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Diritto di critica | April 26, 2024

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Donald Trump è il 45esimo presidente degli Stati Uniti d’America - Diritto di critica

Donald Trump è il nuovo inquilino della Casa Bianca. Fino alle prime ore di questa mattina il tycoon newyorkese non si è fatto vedere presso il comitato elettorale dei Repubblicani ma già durante la notte diversi esponenti del suo partito – Paul Ryan in testa – si erano detti fiduciosi su possibili buone notizie. Di certo c’è che – sull’onda dello slogan “Make America Great Again” – Donald Trump ha vinto in tutti gli Stati chiave, dalla Florida all’Ohio, al Wisconsin, alla Pennsylvania, al Michigan, portando a casa 57,2 milioni di voti e il controllo del Congresso. 

Una corsa contro tutto e tutti: contro il suo partito, che per mesi gli ha fatto la guerra considerandolo un candidato non idoneo a governare, e contro i media. Dal New York Times alla maggioranza dei giornali e televisioni statunitensi, infatti, pochi o nessuno hanno appoggiato la corsa di “The Donald” alla Casa Bianca. E proprio il New York Times, nella notte, si è ritrovato ad aggiornare il grafico che dava in tempo reale le possibilità di elezione per Trump, con l’indice che in appena mezz’ora è passato dal 64% all’87%.

nytimesMa il voto è anche una sconfessione delle politiche del presidente uscente, Barack Obama e della candidatura della stessa Hillary Clinton, preferita e sostenuta dal partito (e da Obama) rispetto a uno sfidante come Bernie Sanders che invece – sostengono adesso analisti e commentatori politici – avrebbe potuto fare la differenza. In sostanza, i Democratici hanno riproposto la classe dirigente che da vent’anni a questa parte – con alti e bassi – sta governando gli Stati Uniti.

Quello che doveva essere un testa a testa – con Hillary Clinton favorita nei sondaggi prelettorali – si è trasformato in una debacle per i Democratici. Fino all’ultimo nella notte presso il comitato elettorale della Clinton si è danzato e ballato, cercando di non perdere la speranza, con i rappresentanti del partito che andavano ripetendo di “attendere” perché mancavano ancora i risultati di diversi Stati.

Nel suo discorso di ringraziamento, alla chiusura dei seggi, Donald Trump ha voluto poi rassicurare i mercati e la comunità internazionale: “faremo i nostri interessi ma in modo giusto, cercheremo terreni di intesa e non di ostilità”. Eppure, fin dalle prime ore del giorno, l’effetto della nuova nomina ha avuto pesanti ripercussioni proprio sui mercati: il “peso” messicano nella notte è crollato del 12% e le borse sono in picchiata. A Tokyo l’indice Nikkei ha lasciato sul terreno il 5,36%, a quota 16,251.54 con una perdita di 919 punti. Mentre lo yen, considerata valuta rifugio, si è apprezzato fino a guadagnare il 3% sul dollaro. Giù anche i prezzi del greggio: le quotazioni del petrolio hanno perso il 3,7%.

 

@emilioftorsello