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Diritto di critica | July 22, 2024

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Roma calibro 9, la mala spara per uccidere: 21 omicidi dall'inizio dell'anno - Diritto di critica

Le gambe ancora incastrate nell’automobile in un disperato tentativo di fuga, un lenzuolo verde a coprire il corpo, a poca distanza una donna con la camicetta sporca di sangue si copre il volto in un gesto di disperazione. Nella capitale aveva appena smesso di diluviare quando ieri, poco dopo le 9.30, Flavio Simmi, 33 anni, figlio di un titolare di un “Compro Oro” e di un ristorante già processato e poi scagionato per riciclaggio dei soldi della Banda della Magliana, è stato freddato a revolverate mentre era in auto insieme a sua moglie (rimasta incolume), fermo all’incrocio di via Grazioli Lante con via De Saint Bon, nel quartiere Prati. Nella stessa zona, poco distante, alcuni mesi era stato ucciso un’altro uomo, l’imprenditore Roberto Ceccarelli, freddato nello stesso quartiere davanti al Teatro delle Vittorie durante la notte. Già nel febbraio di quest’anno, inoltre, Simmi era stato gambizzato in piazza del Monte di Pietà. Secondo alcuni testimoni, in quell’occasione la madre aveva gridato ai sicari: “I figli non si toccano”.

Con quello di ieri sono ventuno le persone uccise nella Capitale dall’inizio dell’annosei solo a giugno – un dato che, secondo la Commissione prefettizia riunitasi d’urgenza, fa registrare “un decremento degli omicidi e delle violenze rispetto al passato che offre un quadro rassicurante pur nel permanere di un’attenzione alta degli investigatori volta ad impedire il radicamento nel territorio di Roma e provincia di forme di criminalità organizzata”. Punti di vista. Se sono diminuiti gli omicidi, infatti, è cambiata la loro “qualità”: gli inquirenti sospettano che alla base degli agguati mortali ci sia il controllo del mercato della droga e delle periferie della Capitale. Così come sembra essere cambiata quella pax mafiosa che faceva dire a magistrati del calibro di Nicola Gratteri e Raffaele Cantone: “Roma è una città aperta, nella Capitale non si spara perché c’è posto per tutti“. Evidentemente gli spazi si sono ristretti e gli attori sono troppi. Una lunga serie di omicidi di cui Diritto di Critica ha parlato nei giorni scorsi e che riportano alla memoria i regolamenti di conti targati Banda della Magliana, nel periodo in cui la mala romana stava conquistandosi spazio e “autorità” sulla piazza della Capitale. “Dall’incontro avuto con il questore Francesco Tagliente e il capo della Mobile, Vittorio Rizzi, – ha raccontato il sindaco di Roma, Gianni Alemanno – emerge con chiarezza che questo omicidio ha un livello qualitativo molto più alto di quelli avvenuti in città in passato”.

Ma se nelle strade si spara, gli interessi sul territorio si incrociano con i grandi affari in cui il riciclaggio mafioso permette di ripulire milioni di euro, frutto delle attività della criminalità organizzata che nella Capitale viene a reinvestire: locali, ristoranti, bar, società e attività commerciali. Un business che, secondo gli inquirenti, non risparmia neanche locali vicinissimi alle stanze del potere come l’antico Café Chigi, finito ieri in un’operazione della Direzione investigativa antimafia che ha portato al sequestro da 20 milioni di euro alla ndrina Gallico di Palmi. Mentre è del 30 giugno scorso il sequestro di beni per 80 milioni di euro al clan camorristico Belforte, vecchio sodale della nuova camorra organizzata di Cutolo, poi divenuto socio dei Casalesi, con infiltrazioni nel ciclo dei rifiuti e del cemento, anche nella Capitale.