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Diritto di critica | March 29, 2024

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Bersani sbaglia tutto, il Paese è ingovernabile

Bersani ha persoNon è bastata la danza della pioggia. Il giaguaro non si è smacchiato nemmeno con tutta l’acqua che in questi giorni è caduta. Bersani ha mancato il suo obiettivo e si è ripetuto ciò che era accaduto nel 2006 con Romano Prodi. Con l’unica differenza che l’Unione almeno al Senato una risicatissima maggioranza l’aveva. Da domani a Palazzo Madama sarà il caos.

Un vincitore e mezzo. Diciamo subito che da questo voto balcanizzato esce fuori un solo vero vincitore. Si chiama Beppe Grillo che, con il suo MoVimento, conquista alla Camera il 25,5%. Al di sopra di qualsiasi possibile aspettativa. Soprattutto perché i sondaggi e gli instant poll non erano riusciti ad intercettare questo elettorato che, a detta di molti analisti, è più complesso di quanto si credesse. Oggi il M5S è primo partito. Ma vince anche Silvio Berlusconi. Il recupero c’è stato e forse nemmeno lui credeva di poter arrivare a tanto. Ha perso due quinti dei voti conquistati nel 2008 ma il recupero strepitoso – quando tutti lo davano per spacciato, ad iniziare da Vendola – nessuno poteva immaginarselo. Lui ci ha creduto, ha fatto proposte e promesse (per quanto populiste) e si è speso ovunque. Altri hanno dormito.

Bersani, primo perdente. Il primo sconfitto, lo abbiamo detto, è stato Bersani. Senza se e senza ma. Lo abbiamo detto più volte: lo sbaglio più grosso è stato quello comunicativo. Non c’è stato il tentativo di guardare dall’altra parte del “muro” ma si è puntato solo sul rafforzamento del proprio elettorato che però, come molti analisti della politica sostengono da anni, non è maggioritario in questo Paese. Aver atteso in silenzio prima e poi aver fatto una campagna elettorale utilizzando una sola parola chiave come “serietà” e dicendo che Grillo “è un miliardario”, non ha pagato. C’era da aspettarselo visto che l’Italia è stata governata per nove anni negli ultimi 12 da un altro miliardario che si chiama Berlusconi e che serio non lo è mai stato. Bersani ha fallito e si è giocato la sua ultima chance di correre in futuro per Palazzo Chigi. Ma guai a dare la colpa di questa sconfitta a Grillo. Gli elettori non hanno capito le proposte di Bersani e soprattutto nel segretario del Pd è mancata una cosa fondamentale: un sogno. È mancata l’idea di un’Italia diversa, un sogno mortificato da troppo realismo. Oggi farebbe bene a fare un passo indietro e a lasciar spazio immediatamente a Matteo Renzi, visto che con ogni probabilità si andrà molto presto nuovamente alle urne. Il sindaco di Firenze potrebbe rappresentare l’ultima carta da giocare per non riconsegnare il paese al centro-destra.

Monti piccolo piccolo. Altro sconfitto eccellente si chiama Mario Monti. Con il senno di poi ha sbagliato a scendere in campo. Adesso sarebbe stata la figura adatta per un governo di transizione. Ma la sua “salita” in politica e il magro risultato conquistato lo mettono di fatto fuori dai giochi anche per il Quirinale. Con lui falliscono Fini e Casini. Il primo sparisce dal Parlamento, il secondo ha perduto clamorosamente la sua scommessa di creare un polo moderato alternativo a Berlusconi.

Il deludente Ingroia. Ingroia, nonostante le promesse (e le speranza dei vari Ferrero e Di Pietro) ottiene le briciole e non avrà rappresentanti in Parlamento. Purtroppo per Bersani, ha rappresentato solo una spina del fianco che ha messo seriamente a rischio la vittoria (di Pirro) alla Camera dei democratici.

Sondaggisti nel caos. In queste elezioni perdono anche i sondaggisti. Un errore macroscopico è stato commesso da molte società di rilevazione negli instant poll. Hanno sovrastimato la forza elettorale del Pd (che a sentire le rilevazioni campionarie delle ore 15 avrebbe ottenuto la maggioranza anche al Senato) e hanno sottostimato il MoVimento 5 Stelle.

Il vero sconfitto: l’Italia. In tutto questo c’è un altro sconfitto: il Paese. Quasi un italiano su tre ha confermato la sua fiducia a Silvio Berlusconi che ha governato nove anni dal 2001 e non può esimersi dalle sue responsabilità relative a questa crisi. Lo hanno votato – e su questo ha forse ragione Beppe Grillo – i più anziani (spesso pensionati) che questa crisi di fatto non l’hanno mai sentita. È sufficiente guardare la differenza di voti presi dal centro-destra tra Camera e Senato (per il quale possono votare solo gli over 25) per farsi un’idea. Così vince l’immobilismo e l’impossibilità di cambiare le cose. In questo momento il Paese è ingovernabile e qualsiasi governo che dovesse venir fuori dalle consultazioni sarà certamente debole perché privo di una vera maggioranza. Sembra essere tornati alla prima repubblica. Eppure il tempo passa e l’Italia ha fretta di riforme e cambiamento. Così, oggi, anche il risultato di Beppe Grillo alla fine è e rimane una vittoria di Pirro.

Comments

  1. Gennaro Proscia

    Uno dei migliori articoli finora. Analisi chiara e precisa.

    • PaoloRibichini

      troppo gentile