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Diritto di critica | April 19, 2024

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Bergamo pronta per una grande riforma: bandiera leghista per la provincia - Diritto di critica

Appare molto più chiaro oggi il comportamento di alcuni giorni fa del Senatur Umberto Bossi, il quale, vagliando le possibili soluzioni della manovra economica sulla quale il Governo è spaccato, commentava polemicamente la proposta di abolire le provincie con meno di 200.000 abitanti; «Se toccano Bergamo è guerra civile!». Cos’è successo? I bresciani hanno superato la sponda del fiume Serio, oppure i milanesi, spesso graditi ospiti per i weekend nelle zone turistiche han deciso di invadere la zona? Nulla di tutto questo. Il senso di tali controverse dichiarazioni sta tutto nella nuova amministrazione provinciale, chiaramente, a forte vocazione leghista.

La giunta guidata da Ettore Pirovano, che solo alcune settimane fa ha ospitato l’adunata degli alpini, ha pensato bene di lasciar passare senza provocazioni le giornate di festa caratterizzate da decine di migliaia di “odiate” bandiere italiane per poter poi, con tutta calma, partorire una grande riforma per il bene dei cittadini: cambiare la bandiera della città. Via la  scritta “città dei Mille”, in ricordo degli uomini bergamaschi che si unirono alla spedizione garibaldina (proprio nell’anno delle celebrazioni per i 150 anni di unità d’Italia), una bella colata di verde sullo sfondo e il nome della città in dialetto bergamasco: «Bèrghem».

Con un feudo così, a pochi chilometri dalla famosa Pontida e dalla residenza di Calderoli, non c’è da stupirsi che il Senatur abbia voluto alzare la voce per difendere il “suo popolo”. La Lega Nord, che alle ultime elezioni regionali ha guadagnato consensi, nella città di Bergamo ha raccolto il 36,88%, primo partito per numero di votanti. Con quale diritto l’amministrazione provinciale può decidere di distorcere il simbolo di una città e della provincia stessa per adattarlo ai “colori sociali” di un partito (il verde leghista n.d.r.)? Come si spiega questa forzatura a fronte del fatto che il restante 64% di elettori bergamaschi non è di stampo leghista e si sente cittadino italiano e di altra collocazione politica?

Antonio Misiani (Pd) ha commentato la vicenda in modo duro: «stanno chiudendo fabbriche su fabbriche e migliaia di persone sono in cassa integrazione o disoccupate. Ci aspetteremmo che l’amministrazione provinciale si occupasse di questi problemi, perchè solo un imbecille o un provocatore può pensare di impiegare tempo e soldi dei cittadini per cambiare la bandiera della Provincia. Eppure questo è quanto sta avvenendo a Bergamo. Imporre nelle istituzioni colori e simboli di partito è una vergogna, un atto di prevaricazione di una minoranza faziosa. Contrasteremo la bandiera di Pirovano in tutte le sedi».

Sono infatti più di 52.000 i cittadini bergamaschi iscritti alle liste di disoccupazione, aumentati di quasi un terzo solo nell’ultimo anno. Numeri da capogiro in una provincia fortemente industrializzata dove la crisi, anche nei decenni passati, è sempre stata meno dolorosa che nel resto d’Italia. Con dati del genere e prospettive future ancor meno edificanti come la manovra economica e i tagli alle regioni, quest’ennesima provocazione firmata Lega era davvero necessaria? I cittadini cosa ne pensano?