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Diritto di critica | July 23, 2024

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Gomorra: dopo l'arresto di Iovine, Zagaria comanda da solo - Diritto di critica

Gomorra: dopo l’arresto di Iovine, Zagaria comanda da solo

La cattura del boss dei casalesi Antonio Iovine – detto “O’Ninno” – è stata un indubbio successo della squadra mobile di Napoli, una boccata di ossigeno per il titolare del Viminale e per il Governo che proprio sulla giustizia e la legalità in questi giorni sono apparsi in grande difficoltà. Le accuse sulle collusioni tra Lega Nord e Ndrangheta lanciate durante la trasmissione Vieni via con me davanti a nove milioni di telespettatori dallo scrittore Roberto Saviano, dunque, sarebbero state smentite nei fatti: le istituzioni arrestano i latitanti e usano il pugno duro contro le mafie.

Nella generale euforia di giornali e telegiornali che ieri hanno rilanciato in pompa magna la notizia dell’arresto di Iovine, un particolare fondamentale sembra essere sfuggito: a capo dei Casalesi, da oltre 15 anni, non c’era solo “O’Ninno” ma anche il superlatitante Michele Zagaria. Entrambi originari di San Cipriano d’Aversa, in tutti i libri e i saggi sulla Camorra, Iovine e Zagaria vengono citati in coppia: insieme hanno gestito traffici di rifiuti, pianificato affari e persino telefonato al giornalista casertano Carlo Pascarella, allora al Corriere di Caserta, accusato di aver scritto falsità sul loro conto. «Aspetta un attimo che ti passo Antonio Iovine […] adesso te lo passo», diceva alla cornetta Michele Zagaria.

Per capire chi sono Antonio Iovine e Michele Zagaria (nella foto), basti dire che il primo – insieme al parente Mario – per anni ha gestito una delle discoteche romane più grandi della capitale, il Gilda, oltre a una serie di ristoranti, negozi di abbigliamento e ditte di servizi alberghieri della Città eterna. A questi, negli anni, si sono aggiunti caseifici e aziende produttrici di uova e polli. Su tutt’altro versante, invece, gli Zagaria si sono occupati di edilizia e calcestruzzo. Di Michele Zagaria, in particolare, il giornalista del Mattino di Napoli, Gigi Di Fiore, nel suo libro “L’impero”, scrive: «La mente della mafia casalese d’esportazione negli ultimi anni è diventato Michele Zagaria ufficialmente residente a Casapesenna, detto Capastorta, latitante di lungo corso. Secondo la Dda (Direzione distrettuale antimafia, ndr) partenopea, dalle mani di Zagaria passa il controllo dei grandi affari del clan negli appalti».

L’arresto celebrato con grande enfasi dai giornali, quindi, sembra aver portato in carcere il “fratello minore” tra i due, erroneamente additato come “capo dei Casalesi” da certa stampa nostrana che fa di tutto un po’. Un plauso, dunque, alle forze dell’ordine per la cattura di Iovine, adesso si arresti anche Zagaria, senza dover aspettare altri 15 anni. Altrimenti, questo sarà stato solo un passaggio del testimone tra boss e nulla più.

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