E la Lega Nord finisce su El Pais - Diritto di critica
Si è candidata come Capitale Europea della Cultura per il 2019 eppure uno dei primi “spot” con cui la città di Bergamo è stata lanciata suo malgrado sulla scena internazionale non è certo positivo. Più che alla cultura, infatti, fa pensare a quel razzismo in salsa leghista divenuto ormai il triste biglietto da visita della città. A parlare della provincia bergamasca e del suo capoluogo è stato questa volta il quotidiano spagnolo El Paìs, che – alla ricerca di un esempio emblematico del populismo razzista che si agita nel Vecchio Continente – ha trovato nell’ultimo comizio di Umberto Bossi e nei provvedimenti di alcune amministrazioni leghiste bergamasche pane per i suoi denti.
Nel mirino del giornale spagnolo è finito infatti il discorso tenuto lo scorso 30 dicembre dallo storico leader celodurista della Lega Nord durante la Bèrghem Frecc di Albino, nella bergamasca, dove ha rispolverato i vecchi slogan da partito d’opposizione – indipendenza, secessione e «noi vogliamo la Padania, con le buone o con le cattive» – e ha sparato a zero contro il neo premier Mario Monti, Giorgio Napolitano e l’ex alleato Silvio Berlusconi, ma anche contro il Vaticano e l’Europa. Non solo. L’articolo su El Paìs parla anche del sindaco di Bergamo, Franco Tentorio, responsabile di quella che è stata definita la “norma anti-kebab” e che impedisce l’apertura di ristoranti etnici nel centro storico di Città Alta, e di quello del comune di Alzano Lombardo (sempre nella bergamasca), dove solo le giovani coppie italiane potrebbero accedere alle agevolazioni per la prima casa.
A onor del vero – come specifica anche l’articolo di Marco dell’Oro pubblicato sull’Eco di Bergamo del 10 gennaio sulla questione – la versione fornita dal quotidiano spagnolo sulle vicende citate contiene alcune imprecisioni non di poco conto: per quanto riguarda infatti la cosiddetta “norma anti-kebab”, si tratta di una direttiva regionale (per la quale peraltro non è ancora stata terminata la scrittura delle norme attuative) che permette ai Comuni lombardi di mettere alcune limitazioni sull’apertura di locali o negozi «in zone aventi valore storico e artistico di pregio» e proteggere così «l’ambiente originario quale testimonianza della cultura locale», mentre ad Alzano Lombardo già da due anni è stato inserito il requisito della residenza da almeno dieci anni in Italia al posto di quello della cittadinanza.
Sottigliezze? Forse. Ma di certo il danno ormai è fatto e le ripercussioni sull’immagine della città candidata a capitale della cultura non sono di poco conto: il titolo, promosso dall’Unione Europea nel 1985, permetterebbe alla città di ottenere importanti benefici dal punto di vista culturale, turistico ed economico. Bergamo ha avanzato la sua candidatura in nome non solo delle eccellenze storico-culturali del suo territorio, ma anche della posizione strategica, di collegamento con il territorio italiano e con l’estero (garantito ad esempio dalla presenza dell’aeroporto di Orio al Serio, terzo in Italia per numero di viaggiatori che vi transitano annualmente) e del lavoro portato avanti dalle amministrazioni locali per rilanciare l’idea di una provincia accogliente e ricca di tesori artistici.
Ed è proprio per non vanificare questo lavoro che il consigliere provinciale del Partito Democratico, Matteo Rossi, e i consiglieri comunali, Elena Carnevali, e Sergio Gandi hanno deciso di inviare a El Paìs una lettera in risposta all’articolo pubblicato: lettera in cui si sottolinea come «oltre ad essere terra di fascino, di arte, di scienza, Bergamo ha un popolo solidale e accogliente», strettamente legato a quell’unità d’Italia tanto disprezzata dai leghisti e «alla quale hanno contribuito numerosi giovani che presero parte alla “spedizione dei Mille” di Garibaldi. Per questo – continua ancora la lettera – vi invitiamo a venire nella nostra città e a raccontare quello che veramente siamo, al di là del rumore di chi sa solo urlare e distruggere, e per vedere quello che siamo capaci di costruire in positivo, spesso in silenzio e senza clamore, come sanno fare i veri bergamaschi».
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Che bella figura di mxxxa che ci fanno fare all’estero…
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