Image Image Image Image Image Image Image Image Image Image

Diritto di critica | July 22, 2024

Scroll to top

Top

Gilgel Gibe e i danni ambientali: colonialismo all'italiana - Diritto di critica

Il colonialismo all’italiana ha colpito ancora. Obiettivo: Etiopia. Il 13 gennaio, il ministro degli Esteri Franco Frattini si era recato nel paese africano per l’inaugurazione del Gilgel Gibe II, un tunnel di 26 km nel bacino del fiume Omo, nel cuore dell’Etiopia, che collega la diga Gilgel Gibe I con il fiume Gibe.

Un’opera teoricamente volta alla produzione di energia elettrica per una vasta area del paese, realizzata dal colosso italiano Salini Costruzioni, ma praticamente destinata a lanciare eventuali futuri accordi economici con il paese africano. Un’opera che, tuttavia, è già fuori uso a causa di un “imprevisto geologico”, nonostante i 374 milioni di euro totali stanziati per la sua costruzione ( 220 milioni provengono dall’Italia, contro i 104 milioni stanziati dal governo etiope ed i 50 dalla Banca Europea per gli Investimenti) e le continue pressioni della Crbm (Campagna per la riforma della banca mondiale) affinché non venissero scordate le questioni naturali ed antropologiche legate alla zona. Due settimane dopo l’inaugurazione, infatti, il tunnel è collassato, rendendosi praticamente inutilizzabile, a causa della costituzione tendenzialmente sabbiosa e friabile del suolo e della presenza di diverse falde acquifere che lo rendono geologicamente instabile. Danno che poteva essere evitato, certo, se solo fossero stati condotti accurate perizie ambientali prima dell’inizio dei lavori: cosa che, puntualmente, non è avvenuta.

Caterina Amicucci, della Crbm, spiega come il governo italiano sia andato avanti spedito, contravvenendo a tutte le norme nazionali ed internazionali sulla concorrenza e sulla trasparenza: il credito d’aiuto di 220 milioni di euro era stato infatti erogato a giochi fatti, quando cioè il contratto era già stato firmato tra la Salini Costruzioni ed il governo etiope, ed è il fondo più consistente rilasciato per un singolo progetto di sviluppo. Sviluppo che, tuttavia, non è mai arrivato.

Già la costruzione di Gilgel Gibe I aveva causato infatti più di 10mila sfollati, insediati a forza in un nuovo territorio semi-paludoso e poco fertile, con tutti i problemi annessi: conflitti con le comunità già residenti nella zona per la gestione dei pascoli, aumento della densità di popolazione, mancanza di servizi di base. Se infatti entrambi i progetti (Gilgel Gibe I e II) erano stati spacciati per la soluzione ai problemi umanitari e sociali della zona, ad oggi non ci sono né luce né acqua corrente per la popolazione locale (nonostante la presenza di grossi fasci di cavi dell’alta tensione sopra i vari villaggi), né nuove scuole, come invece prevedevano gli accordi: sono state infatti soltanto restaurate quelle vecchie, che ora si trovano a gestire ciascuna più di 1.100 studenti, molti dei quali abitano anche a diverse ore di cammino. Il tutto, a seguito della distruzione di una zona come la Valle dell’Omo, dichiarate dall’UNESCO Patrimonio dell’Umanità per i suoi delicati equilibri di biodiversità, e caratterizzata da un ambiente naturale molto fragile.

Ma chi paga ora per il fallimento dell’opera? il dubbio contratto stipulato con la Salini, infatti, esenta il colosso italiano dai rischi geologici, sicché è probabile che saranno i cittadini etiopi a dover pagare. Oltre al danno, la beffa, dunque. per quanto la Cbrm si batta perchè sia la Salini a pagare il conto, e non la popolazione locale.

Ma non è finita. Nel luglio del 2006, infatti, il governo etiope ha conferito un contratto da 1.4 miliardi di euro per la costruzione di Gilgel Gibe III sempre alla Salini Costruzioni, sempre senza una trattativa competitiva con altre società, e sempre senza i necessari accertamenti ambientali e tecnici. Sebbene il progetto violi la legge etiope, le norme internazionali per concorrenza e le politiche di salvaguardia ambientale del continente africano, la Banca Africana per lo Sviluppo e la Banca Mondiale sostengono apertamente il progetto. Una diga, il Gilgel Gibe III, che, con un salto di 240 metri, devasterebbe il fragile ecosistema della valle dell’Omo inferiore e del Lago Turkana, sul quale contano all’incirca 500 mila persone (pescatori e contadini) per il proprio sostentamento. Ma, ovviamente, ciò non riguarda minimamente le logiche di mercato, giusto?

Comments

  1. Salve.
    Che dire?? spaventoso. Perché proprio noi, e i predecessori di Salini (Torno International, Impregilo e compagnia cantante) dovremmo tutti ricordare il precedente della diga del Vajont e le *mancate prospezioni geologiche*, eseguite in loco SOLO DOPO il riscontro del *problema*, e poi tenute segrete da quella mafia per quattro anni, fino alla strage e OLTRE. Difficile, dal 1963 a oggi sostenere la barzelletta dello “imprevisto geologico”. O semplicemente criminale.

    Resta il fatto che questo tipo di mafie cementizie e cementifere lucra a mani basse da oltre 80 anni sui fondi pubblici (di ogni latitudine) e via cavilli contrattuali o *prassi consolidate* elude o cerca di eludere ex post le proprie responsabilità OGGETTIVE.

    Fino a quando, tutto questo sarà permesso?
    Eppure, non dovrebbe essere difficile imputare – in questo caso a Salini, ma il principio vale per tutti – di *crimini all’Umanità* quanto accaduto a Gilgel Gibe II in Etiopia?
    Razionalmente parlando, non è un salto logico eccessivo, anzi. Tra sfollati, modifiche ambientali permanenti, e per ciliegina questa figura di guano (come tecnici) il *crimine all’Umanità* nel senso più alto, ci sta tutto.
    O no?

    Una interessante disamina sui danni effettivi di queste “Grandi Opere Idrauliche” è stata fatta nel 2008 nel 2° Forum Mondiale dell’Acqua all’interno della Expo di Saragozza. E i 25 casi di studio, e le implicazioni connesse sono reperibili oggi qui, in tre lingue: http://www.aguariosypueblos.org/en/

    Qui il video originale (in spagnolo) che accompagna il libro omonimo:
    http://www.youtube.com/watch?v=mItT-SY6ehk&feature=PlayList&p=41E5C4631AFC553C&index=0&playnext=1

    Buone riflessioni.
    Tiziano Dal Farra, Udine.

  2. Grazie per il commento tiziano, sono d’accordo con lei.

  3. @ Diego.
    Non c’è di che. Ovvero, c’è molto di peggio. Il caso Vajont (schema ripetibile) ha fatto scuola. Oggi si progettano *Grandi Opere* che se anche non funzionassero, saranno comunque *convenienti*. Anzi, se produrranno stragi, qualcuno stapperà champagne. Se un progetto – in quanto tale – produrrà ‘x’ milioni, andasse male e producesse un cataclisma, decuplicherebbe molte volte *l’indotto^. Sotto questa nuova ‘ottica’, non c’è limite al peggio. Le prove?
    Ne ho giusto un paio.
    A) http://www.vajont.info/mossul.html (ne sapevate niente?? fate caso alle date) che a fondo pagina rimanda al caso “Itoiz”. In cui troveremo questo *piano d’emergenza*:
    http://www.vajont.info/itoiz/Inseguridad/paesiMinacciati.html
    Questa è lo *studio ufficiale* della CHE iberica. Che si avvale, *naturalmente* di uno dei ‘fiori all’occhiello’ del settore, la Impresa Monti di Auronzo (BL). Uno dei “contractors” della SADE degli anni ’60, al Vajont.
    Video: http://bit.ly/ciIZkb

    (chi non sa nulla delle vicende Vajont non può cogliere nel servizio le ammissioni di correità che l’egregio Sig. Monti si *lascia scappare* con un misto di legittimo orgoglio e di spensierato *oblìo/sollievo sfogo*)

    Che aggiungere??
    Questo: che la gente, oggi come allora, VALE ZERO. Anzi, da un punto di vista multinazionale, vale più da morta che da viva. E che nei casi peggiori, più ne muoiono e meglio è (di stakeholders parlando).
    Occorre solo cambiare punto d’osservazione, e tutto torna, o “si tiene” come diceva Sciascia. Cercate (in inglese) su Google la teoria (del 1984, come Orwell) dei “millimorti” o “micromorti*. Keyword, *micromorts* (senza asterischi).
    Esempio pratico di 1.917 *micromorts* nostrani:
    http://www.vajont.info/vittime.html

    Ad maiora…

  4. FRANCO

    innanzi tutto vorrei sapere chi ha pagato quella cifra cospicua.
    inoltre il tono dell’articolo saputello indica o la coscienza dell’errore )e allora dovevi svegliarti prima) o la coscineza dell’errore e allora facciamo nomi e cognomi. anche dei responsabili pubblici.
    e’ probabile che ci sia cativa fede da parte del costruttore (Torno, Impregilo, sempre loro, ecc) , da parte del gorverno etiope e di qualche collaborante italiano.
    comunque questo stupore generico e tardivo sa di qualunquismo.

  5. …e io pago!!!

  6. Salve.
    @ Franco: di preciso, cosa intendi?

    Chi ha pagato?? io leggo *Italia* (evidentemente qualche ministero, cioè in soldoni io e te e qualche altro milione di contribuenti, sempreché tu non sia un evasore nel qual caso la cosa non ti tange minimamente); poi leggo *governo etiope* e *fondi europei*, per un totale di 374 miloni di euro. Io non credo che il problema stia tanto dalla parte di chi ha pagato, e perché. Io (Tiziano, italiano) il problema lo vedo unicamente in chi ha intascato la cifra, o dieci volte più o dieci volte meno NON conta, e – da *professionista* – non è stato in grado di eseguire il *suo lavoro* …”a regola d’arte”. Punto.
    Di cosa parli, di cosa stiamo parlando?? in cosa consisterebbe il ‘qualunquismo’?

    Stiamo parlando di “grandi opere”, se non altro a livello di commesse e di importi, e (prego notare) di “Opere Pubbliche”, non di un condominio speculativo, o di un centro commerciale.
    (Non che un eguale crollo *privato, speculativo* a due settimane dal *parto* sia meno delinquenziale, o più *accettabile*, o giustificabile. Scherziamo??)

    Ripeto la domanda: che senso ha il tuo “commento”??

    Per quanto riguarda i “responsabili pubblici”: per tutta una serie di motivi, gli *amministratori pubblici* in QUESTO paese sono di fatto, in concreto, irresponsabili. E questo per un tipo di legislazione (che parte dal ’45/’46 e targata Giovanni Leone) che non a caso mantiene in vita “Regi Decreti del 1920” e successive modificazioni/sedimentazioni che rendono pressoché “amministratori di carta” questi personaggi. Significa che in sessant’anni NESSUN legislatore vi ha messo mano.

    Anche sapendo nomi e cognomi (che senz’altro risulteranno in qualche protocollo) nessuno di questi dovrà mai rispondere – se non colto in flagrante o in tempi brevi dalla benedetta *firma* – RESPONSABILE di alcunché.
    Ed anche in questo caso la “Madre di tutte le Vergogne” italiane, ovvero il caso/schema/cancro Vajont ha molto, molto da insegnare. E qui torniamo al punto di partenza: se non si LEGGE, se non si comprende cosa passa sotto gli occhi, gli errori si PERPETUANO: il sinonimo che “sintonizza” tutto e subito, del termine *Vajont* è “inaccettabilità”, parola chiave.

    Quanto descritto dall’articolo qui sopra è inaccettabile, francamente inaccettabile. Punto.
    O intendi giustificare qualcosa, *O* nel metodo, *O* nel merito?? non parlo dell’articolo, io parlo e intendo del > FATTO.

    Saluti.

  7. Rocco Guarino

    La Diga di Mosul in Iraq: una bomba ad orologeria che sta per esplodere
    Nel 1984 un consorzio italo-tedesco (Hochtief – Impregilo) ha costruito a Mosul una delle Dighe più pericolose del mondo destinata a crollare fra breve.
    Sulla base di esperienze dirette di cantiere e di notizie apprese da internet ho redatto un video attualmente su YouTube al seguente link:
    http://www.youtube.com/watch?v=Kife8UGmU-o

    Vi invito a dargli un’occhiata e, se ritenete, proporlo sul vs. sito.
    Saluti, dott. geol. Rocco Guarino

  8. Alessandro Ciarlo

    Vorrei sapere quanti morti hanno fatto le 600 dighe attualmente presenti in Italia e quanti ne hanno fatto le 6000 dighe degli USA…
    Non capisco: Le dighe raccolgono l’acqua dei fiumi in un bacino, il bacino non può prendere tutta l’acqua che proviene dal fiume perchè altrimenti strariperebbe… il bacino alimenta una centrale idroelettrica, quindi tanta acqua entra in centrale tanta acqua esce e prosegue lungo il letto del fiume.
    Non capisco dove dovrebbe finire l’acqua del fiume Omo se non nello stesso fiume…
    Nel 2006 lo straripamento del fiume Omo ha causato la morte di 7000 indigeni, come li chiamate voi, i bacini da quando esistono (qualche centinaio di anni) hanno la proprietà di modulare le acque dei fiumi ed evitarne lo straripamento, in oltre nei periodi di siccità hanno la proprietà di continuare a fornire acqua alle popolazioni.
    La cosa strana è che tutto questo avviene normalmente ogni giorno in Italia come nel resto dei paesi sviluppati e non riesco a trovare nessuna notizia di prosciugamento di nessun fiume o lago a causa delle dighe in nessun posto del pianeta.
    L’Italia acquista il 40% dell’energia elettrica dalla Francia, che la produce con centrali ATOMICHE l’idoelettrico è sicuramente ecologico rispetto al nucleare. No?
    Detto questo, non capisco perchè l’Etiopia non può vendere l’energia prodotta nel suo paese ai paesi confinanti, i soldi incassati dalla vendità entrano in Etiopia e ne determinano lo sviluppo del paese.
    Si parla da anni del terzo mondo, dei paesi africani che sono sottosviluppati, si dice da decenni che noi dobbiamo aiutarli allo sviluppo… e allora?
    Non sarà che vi state sbagliando?
    Non sarà che si sta seguendo l’innesco del servizio della BBC mandata appositamente per conto della British Petroleum perchè quest’ultima ha grossi interessi economici per il recente ritrovamento di bacini petroliferi in etiopia?
    Un paese sviluppato non permette certo alle multinazionali di mettere le mani sulle proprie risorse naturali…
    Quindi bisogna creare una campagna ingannevole al fine di poter continuare a fare affari tenendo i paesi del continente nero in regime di sottosviluppo economico, tecnologico e culturale, per continuare a sfruttarne le materie prime, come il petrolio ecc… senza essere disturbati da qualche "INDIGENO" che è andato a scuola perchè il suo paese può.
    Certe volte si grida alladro!!! alladro!!! per distrarre e commettere il furto dietro le quinte.
    Chi non ha cognizione tecnica e non ha la possibilità di valutare secondo parametri realistici e scientifici, fa come tutta la massa della popolazione, segue la scia al grido di battaglia e poi si trova a combattere contro i propri fratelli.
    Allora…?
    Adesso che sapete un po’ di verità, cosa ne pensate di questa campagna contro l’energia rinnovabile ecologica
    per eccellenza, l’idroelettrico e il favoritismo al petrolio e le sue centrali fumose?

    Ciao.
    Ale.