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Diritto di critica | July 22, 2024

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Cina, no al golf e all'amante. La crociata di Pechino

Alle prese con i problemi strutturali che stanno emergendo nel gigante asiatico, il Presidente Xi Jinping introduce nuove regole di moralità. Ma serviranno?

Basta con l’adulterio, i party scatenati e le partite a golf. La stretta del Partito Comunista sui propri iscritti è senza diritto di replica. La missione dei dirigenti è quella di un ritorno agli incorruttibili valori cinesi. E pensare che in Cina il livello di potere e successo nella società, casta dei funzionari compresa, passa anche dal numero di amanti che si hanno e dalle quantità di feste stravaganti che si organizzano. Fatto sta che il Presidente Xi Jinping e il temibile Politburo comunista hanno redatto una lista di otto regole da seguire, in vigore dal 12 ottobre scorso, per «mantenere una famiglia armoniosa» e lottare contro quella corruzione (di stampo occidentale, precisano) che ritengono possa minacciare persino il potere e la tenuta del governo. I media cinesi hanno diffuso la notizia solo pochi giorni fa. In caso di violazioni, previste varie sanzioni, tra le quali l’espulsione dal partito.

In this handout from OneAsia taken on December 6, 2014, Wu Ashun of China celebrates a birdie putt during the Foursome format of the Dongfeng Nissan Cup, China v’s Asia-Pacific, a OneAsia, Ryder Cup style Match Play event at the Foison Golf Club, Guangzhou. AFP PHOTO/ Paul Lakatos / OneAsia -----EDITORS NOTE---- RESTRICTED TO EDITORIAL USE - MANDATORY CREDIT "AFP PHOTO / OneAsia / Paul Lakatos" - NO MARKETING NO ADVERTISING CAMPAIGNS - DISTRIBUTED AS A SERVICE TO CLIENTS

Stop a banchetti luculliani e al golf Tra le abitudini da abbandonare (forse un bene per le casse pubbliche), quella di spendere fior di soldi nei giganteschi ricevimenti dati dai rappresentanti più in vista del partito, durante i quali si consumavano chili di pesce pregiato e fiumi di liquore “maotai”, per non parlare degli yuan sperperati in coreografie e intrattenimento. Vietato poi favorire i familiari abusando del proprio potere, avere una relazione extraconiugale (e qui si metteranno in difficoltà i moltissimi cinesi “abituati” a mantenere giovani amanti) e giocare a golf, in uno dei lussuosissimi campi sorti negli anni passati nelle metropoli del Paese. La guerra allo sport con la mazza, visto come simbolo di corruzione e vizio, era cominciata nel 2004, con la proibizione, poco osservata, di costruire nuovi campi da gioco, e la minaccia di arresti e sanzioni da parte della Commissione di Disciplina del partito. Di fatto, i campi da golf sono triplicati tra il 2004 e il 2009 (un quotidiano cinese parlò di “oppio verde”), e solo nella primavera scorsa il governo ha annunciato la chiusura di 66 prati a buche realizzati illegalmente. Il nuovo regolamento, nello specifico, parla di divieto di «ottenere, conservare o usare tessere soci (pagate con fondi non propri) per palestre, locali, golf club o per entrare in circoli privati d’ogni sorta». Solo nel mese di settembre, secondo i giornali locali, almeno sessanta impiegati statali sono stati puniti per aver speso denaro pubblico giocando a golf, o per essere stati sorpresi sui campi mentre avrebbero dovuto trovarsi al lavoro. In Cina, per un imprenditore è fondamentale giocare con un funzionario: il golf è interazione sociale, scelta di investimenti, previsione di affari. Anche illegali.

Un partito da milioni di iscritti Attualmente, in Cina, i membri del partito Comunista sono 88 milioni, tutti soggetti esclusivamente al giudizio della Commissione disciplinare interna e non alla Corte penale dello Stato, almeno fino a quando non saranno espulsi per infrazioni. La rigida campagna anticorruzione di Xi Jinping è stata inaugurata nel 2012, con la preoccupazione di ribellioni e disordini nei confronti della “casta” di partito: così è percepita dal popolo cinese, che la ritiene da anni un covo di corrotti e privilegiati.

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