L'Onu contro gli Usa: "Basta con l'embargo a Cuba" - Diritto di critica
Per il ventesimo anno consecutivo, l’ONU ha votato una risoluzione che condanna l’embargo americano imposto a Cuba nel 1962, all’indomani della rivoluzione castrista. L’Assembla Generale si è espressa quasi all’unanimità: 186 voti favorevoli, due contrari (Stati Uniti e Israele) e tre astensioni (Isole Marshall, Micronesia e Palau). Libia e Svezia non hanno votato.
“Un danno nei confronti dei cubani”. La quasi totale unanimità espressa nel voto in sede Onu conferma la contrarietà mondiale alla politica americana nei confronti di Cuba e il conseguente isolamento di Washington nell’arena internazionale. Le Nazioni Unite ritengono infatti che gli Stati Uniti non rispettino i principi fondamentali quali l’uguaglianza sovrana degli Stati, la non ingerenza negli affari interni e la libertà di commercio e di navigazione. L’Onu ha sottolineato come le sanzioni adottate unilateralmente dal governo americano colpiscano il libero sviluppo del commercio internazionale nonché la popolazione cubana.
Da amici a nemici. Fino al 1959 gli Stati Uniti rappresentavano il principale partner commerciale dell’isola caraibica comprando il 74% delle esportazioni e fornendo a Cuba il 65% delle importazioni. Controllavano il petrolio, le miniere, le centrali elettriche, la telefonia ed un terzo della produzione di zucchero di canna. Le cose cambiarono profondamente in seguito alla presa di potere di Fidel Castro e le prime riforme agrarie varate al fine di espropriare, nazionalizzare e ridistribuire le terre. I rapporti tra i due paesi sono rapidamente degenerati soprattutto dopo l’episodio della Baia dei Porci. Nel 1962, con il Proclama 3447 il Presidente americano Kennedy decise di imporre l’embargo su ogni tipo di scambio con l’isola. In questo modo furono estese le restrizioni commerciali, già varate da Eisenhower nel 1960, ma con la differenza che le ragioni dell’embargo non si basavano più sul danno economico provocato dagli espropri ai cittadini americani bensì sull’allineamento ideologico verso il quale si era indirizzato il governo cubano.
“Basta con i blocco criminale”. Il governo di Cuba, che ha subito in questi anni una perdita pari a 75 miliardi di euro, ha accolto con soddisfazione la notizia dell’esito della votazione al Palazzo di Vetro. Fidel Castro ha dichiarato che è la chiara dimostrazione della necessità di metter fine ad un “blocco criminale” e rappresenta una denuncia del sistema capitalista che “mette in pericolo la sopravvivenza” dell’uomo. Il principale quotidiano cubano Granma scrive che l’embargo imposto da Kennedy rappresenta “un mix di leggi e decreti che impongono extraterritoralmente la giurisdizione americana verso paesi terzi dato che tali norme colpiscono anche la sovranità di altri Stati e la libertà di commercio e di navigazione”.
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