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Diritto di critica | April 28, 2024

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"Basta con Piazza Cadorna, intitoliamola ad Arrigoni" - Diritto di critica

“Basta con Piazza Cadorna, intitoliamola ad Arrigoni”

Dopo i grandi enigmi di Vendola sulla parola “compagni” e sulla scelta di piangere Steve Jobs, ecco la nuova “perla” di Sinistra Ecologia e Libertà: intitolare una piazza a Vittorio Arrigoni. Non una piazza qualsiasi ma lo storico piazzale Luigi Cadorna a Milano, luogo di arrivo di pendolari in arrivo da Como e Varese. La proposta arriva diretta da Luca Gibillini, consigliere comunale di Sel, che sta preparando una mozione da portare in aula e addirittura un mini-referendum civico.

Un problema di toponomastica. Il motivo ufficialmente è solo uno: Luigi Cadorna fu il generale della disfatta a Caporetto durante la prima guerra mondiale e per questo è da condannare all’oblio. E se il pessimo condottiero merita di sparire dallo stradario della città meneghina, non si comprende perché andrebbe sostituito con Vittorio Arrigoni, il cooperante lombardo ucciso a Gaza lo scorso 15 aprile.

Dal sanguinario Cadorna al “pacifista” Arrigoni. “Il generale Luigi Cadorna mandò al macello centinaia di migliaia di uomini, gettandoli contro le linee schierate dei nemici e dimostrò, anche nelle sue memorie, di non aver in nessun conto il valore della vita umana, interpretata alla stregua di munizioni da sparare”, si legge nella mozione che verrà presentata in consiglio comunale. “Per le sue teorie militariste, in sprezzo della vita umana e fallimentari dal punto di vista anche militare non può rappresentare un modello e un esempio da ricordare nella toponomastica della nostra città”, prosegue il testo. Allora perché non sostituirlo con l’ “eroe” Arrigoni, il militante anti-israeliano, un pacifista a modo suo.

I milanesi hanno altro a cui pensare”. “Un’altra proposta sgangherata figlia dell’extraparlamentarismo della sinistra” dichiara l’ex vicesindaco, Riccardo De Corato del Pdl. “Questa volta la maggioranza, non avendo di meglio da proporre, se la prende con la toponomastica. Come se i milanesi avessero il tempo di dedicarsi a questi temi e dividendosi su episodi accaduti quasi un secolo fa, attraverso un referendum popolare che non interesserebbe a nessuno”.

La lezione mai imparata. Effettivamente, con tutti i problemi di Milano, dai mezzi pubblici all’integrazione dei migranti, dal degrado delle periferie ai ritardi sull’Expo 2015, ancora una volta le chiacchiere ideologiche trionfano. Per far contento qualcuno. In questo caso i centri sociali che hanno contribuito alla vittoria di Pisapia. E la cosa più incredibile è che a sinistra non imparano mai la lezione.