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Diritto di critica | October 4, 2024

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Rapporti diretti con la Mafia - Diritto di critica

Mentre il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi continua il suo viaggio diplomatico in Israele, dove solo pochi mesi fa il premier Olmert si era dimesso per degli scandali (a differenza di Berlusconi), in Italia la due giorni di dichiarazioni di Ciancimino jr. sembrano voler riportare lo spettro della Mafia dietro le origini del suo impero economico. Ieri il figlio dell’ex sindaco mafioso di Palermo ha parlato infatti dei soldi dei boss usati per finanziare la costruzione di Milano 2 e dei rapporti tra lo Stato e il boss Provenzano negli anni ’90. Nella mattinata di oggi ( 02/02/2010 n.d.r.) invece il secondogenito di Don Vito ha continuato le sue dichiarazioni nell’aula bunker dell’Ucciardone rispondendo alle domande del pm Antonino Ingroia, nell’ambito del processo Mori-Obinu, aggiungendo particolari che fanno rabbrividire.

«Non fu una sola la trattativa fra Stato e mafia fra il 1992 e il 1993…A un certo punto, nel dicembre ’92 mio padre fu arrestato. Riteneva che fosse una trappola dei carabinieri, che ormai avevano avuto da Bernardo Provenzano, nostro tramite, le carte utili per giungere all’arresto di Riina. Mio padre diceva che la trattativa stava proseguendo. Mi fece un nome, quello di Marcello Dell’Utri».

Il nome del senatore Marcello Dell’Utri, co-fondatore di Forza Italia appariva in uno dei pizzini (ritenuti attendibili) depositati nei mesi scorsi dalla procura di Palermo.

«In quel biglietto Provenzano scriveva a mio padre del “nostro amico sen.”… Era Dell’Utri, anche se senatore non era. Mio padre diceva: Provenzano fa confusione, dato che spesso scrive la parola senatore. Mio padre aveva saputo da Provenzano di un suo rapporto diretto con Dell’Utri».

Nei pizzini secondo Ciancimino si faceva riferimento anche a  Salvatore Cuffaro con l’abbreviazione “il nuovo pres.” (presidente della Regione) e a Nino Mormino con la sigla “l’avv.” (avvocato). Tutte persone che secondo le parole di Provenzano  dette a Don Vito «stavano spingendo per la soluzione delle sue sofferenze». Massimo Ciancimino racconta  che fu suo padre il tramite tra mafia e  stato e che «i carabinieri chiesero allora di poter catturare Riina, non Provenzano, perché loro sapevano che Provenzano era un interlocutore privilegiato di mio padre . I carabinieri sapevano che per potere giungere a Riina avevano bisogno di mio padre». Rapporto che termino quando Vito Ciancimino  chiese un passaporto di copertura ai carabinieri per incontrare all’estero Provenzano, in Germania ma venne arrestato il 19 dicembre successivo per scontare un residuo di pena.

«Mio padre mi disse: è stata una trappola dei carabinieri, adesso che hanno le carte utili per arrestare Riina vogliono togliermi di mezzo».

Massimo Ciancimino in un incontro in carcere col padre successivo all’arresto di Riina  racconta che «lui riteneva che la mancata perquisizione del covo fosse stata una sorta di onore alle armi per il capomafia. Mio padre mi disse che Riina si vantava del suo archivio: con queste carte può crollare l’Italia, diceva. Mio padre era convinto soprattutto che dopo di lui qualcuno aveva proseguito la trattativa con i carabinieri. Marcello Dell’Utri». Il senatore del Popolo delle Libertà (condannato in primo grado a 9 anni di reclusione per concorso estero in associazione mafiosa) già il 13 gennaio scorso reagi violentemente alle prime indiscrezioni che Ciancimino rilasciò nei suoi confronti :

«E’ un cretino, un pazzo, un mitomane e potrei usare qualsiasi aggettivo contro chi pompa queste immense minchiate. Per andare dietro a questo sciagurato bisogna proprio essere più pazzi di lui. Non vorrei incazzarmi ma ci sarebbe da prendere un badile e rovesciarlo addosso a questi cretini».

Coincidentemente proprio sui pentiti e i collaboratori di giustizia è spuntata in parlamento una legge che aggiornerebbe le norme nei loro confronti. Un Ddl scritto dal senatore del Pdl Giuseppe Valentino e già rinominato dalle forze di opposizione come anti-pentiti perché «punterebbe a sterilizzare uno degli strumenti più efficaci nella lotta alla mafia come le norme sui pentiti che la magistratura ha dimostrato di saper utilizzare con capacità di giudizio ed equilibrio. Se tutte queste previsioni dovessero essere approvate si rischia di proteggere i livelli criminali più pericolosi: i mafiosi dal colletto bianco che muovono centinaia di miliardi di euro ogni anno. Con queste norme si va verso l’impunità dei reati mafiosi». Queste sono state le parole di Walter Veltroni, neo membro della Commissione Antimafia seguite a ruota da quelle di Sonia Alfano, europarlamentare IdV e presidente dell’associazione nazionale Familiari vittime di mafia che ha contestato direttamente anche il suo relatore:

«Sarà un caso che colui che propone una legge anti-pentiti è il vice di Nicolò Ghedini?…Questa proposta vuole ancora una volta proteggere il premier e i suoi sodali dalle indagini sulle stragi degli anni Novanta e sulla trattativa tra Cosa nostra e apparati deviati dello Stato».

Giuseppe Valentino infatti è  sia il vice di Ghedini (avvocato di Berlusconi) che relatore di un altra legge molto contestata, il processo breve ma  pare realmente avverso ai pentiti anche per una questione personale dovuta ad un’inchiesta che lo coinvolse nel 2004 per voti della ‘ndrangheta. Lo stesso infatti ha ribadito che questa norma «è in nome di un processo più giusto» e che «se è vero che le condanne devono essere inflitte oltre ogni ragionevole dubbio, è indispensabile che i criteri di valutazione della prova rispondano a principi di tassatività». Spiegazione che comunque non ha impedito al ministro Alfano di dirsi «assolutamente contrario» ad essa. Bocciatura arrivata anche dal Pm antimafia Antonino Ingroia che vede nel  Ddl  il «rischio di mettere la pietra tombale su tutti i processi di mafia» perché  «ogni malavitoso potrebbe chiedere la revisione».  Critiche ribadite poi anche da Giovanna Maggiani Chelli, vice Presidente dell‘Associazione tra i familiari delle vittime della strage di via dei Georgofili che parla di «una legge scandalo che è contro la verità sulle stragi»:

«Quando usci il disegno di legge che consentiva ai collaboratori di giustizia di parlare di tutto quello che sanno per soli 180 mesi gridammo allo scandalo. Se ne infischiarono, la legge passò e noi, dopo 17 anni dalla strage di via dei Georgofili, siamo ancora qui che chiediamo giustizia completa, proprio per quell’errore spaventoso che fu fatto contro i collaboratori di giustizia. Si era aperto uno spiraglio. Magistrati coraggiosi, malgrado tutto, hanno continuato a lavorare intorno alle stragi del 1993 e, forse, si potrebbe arrivare ad un risultato più completo di quello consegnatoci dai processi di Firenze. Invece pare che nei cassetti che contano ci sia un disegno di legge che butterà definitivamente a mare i collaboratori di giustizia. Tutto ciò a noi dice una cosa sola: Non si vuole la verita’ sulle  stragi del 1993 ed eventuali collaborazioni si cerca in tutti i modi di buttarle alle ortiche Ora se quell’inferno di massacro di via dei Georgofili è stato così devastante per il Paese, sotto tutti i punti di vista (e pare di si, altrimenti perché tanta paura dei collaboratori di giustizia), perché non si affronta una buona volta il problema di petto e tutti coloro che hanno contribuito a vario titolo all’uccisione dei nostri figli, non se ne vanno a casa, e chi deve in carcere? Ma dove sta tutta questa volontà di volere il bene del Paese se poi non è il bene dell’Italia che si vuole, ma solo salvare il sedere degli stragisti?»

Comments

  1. andrea

    mi chiedo perché i giudici che stanno indagando sui rapporti del sig. B. & CO con la mafia, non allargano le indagini anche a tutto lo staff dirigente di mediaset, Confalonieri etc, ed ai figli, che risulta difficile possano non sapere nulla.

    • Indagini dirette a Berlusconi ancora non ci sono…o almeno non sono state dichiarate. Dovessero uscire delle carte (via Ciancimino) che servano a dimostrare i contatti del gruppo con Cosa Nostra , allora si che finirebbero tutti nei casini…
      In altre sentenze questa cosa è già dimostrata o almeno segnalata…ma all’italiano non frega…quindi…