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Diritto di critica | July 27, 2024

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Il Governo alla sfida delle tasse: abbassarle per salvare l'economia

Il Governo alla sfida delle tasse: abbassarle per rilanciare l’economia

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Scritto da Francesco Rossi

L’economia italiana rischia di morire di tasse. Ad affermarlo, una volta di più, è un report di Confcommercio che disegna un paese oppresso dal giogo di una pressione fiscale in continua crescita. Sangalli, presidente dell’associazione dei commercianti, chiede al Governo un impegno per ridurre il peso del fisco su famiglie ed imprese. Il Ministro dell’Economia, Saccomanni, assicura che provvedimenti di questo tipo sono già in agenda. Ma il timore è che a mancare siano i soldi.

Le cifre. Secondo i calcoli di Confcommercio, realizzati a partire da statistiche targate Istat, in Italia, la pressione fiscale apparente è al 44,6% rispetto al Pil. Ma il valore sale fino al 54% se si tiene in considerazione il “sommerso”, ovvero i redditi prodotti da coloro che si sottraggono al fisco. Nessun altro paese, tra quelli analizzati, riesce a fare peggio: in Danimarca le tasse si mangiano il 51% del Pil, in Francia poco più del 50%, nel Regno Unito il 40%, in Spagna il 36,7%. E L’Italia spicca in vetta alla classifica anche per quanto riguarda il peso economico dell’evasione. L’economia sommersa vale ormai 272 miliardi di euro; oltre il 17% del Pil nazionale, quindi, sfugge all’Agenzia delle Entrate. In Europa nessuno ci batte: la Spagna è al 9,5%, il Regno Unito si ferma al 6,7%, la Francia al 3,9%, la Germania, che non fornisce dati ufficiali, è stimata al 13%. Numeri che confermano il rischio di una spirale capace di trascinare definitivamente a fondo la nostra economia: evasione ed aumento della pressione fiscale si alimentano a vicenda.

Le richieste dei commercianti. Alla luce di queste cifre, il presidente di Confcommercio, Carlo Sangalli, chiede a gran voce al Governo interventi che normalizzino il peso del fisco italiano. In particolare: no all’aumento dell’Iva dal 21 al 22% e rimodulazione dell’Imu su prima casa ed edifici industriali. Il Ministro dell’Economia Saccomanni ha fatto sapere che si tratta di interventi già in agenda, considerati realizzabili. In ballo ci sarebbero anche azioni mirate per alleggerire il cuneo fiscale, ovvero il peso delle tasse sul costo del lavoro. “Ridurre la pressione fiscale”, ha affermato Saccomanni, “è una priorità di questo esecutivo”.

I nodi del Governo. In realtà, per ora, il Governo Letta si è limitato a posticipare il problema, sospendendo sia l’aumento dell’Iva che il pagamento dell’Imu sull’abitazione principale. Un modo per prendere tempo e verificare la reperibilità della copertura economica per interventi più radicali. In autunno, però, quando si tratterà di mettere mano alla legge di stabilità, la questione dovrà essere affrontato per forza. I ministri competenti sono già al lavoro per racimolare circa 11 miliardi: 4-5 servono per rimodulare Imu e Tares (tassa su rifiuti e servizi), altri 4 per cancellare l’aumento dell’Iva, infine 2 andrebbero a scongiurare l’incremento dei ticket sanitari previsto per gennaio 2014. Tanti soldi, forse troppi. Per metterli insieme l’esecutivo conta su tre opzioni: una corposa spending review (ovvero tagli alla spesa pubblica), i benefici di tassi di interessi più bassi sul debito (grazie al calo degli spread) e un surplus del gettito Iva, reso possibile dallo sblocco dei pagamenti della Pubblica Amministrazione alle imprese. Un piano piuttosto coraggioso; anche perchè, nel frattempo, bisogna tenere d’occhio il rapporto deficit/pil, che non deve tornare sopra il 3%. Il rischio è che la coperta risulti, ancora una volta, troppo corta.