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Diritto di critica | April 25, 2024

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Reddito minimo garantito, ecco perché non piace a sindacati e Confindustria - Diritto di critica

Reddito minimo garantito, ecco perché non piace a sindacati e Confindustria

Basta con la cassa integrazione, sì al salario minimo garantito. Questa è l’idea di riforma degli ammortizzatori sociali del ministro del Welfare Enza Fornero. Non più una protezione per pochi, ma un sistema realmente universale che sostenga qualsiasi tipologia di disoccupato. Una riforma che, nonostante la frenata della Fornero, non piace affatto ad Emma Marcegaglia e ai sindacati, sullo stesso fronte per due cause ben diverse.

I sindacati. I sindacati non vogliono che si rinunci alla cassa integrazione essenzialmente per due motivi. Da una parte Cgil, Cisl e Uil perderebbero quella centralità nel meccanismo di richiesta e gestione della Cassa integrazione, dall’altra l’alternativa alla cassa integrazione è il licenziamento. Ma andiamo per ordine. In caso di difficoltà, un’azienda può richiedere all’Inps di erogare alcuni fondi (cassa integrazione) per sostenere gli stipendi dei lavoratori non impiegati o impiegati a tempo ridotto dall’azienda. In pratica lo Stato garantisce ai lavoratori una parte dello stipendio non più erogato dall’azienda. Ma prima di avviare la richiesta, ogni azienda deve dare comunicazione ai sindacati che a loro volta sono coinvolti per la stesura di un programma per affrontare la situazione. Se la cassa integrazione venisse abolita, i sindacati perderebbero questa centralità aziendale. Non solo. In mancanza di questi fondi da parte dell’Inps, l’azienda sarebbe costretta a licenziare. Chi perde il lavoro si troverebbe con il salario minimo garantito, ma senza più un lavoro. Così rientra in gioco l’ideologico scontro sull’articolo 18 che oggi protegge solo certe categorie.

Confindustria. Con i sindacati, incredibile ma vero, si schiera Emma Marcegaglia. “Noi rimaniamo convinti che in una situazione come quella italiana il salario minimo rischia di disincentivare il lavoro”, spiega il presidente di Confindustria. In realtà un salario minimo garantito strutturato con intelligenza può solo incentivare al lavoro. Infatti è sufficiente erogarlo solo a chi si iscrive alle liste di collocamento che dovranno funzionare da luogo virtuale di incontro tra domanda e offerta di lavoro. E chi usufruisce di questo reddito minimo dovrà accettare le offerte di lavoro proposte dalle agenzie di collocamento, per non incorrere in sanzioni fino all’annullamento del salario stesso. Questo permetterebbe a tutti (precari, stagisti, partite iva) di avere, diversamente da oggi, un ammortizzatore sociale che garantisca un sostentamento economico nei periodi di disoccupazione. Funziona così in Francia e in altri paesi europei. Diversamente è la cassa integrazione a disincentivare i lavoratori a cercare aziende che versano in condizioni migliori e soprattutto disincentiva le aziende ad essere efficienti sul mercato. Infatti, per errori ed inefficienze delle imprese industriali, tocca all’Inps metterci una pezza. E se è vero che la cassa integrazione è finanziata dalle aziende, è altrettanto vero che parte di quei soldi sono dello Stato. Si tratta, in effetti, più di un aiuto alle imprese che un sostegno per i lavoratori. Infatti, la Marcegaglia spiega che “per i prossimi due anni abbiamo moltissime ristrutturazioni da gestire e quindi abbiamo bisogno di tutti gli strumenti che abbiamo, cig straordinaria e mobilità”.

Togliere la cassa integrazione per proteggere tutti e migliorare le imprese. Di fronte ad una crisi le aziende più dinamiche dovrebbero avere la capacità modernizzarsi senza aiuti. Le altre dovranno licenziare. In parole povere significa rimettere sul mercato forza lavoro che andrà altrove. Certo, nulla è così scontato di fronte a questa crisi. Ma è necessario proteggere tutti e rendere le aziende italiane più forti esponendole alle “intemperie” del mercato. E purtroppo avere la cassa integrazione e contemporaneamente il reddito minimo non è possibile, bisognerà scegliere. Allora meglio difendere gli interessi di tutti a scapito delle protezioni di pochi.

Comments

  1. Pzanni52

    La Fornero vuole semplicemente eliminare la cig perchè non ha le risorse per dare il salario minimo (quanto? 100-200€). E bene fanno i sindacati a tenersi quello che c’è…chi lascia la via vecchia x la nuova…..

    • Anonimo

      No, si parla di un salario minimo superiore ai 500 euro. E andrebbe a tutti i disoccupati, non solo a chi oggi è protetto dalla cassa integrazione

  2. Pzanni52

    La Fornero vuole semplicemente eliminare la cig perchè non ha le risorse per dare il salario minimo (quanto? 100-200€). E bene fanno i sindacati a tenersi quello che c’è…chi lascia la via vecchia x la nuova…..