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Diritto di critica | July 26, 2024

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Referendum nucleare, tutto in mano ai giudici - Diritto di critica

Referendum nucleare, tutto in mano ai giudici

E’ atteso per oggi il verdetto della Corte di Cassazione sul referendum: i giudici stabiliranno se il decreto Omnibus ha davvero reso inutile il quesito sul nucleare o meno. Possibile anche una riscrittura del quesito per rispettare forma e sostanza della legge. I comitati vegliano a Roma e a Venezia : “ci sono sentenze precedenti chiare, l’intentio legislatoris non può essere ignorata“.

O la va o la spacca. I comitati organizzatori del referendum aspettano la decisione dei giudici della Suprema Corte sapendo che da essa dipende il destino della consultazione: se il collegio considererà il decreto Omnibus – varato ad hoc come moratoria dei piani di costruzione delle centrali nucleari – sufficiente a risolvere il “problema  atomo”, la consultazione perderà forza. Soprattutto in termini di quorum. Per scongiurare tale rischio, i comitati referendari si sono mobilitati, scendendo ieri in piazza San Marco (Venezia) e organizzando una veglia a Roma per fare pressing sul verdetto.

Ieri mattina il Comitato per il Referendum sul Nucleare ha depositato una memoria sui quesiti referendari. ”Ci sono numerose sentenze della Corte Costituzionale che censurano modifiche normative strumentali per disattivare i referendum“, ricorda il Comitato. “Se l’intenzione del  legislatore rimane fondamentalmente identica, la richiesta referendaria non puo’ essere bloccata:  la sovranità del popolo verrebbe ridotta infatti ad una mera apparenza”.

Anche il Governo prepara le armi. Berlusconi finge disinteresse, ma torna a dire che per lui “il nucleare è il futuro”. E’ probabile che domani mattina, all’apertura della riunione, la Presidenza del Consiglio presenti una memoria propria, sostenendo l’inutilità della consultazione referendaria.

La decisione si avvicina. Le alternative sono tre. I giudici decidono che il decreto Omnibus ha risolto il problema e cancellano il quesito contro il nucleare dalla scheda. In alternativa, ammettono il quesito referendario,  ma ne cambiano il testo per adattarlo al nuovo stato legislativo: finirebbe per svuotare di significato la consultazione. Oppure – ed è auspicabile – il collegio riconosce il quesito tout court e si vota. Rispettando l’impegno di chi ha firmato la petizione referendaria (1 milione e 200mila cittadini italiani) e la sovranità popolare.

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