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Diritto di critica | April 30, 2024

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L’Aquila non è EXPO

L’Aquila non è EXPO

IL GRAFFIO – Tra una decina di giorni saranno passati sei anni dal terremoto che alle 3.32 di notte del 6 aprile 2009 all’Aquila uccise 309 persone e rase al suolo gran parte delle abitazioni e dei palazzi della città e del centro storico.

La previsione di Bertolaso – Dopo un imponente dispiegamento di uomini e mezzi, con un Silvio Berlusconi trionfante che proprio del capoluogo abruzzese fece uno dei suoi migliori palcoscenici, Bertolaso aveva fatto la sua previsione: in cinque anni il centro storico poteva essere ricostruito. Ma siamo in Italia e con le Grandi opere si sa quando si inizia e mai quando si finisce: i costi degli appalti crescono a dismisura, i lavori rallentano, puntuali arrivano le inchieste. La ricostruzione dell’Aquila non ha smentito queste dinamiche: dalle indagini per corruzione e mafia, fino all’incapacità di ricostruire la città nei tempi annunciati, allo scarso impegno del governo centrale per imporre tappe forzate ai lavori. Da sei anni a questa parte. L’Aquila, verrebbe da dire, non è EXPO.

Si disse che tra i problemi principali c’era il dato economico, eppure nessuna tassa venne imposta agli italiani per “rifondare” il capoluogo abruzzese, anzi: gli aquilani elemosinano ogni anno le cifre necessarie per fare un passo in più. Una situazione ben diversa da quanto visto in Emilia.

I dati sulla ricostruzione – Una conferma all’immobilismo che ha gravato e continua a gravare sulla città è venuto oggi dai dati snocciolati dal sindaco, Massimo Cialente: la ricostruzione “dentro le mura ha raggiunto circa il 10% e solo il 3% nella zona più importante del centro storico“. Sulla carta, la conclusione della ricostruzione è stata aggiornata al 2017 ma – ha spiegato il sindaco – servono ancora tre miliardi e mezzo di euro, da sommare ai quattro miliardi già spesi. L’Aquila non è EXPO.

Nella cinta dei quartieri esterni al centro storico, invece, la ricostruzione ha raggiunto l’80%. Ma basta addentrarsi nelle viuzze interne alle zone più colpite, per vedere i palazzi sventrati, con le stanze a vista e i muri collassati: un panorama bombardato, come in una fotografia ferma a quel 6 aprile del 2009, poco dopo le e 32, quando i sopravvissuti correvano in strada e i quindici vigili del fuoco in servizio in città cercavano di capire da quale stabile iniziare per salvare chi ancora poteva essere salvato. L’Aquila non è EXPO.

Una città a rischio – Nonostante il terremoto però, la realtà aquilana racconta di una città in cui in molti tutt’ora abitano in case degli anni ’50-’60 che andrebbero messe in sicurezza: “c’è l’obbligo di fare il tagliando all’auto – ha aggiunto a questo proposito proprio Massimo Cialente – ma non sappiamo niente sulle case dove abitiamo”. L’Aquila non è EXPO.

@emilioftorsello