Marea Nera, Halliburton nascose prove vitali
La Bp non è l’unica responsabile del disatro ambientale del Golfo del Messico 2010. La società che gestiva il pozzo petrolifero di Macondo, la Halliburton, ricostruì già pochi giorni dopo l’esplosione delle tubature una simulazione attendibile dei fatti: per sfuggire alla sua responsabilità, distrusse le simulazioni compromettenti e i calcoli. Ora Bp cerca di rivalersi, ammortizzando i 4,5 miliardi di dollari di multa a cui è stata condannata. E anche sul Corexit spuntano verità scomode.
Galeotto fu il video. L’esplosione della tubatura di estrazione del pozzo di Macondo, tre anni fa, è rimasta a lungo un mistero. Cosa aveva fatto cedere la struttura? Secondo l’accusa, una cattiva gestione da parte della Bp, proprietaria del pozzo, che a sua volta cercava di scaricare il barile sulla Halliburton, effettivo gestore della piattaforma. A dicembre 2012 la British Petroleum è stata definitivamente condannata a pagare un risarcimento da 4,5 miliardi di dollari alle parti civili e allo Stato americano, il più grande risarcimento della storia Usa. Per rientrare delle perdite, il colosso petrolifero ha chiamato in causa la Halliburton, pretendendo 20 miliardi di dollari di danni per aver volontariamente cancellato le prove chiave del disastro.
Nel dettaglio, la Halliburton realizzò due simulazioni attendibili di cosa fosse successo, il 20 aprile 2010, sotto la piattaforma Deepwater Horizon. Entrambe mostravano la responsabilità della società di gestione petrolifera nella cattiva manutenzione delle condotte. Per questo motivo, la Halliburton distrusse tali prove, mai mostrate al processo Bp. Ora il Dipartimento di Giustizia americano ha reso noto che “la distruzione di prove è stata accertata”. E il processo alla Halliburton si avvia a conclusione. Finirà forse per guadagnarci, la British Petroleum?
A margine della vicenda giudiziaria (di chi è la colpa?), le acque del Golfo del Messico non sono più le stesse. Per fermare lo sversamento di petrolio, furono buttate tonnellate di Corexit sulla macchia oleosa: si tratta di un agente chimico capace, secondo i suoi fornitori, di “ripulire” tutto, come fosse “sapone da lavastoviglie”. Si scopre ora che la combinazione tra Corexit e petrolio è più tossica del petrolio stesso: lo dimostra il rapporto pubblicato da Gap (Government accountability project), la più attiva fra le associazioni americane che sostengono i “whistleblower”, gli insider come Edward Snowden che denunciano le malefatte delle aziende in cui lavorano. Ed ora i fondali dell’area di Macondo sembrano ridotti alla Valle della Morte.
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