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Diritto di critica | April 26, 2024

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Ministro a 27 anni, così Vienna sdogana il Renzi austriaco - Diritto di critica

Sebastian Kurz, JVP Photo: Michaela BruckbergerSi chiama Sebastian Kurz e quando è nato molti parlamentari del nostro Paese erano già saldati alle loro poltrone da un paio di decenni circa. Oggi, a 27 anni, il ragazzo è diventato ministro degli Esteri in Austria. Appena nominato all’interno del governo di coalizione, alla guida del piccolo Stato europeo grazie all’accordo tra socialdemocratici e popolari. Una scelta coraggiosa ed innovativa, ma per tanti detrattori in patria anche rischiosa, come riporta il quotidiano austriaco “Kurier”.

Ma qual è la storia della rapida ascesa di “Wunderwuzzi” (“il meraviglioso Wuzzi”, com’è soprannominato a Vienna)? Il giovane Kurz, studente di giurisprudenza, scende in politica nel partito popolare dell’Oevp, ed è nell’esecutivo già da un paio d’anni. Prima si occupa di integrazione in qualità di sottosegretario, poi il vicecancelliere Michael Spindelegger, leader dei popolari, lo promuove a capo della diplomazia, affidandosi senza timore a questo biondissimo aspirante avvocato. Nelle elezioni di ottobre i suoi concittadini viennesi (è nato nella capitale nell’agosto del 1986) gli hanno riservato il maggior numero di preferenze assolute. Ora che è alla guida di uno dei ministeri chiave (quello degli Esteri, dei rapporti con l’Unione Europea e dell’Integrazione), dovrà dimostrare tutte le sue capacità e convincere i colleghi più tradizionalisti di aver meritato il difficile ruolo.

Da giovane digitale, quale ovviamente è, Kurz ha commentato la nomina a ministro su Twitter, con poche semplici battute: «Finora mi sono occupato di integrazione, ora anche di Unione Europea e di questioni internazionali, è una chance e una grande sfida». Il ministro più giovane d’Europa ha anche un sito Internet curato nei dettagli e costantemente aggiornato. Il suo messaggio di presentazione recita: «La politica di oggi ha bisogno di altre risposte rispetto a ieri. Occorrono una sincera preoccupazione, un linguaggio comprensibile, volontà e lavoro costanti». L’austriaco è un abile oratore e vede la politica come il «palcoscenico della vita», ma che sogna di lasciare tra qualche anno: «Dove mi vedo tra dieci anni? Non in politica, magari in qualche organizzazione non governativa. Per fare politica ci vuole energia e resistenza. Forse non ho l’esperienza dei miei colleghi, ma posso portare entusiasmo, idee nuove e la capacità di vedere le cose da una prospettiva diversa». Il suo modello? «Angela Merkel, la ammiro molto».

Kurz è già in piena attività. È volato dai vertici della Ue (ha incontrato Catherine Ashton, la rappresentante europea per gli Affari esteri e la politica di sicurezza) e dal suo omologo in Croazia, e sta sperimentando le gioie e i dolori (più dolori, probabilmente) dei governi a larghe intese. Così come in quello italiano, anche nel governo di coalizione austriaco infatti non mancano screzi e divisioni interne: Kurz è già in polemica con il ministro della Difesa Klug (dei socialdemocratici) riguardo alla presenza dell’esercito nelle missioni estere, sebbene entrambi giurino che non c’è nessun conflitto tra di loro. È cominciato anche per il giovane ministro l’eterno gioco della diplomazia politica.