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Diritto di critica | April 19, 2024

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Renzi e il doppio filo che lo lega a Enrico Letta

enrico-letta-matteo-renziL’ANALISI – Renzi non abbandonerà Enrico Letta. E’ questa l’evidenza più chiara che esce dalle primarie del Partito democratico. Il sindaco di Firenze, infatti, non può sganciarsi dal governo senza rischiare di veder sfumare per sempre la sua aspirazione a guidare il governo del Paese. Renzi ha bisogno di Letta così come l’attuale premier dipende dal neosegretario Pd.

Se Renzi mira a diventare il Tony Blair italiano, Enrico Letta aspira ad un ruolo istituzionale che non ne faccia sfumare la presenza politica una volta archiviato questo esecutivo. Alle porte, infatti, ci sono da un lato le europee e dall’altro – sebbene possa suonare inverosimile – la presidenza della Repubblica, dal 2016 in poi. Tutte opzioni per un Enrico Letta che in questi mesi ha saputo farsi valere nonostante una situazione politica schiava dei diktat e dei processi dell’ex Cavaliere e che adesso non può cadere nel dimenticatoio.

Ma a Renzi non conviene far cadere il governo anche per una questione di numeri: il Partito democratico che si trova a timonare, infatti, naviga accerchiato da caravelle agguerrite: il centrodestra, passata la pantomima di un Alfano pugnalatore di Berlusconi, è quantomai compatto e secondo alcuni sondaggi sarebbe addirittura il 34,3%. A serrare le fila, infatti, ci sono il Nuovo Centrodestra, Forza Italia, Fratelli d’Italia, senza dimenticare una Lega Nord che potrebbe comunque scegliere di riagganciare l’attuale centrodestra ormai “purificato” da Berlusconi.

Ben diversa la situazione a sinistra, dove il Partito democratico – poco oltre il 28% nei sondaggi – può contare su SEL ridotta ormai a uno stabile quanto fragile 3,4% e su poco altro, salvo guardare al centro verso i movimenti più moderati e tecnocratici ma comunque non troppo influenti in termini percentuali.

Al Pd, insomma, dopo oltre 15 mesi di larghe intese con il centrodestra (iniziate con Mario Monti), manca un profilo politico e di alleanze capace di definirlo ancora come una forza di “centrosinistra”. Renzi avrà quindi anche l’arduo compito di ridare un volto al partito che intende riformare.

Twitter@emilioftorsello

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