Roma al Pd, una vittoria a metà
C’è veramente poco da ridere. La débâcle del centro-destra apre la strada ad un “cappotto” del Pd. Ma non è stata una vittoria dei democratici, piuttosto un fallimento del centro-destra. Un problema di qualità della classe dirigente – che ha dimostrato la sua pochezza amministrando importanti città italiane – ma anche un problema di autorevolezza. Un fattore decisivo in una destra che non riesce a mettersi alle spalle il berlusconismo, non per nostalgia, ma per incapacità di identificare una nuova leadership, una novità non solo di facciata ma anche e soprattutto di contenuti.
Vince solo l’astensione. Così, il centro-destra – senza Berlusconi – esce con le ossa rotte. Sembra riacuirsi la differenza essenziale tra elezioni politiche e quelle amministrative: se nelle seconde la sinistra è stata sempre più forte, tra gli elettori di destra – tra i quali ci sono certamente anche molti delusi – a queste elezioni comunali si è preferito rimanere a casa piuttosto che andare alle urne. Questo è evidente guardando all’impressionante astensione che ha riguardato il primo e soprattutto il secondo turno.
Il Pd vince, ma non guadagna voti. L’esempio più lampante è stato quello di Ignazio Marino a Roma. Ha conquistato 664mila voti, con una percentuale record che sfiora il 64%. Francesco Rutelli, solo cinque anni fa, prendendo circa lo stesso numero di preferenze, aveva perso. Per questo per il Pd c’è veramente poco da ridere. Complice la scelta – attraverso le primarie – di un personaggio che non ha un grosso appeal elettorale, complice la presenza del MoVimento 5 Stelle che ha favorito una certa frammentazione, complice la distanza – rispetto a cinque anni fa – dalle elezioni politiche e un clima di generale delusione verso la politica, anche chi vince oggi si ritrova a fare i conti con la caduta dei consensi.
Ora rinnovamento. Quindi, se quella del Pdl è una débâcle clamorosa, nonostante i sondaggi nazionali, quella del Pd è una non vittoria (per dirla alla Grillo) se alle elezioni non conta solo vincere ma essere rappresentativi di un elettorato. E se è vero che il Pd riesce comunque ad arginare l’emorragia di voti molto più di Pdl e M5S, è pur vero che un profondo ragionamento va fatto. Altrimenti, ritenere che la mezza vittoria di ieri sia un successo stellare come ha dichiarato senza giri di parole il segretario Pd Guglielmo Epifani, non farà bene ad un partito che ha seriamente bisogno di rinnovarsi.