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Diritto di critica | April 19, 2024

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Marco, 110 e lode, precario tra i libri: "L'Italia è un Paese che ammazza l'immaginazione" - Diritto di critica

Marco ha 30 anni, alle spalle una laurea triennale in Lettere Moderne con 110 e lode alla Sapienza e un futuro del tutto incerto. “Ho creduto nell’ipotetico valore della triennale – racconta – per motivi economici non ho proseguito con la Specialistica, fidando nel fatto che se lo Stato aveva creato due diverse laureee, anche la prima poteva avere un certo valore”.

Già durante il percorso di studi, però, Marco lavora come commesso presso un noto negozio di abbigliamento della frequentatissima Galleria Sordi, in via del Corso. “Mi avevano assunto in nero per 35 euro al giorno, lavoravo dalle 10 di mattina alle 20 di sera, con mezz’ora di pausa e nessuna maggiorazione nello stipendio durante i festivi. Mi dicevo che, a causa della mia scarsa esperienza, quella era la giusta gavetta per ottenere le capacità necessarie per ambire a qualcosa di più stabile”. Poco dopo viene assunto con un contratto di due mesi presso una nota catena di negozi di scarpe, in uno dei tanti centri commerciali romani. La regolarizzazione, però, dura poco.

Dal luglio del 2007 fino al dicembre del 2009, Marco viene impiegato in nero presso una storica libreria romana del centro. “Dovevo pagare le spese universitarie senza gravare sulla mia famiglia, nel frattempo mi sono laureato. ” comprare libri venivano numerosi politici, ti passavano accanto con il loro fare superiore e avrei voluto dirgli tutta la difficoltà che vivevo stando lì”. E la paga? Cinque euro l’ora. “A volte lavoravo per tre ore appena ma 15 euro facevano comunque comodo. Altre volte tutta la giornata. In occasione della Notte Bianca di Roma siamo stati in sala anche tutto il giorno, fino alle due di mattina”. Il tutto per cinque euro l’ora, “spalla a spalla con il capo che insieme a noi cercava di tenere aperta una libreria storica che alla fine ha chiuso per mancanza di fondi, nonostante l’affetto della clientela”. “Questo lavoro – spiega Marco – andava bene finché studiavo. Dopo la laurea mi sono trovato però senza particolari attitudini professionali che mi permettessero di entrare a buon diritto nel mondo del lavoro”.

Durante gli studi, inoltre, Marco continua a fare prove presso negozi di abbigliamento a via Nazionale e a via Della Maddalena, sempre in nero e a due passi dal Parlamento. “Insieme a ragazzi del Bangladesh piegavamo i vestiti e servivamo i clienti”.

Dopo la laurea Marco ricomincia a mandare curriculum, in cerca di un lavoro diverso che gli garantisca uno stipendio “che si possa definire tale”. Per le case editrici non ha sufficiente esperienza ma riesce comunque a trovare uno stage non retribuito: “Ho pensato che sarebbe stato un modo per entrare nel giro, nel frattempo lavoravo ancora in libreria ma quelle ore tra gli scaffali iniziavano ad andarmi sempre più strette. Passavo in redazione quando potevo, a seconda degli orari del negozio. Quando andai alla Segreteria della Facoltà attraverso la quale avevo trovato questo stage, scherzando mi dissero che da quel momento in poi sarei stato un libero professionista”.

Nel frattempo, Marco viene contattato da una delle tante agenzie interinali. Partecipa ad alcuni colloqui in diverse filiali: “Mi hanno sottoposto a prove collettive in cui dovevo dire quali fossero a mio giudizio le priorità degli italiani, scegliendo tra “dieci valori, stilando poi una lista condivisa. Lo step successivo prevedeva un colloquio individuale con la selezionatrice e un ultimo con il futuro datore di lavoro. L’aspetto divertente – sottolinea ironicamente Marco – era che tutti questi colloqui servivano per trovare un profilo lavorativo da utilizzare solo nel periodo natalizio”. Dal 4 dicembre 2009 al 15 maggio 2010, Marco lavora così in una nota libreria al centro di Roma, in zona San Pietro, riuscendo a farsi rinnovare il contratto ben oltre le festività: sono stato impiegato prima come uomo di sala poi come magazziniere. “Ogni mese, fino all’ultimo giorno, non sapevo se mi avrebbero rinnovato il contratto”. Perso il lavoro, però, Marco recupera un vecchio contatto e riesce a rimediare un posto in un’altra catena di librerie romane dove gli chiedono un periodo di prova senza contratto. “Lavoravo anche fino a mezzanotte, la sera tornavo con il notturno. Ricordo che una volta entrò il fratello di Walter Veltroni. Lavorando al centro di Roma mi sono reso conto di come i politici siano gente curiosa: vivono come se le persone attorno a loro e di cui sono dipendenti, non esistessero. Hanno la loro poltrona e i problemi concreti dei cittadini gli interessano poco o nulla. Rilasciano tante dichiarazioni e questo basta”.

Dopo due mesi di lavoro, però, Marco ha un incidente: andando in bicicletta cade e si frattura un gomito. I medici gli ordinano di non muovere il braccio per un mese. I datori di lavoro gli pagano regolarmente la malattia ma alla scadenza il contratto non viene più rinnovato. “Quelli sono stati gli ultimi soldi che ho visto – racconta – adesso continuo a inviare curriculum ma francamente sono sconfortato, questo è un Paese che uccide l’immaginazione: se non sei qualcuno non vai da nessuna parte. Credo proprio – conclude – che appena potrò me ne andrò all’estero. Forse continuerò a lavorare nel Terziario, dove pure ho conosciuto gente con una dignità altissima, ma almeno lavorerò in un Paese più civile di questo”.