La Padania in bicicletta, il Giro che fa discutere - Diritto di critica
«Il ciclismo è più popolare del calcio e fa conoscere alla gente la propria terra». Senatur Bossi dixit. Detto, fatto. Dopo l’ok dell’Unione Ciclistica Italiana prende il via dal 6 al 10 settembre la prima edizione del Giro della Padania.
Cinque tappe che saranno un’occasione di allenamento per le squadre partecipanti in vista dei mondiali di Copenaghen (come ha confermato il ct della Nazionale Paolo Bettini), ma anche terreno di duro scontro in ambito politico. Al di là della ovvia maglia verde che spetterà al vincitore, è indubbio infatti che l’organizzazione della corsa, creata dal sottosegretario leghista Michelino Davico, faccia almeno sorgere qualche dubbio sulla connotazione politica e di propaganda della manifestazione.
Prova a buttare acqua sul fuoco Renzo Oldani, il patron della “Alfredo Binda”, società organizzatrice della kermesse: «Non mi affiancherei a una manifestazione sportiva di stampo politico», dichiara, per poi ammettere che «senza appoggio istituzionale non fai nulla. Altre corse come la Coppi&Bartali e il Giro di Sardegna hanno appoggi politici. Se la politica fa sport serio, ben venga».
La carovana convocata da Oldani, partendo da Paesana, nel cuneese (guarda caso la sede del comizio che ogni anno apre la “Festa dei popoli padani”, quella in cui Bossi raccoglie l’acqua del Po in un’ampolla), attraverserà i territori di Piemonte, Liguria, Lombardia, Emilia Romagna, Trentino e Veneto, per un totale di 900 chilometri. E la gara sarà coperta dalle telecamere della Rai. Presenti molti big, dal due volte vincitore del Giro d’Italia Ivan Basso al neo campione italiano Giovanni Visconti (che però è siciliano), passando per Rebellin e Garzelli. L’arrivo è previsto a Montecchio Maggiore (Vicenza), poco prima della festa leghista a Venezia.
Ma se la Lega è soddisfatta del lavoro fatto, le opposizioni stanno protestando per quella che Rifondazione Comunista definisce «una manifestazione incostituzionale e di chiaro segno politico di parte». Proprio il segretario del partito Paolo Ferrero ha scritto al presidente Napolitano chiedendogli di fermare la corsa: «Non mi risulta che la Padania esista se non nella propaganda e nelle proposte secessioniste della Lega – ha scritto il leader di Rifondazione – così come il colore verde abbinato alla Padania stessa è punto qualificante della propaganda di partito».
A suscitare le proteste anche il fatto che l’Uci non sia una struttura privata, ma faccia parte del Coni, la struttura di Stato che organizza lo sport italiano.
A Rovereto (giunta Pd) è già pronta una raccolta di firme contro il Giro della Padania, e molti altri comuni hanno criticato la corsa. Tra questi Parma, Salsomaggiore, Laigueglia, e Piacenza, il cui sindaco Roberto Reggi ha vietato il passaggio dei corridori in città: «Questa gara è una buffonata – ha detto – soprattutto nel 150° anno dell’Unità d’Italia». Polemico anche il sindaco di Cuneo Alberto Valmaggia (Pd), che non sarà alla cerimonia di apertura del Giro perché «come dice un compagno di partito del sottosegretario Davico, abbiamo cose ben più serie a cui pensare in questo momento».
Forte del consenso di 20 squadre professionistiche, orfane causa crisi economica dei Giri di Lazio, Veneto e Sicilia e per questo ben contente di una nuova corsa a tappe che riempia il vuoto autunnale, la Lega va avanti come un bulldozer conscia di come sport e spettacolo (tutto cominciò con “Miss Padania”) siano una potente cassa di risonanza per la politica.
Ma lo scontro politico resta. Appena partito, il Carroccio in bici rischia di restare a piedi.
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Penso che sia una corsa ciclistica, ideata per motivi dubbi ma tant’è…e la propaganda non la fa tanto la corsa ciclistica quanto le polemiche (ed i relativi articoli) che sta suscitando…e mi sfugge il riferimento all’Unione Ciclistica Italiana (specifichiamo, l’UCI è quella internazionale, potrebbero sorgere equivoci) come ente pubblico…l’Unione Italiana mica “finanzia” la Lega…gli organizzatori avranno sottoposto all’Unione il percorso, le norme di sicurezza,il regolamento ecc. ed evidentemente hanno ritenuto che fosse organizzato abbastanza decentemente da permetterne lo svolgimento. Questo deve fare l’Unione,non valutare l’idiozia o meno di una proposta (anche se in certi casi -vedi Brixia Tour 2011- avrebbero fatto bene a farlo).
È una corsa ciclistica di una regione non ufficiale…anche il Delfinato non esiste, ma fanno una corsa importante prima del Tour proprio lì e senza troppe polemiche…
La maglia è verde, ma senza simboli, e non mi risulta che in Emilia Romagna votino tutti a destra…
Da parte mia mi limito a vedere come andrà la corsa, perché è la Binda che organizza, non la Lega Nord…e certe allusioni si possono evitare,dato che è vero che se non hai appoggio istituzionale le corse non riesci materialmente ad organizzarle,in generale…perché se il sindaco di Clusone non vuole che il Giro d’Italia passi dal territorio comunale,non si passa….
E che c’entra che Visconti è siciliano? Strano che non abbia notato che Basso e Garzelli sono varesini e a Varese è nata la Lega……
Oh,e la copertura TV…stranamente tutte le corse del calendario italiano hanno copertura RAI,anche solo per una sintesi (come è il Giro di Padania).
Ok, si può essere d’accordo o meno con la Lega, ma mi pare che sia il caso di scindere la corsa ciclistica dalla politica…visto che la buttano sul piano politico, sarebbe proprio questo uno schiaffo alla propaganda leghista, sminuire l’influenza che quel partito avrebbe sulla corsa…
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