Si vota per le province. Ma non le avevano abolite?
Consiglieri comunali e sindaci voteranno i nuovi organi provinciali. Ma tutti gli incarichi saranno a titolo gratuito
Domenica prossima si vota. No, state tranquilli: non dovete cercare in qualche cassetto la vostra tessera elettorale. Perché voi non voterete. Lo faranno i sindaci e i consiglieri comunali. Saranno loro a votare il rinnovo dei consigli provinciali. Sì, avete capito bene: le province ancora esistono, nonostante gli slogan di governo. Ma hanno subìto una profonda trasformazione.
Come funzionano le nuove province. Ma come? Renzi aveva dichiarato di averle abolite? In un certo senso è vero. Cioè le province hanno perso la propria indipendenza politica. Ma continuano ad esistere come enti amministrativi di secondo livello, cioè sono divenute il luogo di coordinamento e di raccordo delle varie amministrazioni comunali. Quindi le province sono vive e vegete, anche se molto ridimensionate. Infatti, non sarebbero potute essere cancellate (rimane questo l’obiettivo ultimo del governo) senza una modifica della Costituzione che avrebbe richiesto tempi molto più lunghi. Essenzialmente le province si occuperanno del coordinamento dei trasporti pubblici tra i comuni e del mantenimento e della realizzazione di strade per il trasporto privato. D’intesa con i comuni interessati, potranno anche provvedere alla gestione centralizzata dell’edilizia scolastica. Fine. Inoltre, ogni consigliere provinciale, essendo già consigliere comunale, non percepirà alcuna retribuzione. Il presidente della provincia deve essere sindaco del territorio.
In arrivo le città metropolitane. Alle province si sostituiscono in alcuni casi le città metropolitane, enti territoriali previsti dalla riforma della Costituzione entrata in vigore nel 2001 ma non ancora resi effettivi. Le città metropolitane hanno gli stessi poteri delle province, ma al loro interno cambia il rapporto tra i vari comuni, dando maggior peso al comune centrale al quale la città metropolitana ruota. Il sindaco del capoluogo diviene quindi automaticamente sindaco della città metropolitana e svolgerà questo incarico gratuitamente. Non è prevista una giunta.
Padri della riforma? Delrio e…Letta. Questa riforma, di cui Matteo Renzi rivendica la paternità, è in realtà un lungo percorso legislativo portato avanti dall’attuale sottosegretario alle Presidenza del Consiglio Graziano Delrio, sotto il governo Letta. In ogni caso il ddl Delrio prevedeva già sotto il precedente esecutivo che gli organi provinciali venissero eletti dai consiglieri comunali e non più dai cittadini. Le procedure di elezione inizieranno il 28 settembre e si concluderanno solo il 12 ottobre, e riguarderanno 64 province e 8 Città metropolitane.
Domenica prossima si vota. No, state tranquilli: non dovete cercare in qualche cassetto la vostra tessera elettorale. Perché voi non voterete. Lo faranno i sindaci e i consiglieri comunali. Saranno loro a votare il rinnovo dei consigli provinciali. Sì, avete capito bene: le province ancora esistono, nonostante gli slogan di governo. Ma hanno subìto una profonda trasformazione.
Come funzionano le nuove province. Ma come? Renzi aveva dichiarato di averle abolite? In un certo senso è vero. Cioè le province hanno perso la propria indipendenza politica. Ma continuano ad esistere come enti amministrativi di secondo livello, cioè sono divenute il luogo di coordinamento e di raccordo delle varie amministrazioni comunali. Quindi le province sono vive e vegete, anche se molto ridimensionate. Infatti, non sarebbero potute essere cancellate (rimane questo l’obiettivo ultimo del governo) senza una modifica della Costituzione che avrebbe richiesto tempi molto più lunghi. Essenzialmente le province si occuperanno del coordinamento dei trasporti pubblici tra i comuni e del mantenimento e della realizzazione di strade per il trasporto privato. D’intesa con i comuni interessati, potranno anche provvedere alla gestione centralizzata dell’edilizia scolastica. Fine. Inoltre, ogni consigliere provinciale, essendo già consigliere comunale, non percepirà alcuna retribuzione. Il presidente della provincia deve essere sindaco del territorio.
In arrivo le città metropolitane. Alle province si sostituiscono in alcuni casi le città metropolitane, enti territoriali previsti dalla riforma della Costituzione entrata in vigore nel 2001 ma non ancora resi effettivi. Le città metropolitane hanno gli stessi poteri delle province, ma al loro interno cambia il rapporto tra i vari comuni, dando maggior peso al comune centrale al quale la città metropolitana ruota. Il sindaco del capoluogo diviene quindi automaticamente sindaco della città metropolitana e svolgerà questo incarico gratuitamente. Non è prevista una giunta.
Padri della riforma? Delrio e…Letta. Questa riforma, di cui Matteo Renzi rivendica la paternità, è in realtà un lungo percorso legislativo portato avanti dall’attuale sottosegretario alle Presidenza del Consiglio Graziano Delrio, sotto il governo Letta. In ogni caso il ddl Delrio prevedeva già sotto il precedente esecutivo che gli organi provinciali venissero eletti dai consiglieri comunali e non più dai cittadini. Le procedure di elezione inizieranno il 28 settembre e si concluderanno solo il 12 ottobre, e riguarderanno 64 province e 8 Città metropolitane.
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Non è vero che le province sono un “luogo di coordinamento e di raccordo delle varie amministrazioni comunali”; l’elenco delle funzioni indicato dall’autore è incompleto.
Le funzioni fondamentali delle province sono stabilite dall’art. 1, comam 85°, della legge “Delrio” 56/2014, e sono:
a) pianificazione territoriale provinciale di coordinamento,
nonche’ tutela e valorizzazione dell’ambiente, per gli aspetti di
competenza;
b) pianificazione dei servizi di trasporto in ambito provinciale,
autorizzazione e controllo in materia di trasporto privato, in
coerenza con la programmazione regionale, nonche’ costruzione e
gestione delle strade provinciali e regolazione della circolazione
stradale ad esse inerente;
c) programmazione provinciale della rete scolastica, nel rispetto
della programmazione regionale;
d) raccolta ed elaborazione di dati, assistenza
tecnico-amministrativa agli enti locali;
e) gestione dell’edilizia scolastica;
f) controllo dei fenomeni discriminatori in ambito occupazionale e
promozione delle pari opportunita’ sul territorio provinciale.
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