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Diritto di critica | April 19, 2024

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La Tunisia cambia rotta, la strambata delle elezioni

di | 01 Nov 2014Aggiungi questo articolo al tuo Magazine su Flipboard

L’ANALISI – In Tunisia vincono i laici del Nidaa Tounes. Il messaggio è chiaro, i tunisini non hanno gradito il governo islamista. Brutto colpo per Ennahda che passa da 89 seggi a 69 all’Assemblea dei Rappresentanti del Popolo, mentre Nidaa Tounes ne ha guadagnati 85 su 217. Vengono poi l’Unione patriottica libera (Upl) dell’uomo d’affari Salim Riahi con 16 seggi, il Fronte popolare (15 seggi) e il partito Afek Tunes (8 seggi).

Gli 85 seggi conquistati non sono però sufficienti per poter governare stabilmente, sarà dunque necessario un accordo con i partiti di sinistra; sembra più remota la possibilità di una coalizione che includa anche Ennahda anche se non è da escludersi. Gli elettori di Nidaa Tounes non vedrebbero però di buon occhio una coalizione con gli islamisti ed è verosimile che se la situazione dovesse diventare ingovernabile si dovrà tornare alle urne nel 2015.

Come illustrato dal Coordinatore dei Nidaa Tounes in Italia, il dr. Mohsen Mouelhi, sono state segnalate parecchie difficoltà da parte dei votanti all’estero a causa di notevoli carenze organizzative, in particolare per quanto riguarda la collocazione dei seggi di voto e i nominativi di molti elettori che a causa delle modifiche ai passaporti avvenute nel 2011, non risultavano nelle liste. In ogni caso le percentuali dei partecipanti al voto sono state alte in diversi paesi europei come Germania e Francia (quest’ultima con una percentuale sopra al 50%); basso invece il flusso in Italia, con uno scarso 15%.

Per molti analisti la sconfitta di Ennahda, uscita vincitrice dalle elezioni del 2011, è il risultato di tre anni di cattivo governo che hanno deluso le aspettative dei tunisini nel dopo rivoluzione. La pessima gestione economica, il nepotismo, gli scandali finanziari ma soprattutto lo stato d’insicurezza generale legato al terrorismo, hanno portato molti tunisini a votare il nuovo partito laico fondato nel 2012 dall’ex primo ministro Beji Caid Essebsi.

Bisogna poi tenere in considerazione le condizioni in cui si andò al voto nel 2011: al di là della solidarietà emotiva per le persecuzioni subite dai suoi membri durante il periodo di Ben Ali, il partito di Gannouchi alle elezioni precedenti era l’unico veramente organizzato, mentre le altre forze politiche erano frammentate e incapaci di mettere in piedi una plausibile alternativa. Ci sono poi i numeri: Ennahda nel 2011 prese circa un milione e mezzo di voti ma con il 47,5% degli aventi diritto che non votarono e con più di due milioni di schede nulle.

Oggi però le cose sono cambiate e nonostante la feroce campagna elettorale, non soltanto in Tunisia ma anche all’estero, Ennahda è scesa a un milione di voti circa, una perdita consistente ed eloquente che non può non ricollegarsi ad alcuni avvenimenti scandalistici come il caso Sheratongate, la questione sicurezza, le problematiche legate alla disoccupazione (basta pensare alle proteste di Silana del 2012, quando centinaia di disoccupati vennero aggrediti con manganelli, gas lacrimogeno e pallini di piombo dalla polizia e i feriti furono più di 300). In risposta a tale ingiustificato attacco, gli abitanti di Silana lasciarono tutti la città.

In questi tre anni è poi emerso in modo drammatico il problema del terrorismo, con numerosi episodi di violenza, con jihadisti amnistiati dall’ex presidente Marzouki e fatti uscire dalle carceri, con elementi di Ansar al-Sharia (tra cui il famigerato gruppo “Milano”) annidati sulle montagne e che hanno in più occasioni teso imboscate all’esercito tunisino, come durante il Ramadan 2014, quando 20 soldati vennero trucidati dai terroristi. Ci sono poi stati tre omicidi politici, quello di Choukri Belaid e di Mohamed Brahmi, entrambi esponenti di sinistra e anti-islamisti e quello di Lotfi Naguedh, membro di Nidaa Tounes, aggredito e ucciso nel suo ufficio di Tataouine nell’ottobre del 2013.

La Tunisia ha dunque deciso di cambiare pagina e ora bisognerà soltanto trovare la necessaria stabilità di governo per poter mettere in atto tutti i passi necessari affinchè si possano migliorare le condizioni economiche e sociali del paese. Probabilmente ci vorrà del tempo ma le premesse ci sono tutte e non è un caso che la Francia, una volta saputo l’esito delle elezioni, ha tolto tutti i rischi di viaggio per quanto riguarda la Tunisia, considerata ora paese sicuro.

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