagata all’applicazione, si sceglie il credito da aggiungere al proprio “borsellino”. Poi è sufficiente cliccare sulla tipologia di biglietto e acquistarlo. Nel giro di pochissimi secondi il biglietto è disponibile. Se si prende un mezzo di superficie il biglietto va attivato manualmente, se si tratta di treni urbani o metropolitane il biglietto si attiva mostrando il codice qr che compare sullo schermo al lettore ottico presso i tornelli. Ottimo direte voi. Peccato che il biglietto o l’abbonamento elettronico non possono essere utilizzati sulla metro C (quella nuova, aperta appena un anno fa) e sul treno urbano Roma Nord, ad eccezione della stazione di Flaminio.
Perché uno spot prima di rendere a tutti fruibile il servizio? Insomma, l’Atac aveva informato i propri utenti: «A breve il servizio sarà attivo anche sull’intera tratta della Roma-Viterbo e sulla linea C». Era il 27 maggio, quasi sei mesi fa. E a tutt’oggi il servizio non funziona su tutti i mezzi pubblici. Così un utente che ha acquistato l’abbonamento elettronico mensile – che costa esattamente come quello cartaceo – se disgraziatamente avesse necessità di prendere la metro C o il treno Roma Nord, sappia che dovrà pagare il biglietto. Si può obiettare il fatto che il servizio sia in una fase sperimentale, ma allora perché spendere decine di migliaia di euro per uno spot con tanto di testimonial, e “bombardare” i romani in attesa sulle banchine con questo spot per tutta l’estate?
Sotto la metro C manca anche la linea telefonica. A proposito della super tecnologica metro C, nella tratta sotterranea manca completamente la linea telefonica cellulare. Quindi, oltre al biglietto elettronico, scordatevi di chiamare o o di navigare sul web. Lì sotto di tecnologico c’è solo la metro, per tutto il resto sembra essere tornati negli anni ottanta. Non è chiaro se manchi il cablaggio o se manchi l’allaccio alla rete. Nel primo caso si dovranno fare nuovi lavori che potevano essere svolti in fase di realizzazione della metro. La rete telefonica sotterranea sarà di proprietà dei gestori telefonici (come lo è sulla linea A e sulla B) e sono loro a dover svolgere i lavori. Sarebbe bastato che Atac, Metro C scpa e i vari gestori si fossero accordati prima.
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«È il modo più semplice e pratico per muoversi a Roma». Così Teresa Mannino, la popolare attrice di origine siciliana spiegava in uno spot il funzionamento del nuovo biglietto elettronico Atac BIPiù. Facile come un “bip”. Era il 27 maggio di quest’anno e l’azienda capitolina dei trasporti annunciava una vera e propria rivoluzione. Niente monete, niente macchinette, niente biglietti o abbonamenti cartacei. Con uno smartphone e un’apposita applicazione si viaggia su bus, tram e metro della Capitale. Sembra facile, ma non lo è. Scopriamo il perché.
Un servizio tecnologico, ma non per la metro C. Il servizio BIPiù funziona al momento attraverso l’applicazione MyCicero, già utilizzata da varie aziende di trasporto sul territorio italiano. Per acquistare un biglietto ordinario da 100 minuti (1,50 euro) o un abbonamento mensile (35 euro) si entra nell’area riservata di Atac e, collegando una carta di credito o una prepagata all’applicazione, si sceglie il credito da aggiungere al proprio “borsellino”. Poi è sufficiente cliccare sulla tipologia di biglietto e acquistarlo. Nel giro di pochissimi secondi il biglietto è disponibile. Se si prende un mezzo di superficie il biglietto va attivato manualmente, se si tratta di treni urbani o metropolitane il biglietto si attiva mostrando il codice qr che compare sullo schermo al lettore ottico presso i tornelli. Ottimo direte voi. Peccato che il biglietto o l’abbonamento elettronico non possono essere utilizzati sulla metro C (quella nuova, aperta appena un anno fa) e sul treno urbano Roma Nord, ad eccezione della stazione di Flaminio.
Perché uno spot prima di rendere a tutti fruibile il servizio? Insomma, l’Atac aveva informato i propri utenti: «A breve il servizio sarà attivo anche sull’intera tratta della Roma-Viterbo e sulla linea C». Era il 27 maggio, quasi sei mesi fa. E a tutt’oggi il servizio non funziona su tutti i mezzi pubblici. Così un utente che ha acquistato l’abbonamento elettronico mensile – che costa esattamente come quello cartaceo – se disgraziatamente avesse necessità di prendere la metro C o il treno Roma Nord, sappia che dovrà pagare il biglietto. Si può obiettare il fatto che il servizio sia in una fase sperimentale, ma allora perché spendere decine di migliaia di euro per uno spot con tanto di testimonial, e “bombardare” i romani in attesa sulle banchine con questo spot per tutta l’estate?
Sotto la metro C manca anche la linea telefonica. A proposito della super tecnologica metro C, nella tratta sotterranea manca completamente la linea telefonica cellulare. Quindi, oltre al biglietto elettronico, scordatevi di chiamare o o di navigare sul web. Lì sotto di tecnologico c’è solo la metro, per tutto il resto sembra essere tornati negli anni ottanta. Non è chiaro se manchi il cablaggio o se manchi l’allaccio alla rete. Nel primo caso si dovranno fare nuovi lavori che potevano essere svolti in fase di realizzazione della metro. La rete telefonica sotterranea sarà di proprietà dei gestori telefonici (come lo è sulla linea A e sulla B) e sono loro a dover svolgere i lavori. Sarebbe bastato che Atac, Metro C scpa e i vari gestori si fossero accordati prima.