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Diritto di critica | October 6, 2024

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Votare solo per la Camera? Non decide Berlusconi - Diritto di critica

Votare solo per la Camera? Non decide Berlusconi

Sciogliere solo la Camera dei Deputati? Tecnicamente è possibile ma è una decisione che non spetta a Silvio Berlusconi. La Costituzione italiana, all’articolo 88, stabilisce che lo scioglimento anticipato delle Camere o di una di esse spetta esclusivamente al Presidente della Repubblica.

L’Assemblea costituente optò per consegnare questo potere al supremo organo di garanzia e non all’esecutivo proprio per lasciare al Parlamento sovrano la libertà di appoggiare o meno il governo nominato dal capo dello Stato e non essere condizionato dallo stesso esecutivo. Se fosse il presidente del Consiglio a sciogliere le Camere dalle quali deve poi ottenere la fiducia, ci troveremo di fronte ad un Parlamento sotto continuo ricatto, con la possibilità da parte del premier di prolungare il proprio mandato, sciogliendo l’una o l’altra Camera in base ai sondaggi e sulle difficoltà riscontrate all’interno della maggioranza. Un potere troppo grande non previsto nemmeno nelle repubbliche presidenziali, dove esiste un insieme di pesi e contrappesi nel regolare il rapporto tra esecutivo e legislativo.

Perché chiedere di sciogliere la Camera dei Deputati? Oggi il governo Berlusconi sembra essere autonomo al Senato, mentre a Montecitorio dipende da Futuro e Libertà. Dopo l’uscita, annunciata nei giorni scorsi, dei ministri e sottosegretari di Fli dal governo, Berlusconi sa di non poter più contare sull’appoggio dei finiani. Tuttavia il premier sa anche che se si andasse a votare ora, probabilmente alla Camera riuscirebbe ad avere la maggioranza, mentre ci sarebbe grossa incertezza al Senato. Così, l’unica soluzione per proseguire alla guida dell’esecutivo è lo scioglimento della sola Camera.

Oggi nei due rami del Parlamento esistono di fatto due maggioranze. Il compito del Presidente della Repubblica, in qualità di arbitro, è quello di individuare, se c’è, una nuova maggioranza che possa esprimere la fiducia verso un nuovo esecutivo in entrambe le Camere. Se questo non avviene, il capo dello Stato non può scegliere di sciogliere l’uno o l’altro ramo del Parlamento. Si tratterebbe di un atto politico; preferire l’una o l’altra maggioranza. L’unica soluzione sarebbe, a quel punto, andare ad elezioni anticipate, sciogliendo l’intero Parlamento.

“Il nostro è un sistema di bicameralismo perfetto”, spiega Gaetano Azariti, costituzionalista e docente all’Università La Sapienza di Roma. “La fiducia è conferita da entrambe le Camere e il voto di sfiducia da una sola di esse comporta l’obbligo di dimissioni del governo”. Come dire: per sposarsi bisogna essere in due, per divorziare basta uno solo.

La possibilità di sciogliere anche una sola Camera nasceva dall’esigenza di giungere al contestuale rinnovo di entrambe, visto che fino al 1963 il Senato rimaneva in carica 6 anni, dodici mesi in più rispetto alla Camera. “Da allora non si è mai più avuto lo scioglimento di una sola Camera”, ricorda Azzariti, nemmeno quando Romano Prodi non ottenne la fiducia al Senato nel 2006. Qualcuno, quel giorno brindò con champagne e mortadella.

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