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Diritto di critica | July 27, 2024

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Passione e mistero nella Napoli di Ozpetek - Diritto di Critica

Una città mistica e sensuale fa da sfondo all’ultima fatica del regista turco, tra citazioni, tormenti e bellezza.

Una notte di passione tra due sconosciuti, un misterioso omicidio e un dramma familiare che torna a galla e diventa il vero fulcro del film. Con “Napoli velata” Ferzan Ozpetek ci coinvolge ancora, in due ore che volano, in un’esperienza sensoriale su più livelli, svelando con sorprendente leggerezza un impianto narrativo complesso, che vede protagonista Giovanna Mezzogiorno, vivida e carnale, circondata da quadri di umanità bellissimi, pittoreschi e decadenti. Coprotagonista è il lanciatissimo Alessandro Borghi, da poco apparso nel controverso “The Place” di Genovese. Accanto a loro nomi di grande bravura come Anna Bonaiuto, Isabella Ferrari, Luisa Ranieri, Lina Sastri e Beppe Barra.

Colori, suoni, stati d’animo intensi e repentini finiscono per distrarre da alcuni dettagli narrativi spiazzanti e poco convincenti. La vicenda più intima del personaggio di Adriana ha il sopravvento, la sua anima tormentata prende vita nelle stanze mausoleo del palazzo d’infanzia, ricco di opere d’arte e segreti, e si rivela quasi completamente. La cinepresa indugia sui dettagli, si lascia andare a citazioni hitchcockiane, a volte taglia prospettive e geometrie; ci nasconde i ricordi che riusciamo solo a sentire, nelle voci e nella musica.

In sottofondo, la Napoli che il regista turco fa subito propria e coglie nella sua essenza, peraltro già conosciuta ai più: una città personificata sospesa nel tempo, mistica, sensuale e allo stesso tempo moderna e “nervosa”. Un tema, quello di “Napoli velata”, che avrebbe potuto svolgersi in qualsiasi altro posto, ma che qui ha finito per compiersi: «Quando l’ho conosciuta – ha dichiarato Ozpetek – ho imparato che Napoli non si vede ma si sente. Nelle sue viscere si mischiano magia e morte. Si tratta di una città che ha tre stratificazioni: tutti possono vedere le bellezze superficiali ma per comprenderla a pieno bisogna entrare nel suo ventre. Ha una luce diversa rispetto a qualunque altra città italiana. C’è una grande malinconia che intensifica i colori, già mi manca molto».

Quello che ti resta alla fine del film è la potenza dei segreti, la sensazione che sotto ad uno strato ci sia sempre dell’altro, e poi dell’altro ancora. E che, almeno qui, Bellezza, mistero e tormenti siano indissolubilmente legati, ad ogni angolo, scorcio o storia di vita.