«Liste pulite» per le regionali: un'orgia delinquenziale - Diritto di critica
Esistono due realtà parallele in Italia. La prima è quella che risponde alle leggi della propaganda, mentre la seconda è quella che risponde ai fatti concreti. La distanza abissale tra l’una e l’altra visione identifica la quantità di menzogne che ci vengono propinate da tv, giornali e politici. Il Consiglio dei Ministri ha approvato oggi un disegno di legge soprannominato “anticorruzione”, volto a bloccare la dilagante corruzione nel paese (+229% nel 2009), ed in particolare ad impedire la candidatura di persone invischiate nel malaffare nelle liste per le prossime elezioni regionali. Ma come ogni comma, virgola o appendice approvati dai governi italiani negli ultimi 20 anni, bisogna fare molta attenzione ai contenuti (anche nascosti) piuttosto che ai titoli ad effetto, funzionali solo per chi è disinformato.
La bozza della legge infatti introduce le rivoluzionarie “liste pulite”, nelle quali è stata prevista l’ineleggibilità alla carica di deputato o senatore nel caso di condanne con sentenza passata in giudicato, per un periodo di 5 anni. In ogni caso il tutto sarà valido solo per una particolare lista di reati, ancora non definita. Quindi un mafioso potrebbe, in teoria, candidarsi in un partito dopo aver aspettato 5 anni dalla sua condanna. Geniale. Un vistoso passo indietro rispetto alla forte dichiarazione del Premier Berlusconi alcuni giorni fa: «Chi commette reati non può restare in alcun movimento politico. Non credo ci siano dubbi sul fatto che chi sbaglia e commette dei reati non possa pretendere di restare in nessun movimento politico». Chiaramente il Premier della “smentita del giorno dopo” non poteva comportarsi altrimenti.
Resta però un fatto fondamentale da evidenziare, qualora gli elettori fossero tanto ingenui da credere agli slogan dei politici senza verificare le liste elettorali delle proprie Regioni. Il Fatto Quotidiano oggi in edicola ha stilato a proposito un breve vademecum di guida al voto, o meglio al non-voto, elencando alcuni dei “birbantelli” condannati e indagati che si apprestano ad occupare le poltrone degli enti locali. Facciamo tesoro di questo articolo e ne riportiamo di seguito un estratto.
Basilicata
Problemi perla candidatura di Luigi Scaglione, capolista di “Popolari uniti”. Scaglione è stato indagato per concorso esterno in associazione mafiosa per la “Calciopoli lucana”.
Calabria
Giuseppe Scopelliti, il sindaco di Reggio, è sostenuto da Tommaso Signorelli e da Franco La Rupa. Signorelli e La Rupa sono entrambi sotto processo per concorso esterno in associazione mafiosa per i collegamenti col clan di Tommi Gentile di Amantea. Nelle 8 liste che sostengono Scopelliti spicca anche il nome di Sergio Stancato, Nuovo Psi, fu arrestato mentre era assessore della giunta Nisticò per traffico di rifiuti, anni dopo ne uscì per prescrizione. Buona parte dei consiglieri coinvolti in“WhyNot?”, la maxinchiesta di Luigi De Magistris, sono ricandidati. Agazio Loiero, il governatore uscente, ha chiesto il rito abbreviato e giurato che in caso di condanna si dimetterà.
Campania
Se Pd e il centro-sinistra hanno la grana DeLuca (due processi da fare per reati gravissimi), il centro-destra non ride, tanto che persino il leader Udc Pierferdinando Casini definisce “squallide” le liste a sostegno di Stefano Caldoro Presidente. Ora nel centrodestra è una corsa a prendere le distanze da Roberto Conte, coinvolto in quattro inchieste, condannato in primo grado per concorso esterno in associazione camorristica e già arrestato due volte. Clemente Mastella ricandida la plurinquisita moglie Sandra Leonardo, presidente uscente del consiglio regionale, accusata di associazione per delinquere, peculato, tentata concussione, abuso d’ufficio e falso. E ancora Alberico Gambino, condannato in primo grado e pochi giorni fa in appello a un anno e cinque mesi per peculato, con l’accusa di aver speso quasi 22.000 euro con la carta di credito del Comune di Pagani, di cui era sindaco sino a pochi mesi fa.
Lazio
Roma è tappezzata dal faccione di Francesco Storace, già presidente dal 2000 al 2005, già coinvolto nello scandalo Laziogate, alla regione ha lasciato una bella eredità: un buco nella sanità da 10 milioni di euro.
Liguria
Marco Meligrati, architetto, è candidato nelle liste che sostengono il candidato Pdl a Savona, ex sindaco di Alassio ha subito una condanna in primo grado per concorso in lottizzazione abusiva. Sergio Catozzo, un ex Dc ora candidato col centro-destra, è stato condannato in primo grado per aver violato nel 2000 le norme che regolano la presentazione delle liste elettorali. Angelo Barbaro, centrodestra, è indagato per falso in atto pubblico.
Lombardia
Gianluca Rinaldin, il consigliere regionale del Pdl coinvolto in un’inchiesta giudiziaria a Como, con l’imputazione di truffa aggravata e falso in atto pubblico, sarà comunque ricandidato nonostante l’inchiesta in corso.
Piemonte
Angelo Burzi, attuale capo-gruppo del Pdl piemontese in Consiglio regionale. Lo scorso 23 novembre è stato rinviato a giudizio per una storia di tangenti e sanità. Nel centrosinistra ecco Luigi Sergio Ricca che nei primi anni ’90 patteggiò una condanna per finanziamento illecito.
Puglia
Cosimo Mele, detto Mimmo, l’ex deputato divenuto famoso mentre era in Parlamento in forza all’Udc per la notte brava all’hotel Flora di Roma e i successivi verbali rilasciati all’autorità giudiziaria. Era l’estate 2007 quando Mele affittò una suite in albergo dove si trattenne con una escort che però ebbe un malore, riconducibile all’uso di stupefacenti. Tato Greco supporta il candidato del Pdl Rocco Palese. Parliamo dello stesso Greco che, la procura di Bari indaga per associazione a delinquere. I pm ritengono che sia stato socio occulto di Gianpi Tarantini, il re delle protesi sanitarie che portò Patrizia d’Addario da Berlusconi.
Toscana
A Prato il capolista è Alberto Magnolfi, accusato di corruzione nel 1994 per aver incassato una tangente da trenta milioni di vecchie lire. Nel Pd c’è il consigliere uscente Gianluca Parrini, indagato per abuso d’ufficio nella “appaltopoli”di Barberino del Mugello.
Estratti del lavoro realizzato da Sandra Amurri, Giampiero Calapà, Stefano Caselli, Enrico Fierro,Vincenzo Iurillo, Antonio Massarie Paola Zanca – Il Fatto Quotidiano 2 marzo 2010.
Liste pulite dunque? E questo odore da dove proviene? Temo che se questo paese fosse un villaggio turistico avremmo diritto al rimborso ed a un risarcimento per danni. Purtroppo per chi ha la residenza in Italia, e non ha una seconda casa all’estero, in questi anni non è propriamente una vacanza. Ma Pdl e Pd sostengono di avere le mani pulite. Immaginatevi se fossero più sporche di così.
Approfondimento: Regionali: troppi impresentabili? | L’Espresso
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Marzo 3, 2010
Magnolfi non fu semplicemente accusato, ma si dichiarò colpevole patteggiando la condanna.
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Marzo 3, 2010
V3N0Mnon viene detta la cosa più importante e che TUTTI dovrebbero fare per non legittimare un sistema del genere,cioè STARE A CASA…
nessuno dovrebbe andare a votare.
purtroppo fino a che la gente non capirà questo semplicissimo metodo sarà sempre uguale.
al posto di continuare a pubblicare (inutilmente) ogni volta le liste dei delinquenti che dovremmo votare, tutti i blog dovrebbero unirsi per dire STATE A CASA.forse è troppo complicato?
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