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Diritto di critica | April 26, 2024

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Vladimir Putin e i nuovi giochi di potere

Dialoga con Erdogan, stringe patti con la Cina e si accorda sul petrolio con gli arabi. L’abile diplomazia del Presidente russo

In barba alla valenza internazionale di Usa ed Europa, la partita diplomatica mondiale si gioca ad Est, con Putin ancora una volta arbitro e protagonista. Il G20 appena concluso in Cina, infatti, ha svelato importanti accordi economico-politici che la Federazione russa è riuscita a strappare annullando di fatto il suo isolamento, causato dalle sanzioni seguite all’invasione dell’Ucraina. O meglio, l’artefice di tanta abile diplomazia è nello specifico il Presidente russo, che a suon di provocazioni neanche troppo velate si è assicurato nuovi strategici interlocutori quali Arabia Saudita e Cina. E, ciliegina sulla torta, ha invitato a Mosca i leader Netanyhau e Abbas per rilanciare i negoziati di pace tra Israele e Palestina.

Il nuovo corso del petrolio? Dopo mesi di crisi e calo dei prezzi dovuto alla sovrapproduzione, è bastato l’accordo tra il ministro dell’Energia russo e quello arabo per far alzare immediatamente il valore di un barile di petrolio. L’Arabia Saudita, infatti, ha accettato la proposta di Mosca di cooperare per stabilire congiuntamente il prezzo del greggio: «Questo è un momento storico per i Paesi dell’Opec e per quelli, come la Russia, che non ne fanno parte – ha commentato il ministro dell’Energia sovietico Alexander Novak – in questo modo favoriremo anche gli investimenti a lungo termine e la stabilità del mercato». La collaborazione tra i due principali Paesi produttori di oro nero ha soddisfatto anche le altre Nazioni leader del settore, come Kuwait ed Emirati Arabi Uniti. Respinta per adesso, invece, l’idea di bloccare per sei mesi la produzione petrolifera, azione giudicata «non necessaria» dai vertici sauditi. Un accordo a metà, dunque, ma che a prescindere dall’ambigua posizione di Mosca nei confronti dell’Iran (nemico storico dell’Arabia ma alleato russo nel conflitto siriano), consente a Putin di ergersi anche ad alternativa, rispetto agli Stati Uniti, come garante della sicurezza nella delicata area mediorientale. Per il Presidente-stratega, quindi, si prospetta un successo non solo dal punto di vista economico.

57ce8aa2c461888f078b4723La Cina e lo “schiaffo” agli Usa Al G20 di Hangzhou Putin ha incontrato anche il suo omologo cinese Xi Jinping, in un’unione di intenti che almeno per ora mira a sottrarre agli Usa il ruolo di unica superpotenza mondiale. I due esponenti si sono trovati d’accordo nel voler contestare alla Corea del Sud l’installazione dello scudo missilistico “Terminal High Altitude Area Defence”. Ma nel piano di Putin il tête-à-tête con Jinping è servito soprattutto a rafforzare quella che è già una proficua partnership commerciale: la Russia soddisfa una buona percentuale del fabbisogno di petrolio e gas naturale del gigante asiatico. E ora il leader russo coccola il Presidente cinese per aprirsi a nuovi mercati e rilanciare il commercio estero, limitando così i danni causati dalle sanzioni internazionali inflittagli da Usa ed Europa.

Un gioco su più tavoli In attesa di conoscere il nuovo Presidente degli Stati Uniti, Putin si mostra insomma abilissimo nell’anticipare Obama e muoversi nello scacchiere geopolitico mondiale con lungimiranza e provocazione. Gli Usa non avranno gradito la stretta di mano con tanto di promessa di nuovi accordi con la premier inglese Theresa May, emblema di una Gran Bretagna fresca di Brexit e in attesa di riorganizzare parte della sua economia. Le manovre diplomatiche di Putin e il fallito vertice a due con Obama sulla Siria («Manca la fiducia») non fanno che allontanare sempre di più Russia e Stati Uniti.