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Diritto di critica | October 3, 2024

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Bolsonaro: chi è l’uomo che vuole cambiare il Brasile – Parte seconda

Carriera e affari di famiglia: l'altra storia di un candidato politicamente scorretto.

Bolsonaro: chi è l’uomo che vuole cambiare il Brasile – Parte seconda

Di Virgilio Bartolucci

La dialettica nuda e cruda di Bolsonaro ha attratto l’elettorato cucendogli addosso il ruolo di personaggio sgradito perché scomodo. Il neo presidente brasiliano non è però una figura totalmente nuova. In politica dal 1988 – quando divenne consigliere comunale a Rio de Janeiro – e con sette legislature alle spalle, Bolsonaro non ha mai brillato per l’intraprendenza delle sue iniziative: appena due i progetti di legge approvati. In compenso ha cambiato molti partiti, tutti di stampo cristiano conservatore. Quello che non ha mai cambiato, invece, è la sfilza di ritratti dei presidenti alternatisi alla guida del Brasile lungo il quindicennio della dittatura militare, rimasti appesi alle pareti del suo ufficio. Una sorta di biglietto da visita. Della sua fedeltà alle forze armate ed al loro credo di ordine e disciplina, del resto, ha fatto l’arma vincente per conquistare un Paese sconvolto dalla corruzione e dalla violenza figlia degli enormi squilibri sociali. Eppure la sua carriera di soldato sembra esser stata tutt’altro che esemplare. Infatti Bolsonaro, entrato nell’esercito diciottenne, a soli 32 anni era già fuori. Irrequieto, dal temperamento sanguigno e insofferente agli ordini, l’unico assalto che sembra aver guidato è quello per ottenere un aumento di stipendio.

Affari di famiglia A ben vedere questa non è l’unica incongruenza del neo presidente. Ad esempio, pur dichiarandosi grande sostenitore della famiglia tradizionale e ferreo difensore del matrimonio, si è sposato per tre volte. L’ultima moglie, Michelle Reinaldo, era segretaria alla Camera dei deputati, compito che ha di fatto continuato a svolgere dopo l’attentato di cui è stato vittima Bolsonaro in campagna elettorale. C’è da scommettere che da first lady continuerà ad essere un pilastro fondamentale nell’ascesa del marito. Anche la sua seconda moglie, Ana Cristina Valle, è legata alla politica, avendo corso alle ultime elezioni (senza fortuna) e nonostante avesse conservato il cognome del marito. Sembra tra l’altro che la candidatura sia giunta per ricomporre i forti contrasti seguiti alla separazione. L’ex moglie aveva denunciato Bolsonaro per minacce prima di trasferirsi all’estero per paura di ritorsioni. Una versione poi fortemente ridimensionata dalla stessa donna. Da buon populista Jair Bolsonaro non ha mai mancato di attaccare coloro che sfruttano la politica per farsi gli affari propri e ricevere un lauto stipendio. Peccato che i tre figli avuti dal primo matrimonio abbiano tutti seguito le orme del padre. All’ultima tornata elettorale il primo e il secondo sono diventati rispettivamente deputato e senatore. Entrambi eletti con un consenso oceanico: a San Paolo, città natale di Bolsonaro, il secondogenito,  Eduardo, è stato eletto addirittura con 1,8 milioni di voti. Un record mai raggiunto prima in tutta la storia del Brasile. Pieno di voti anche per il maggiore, eletto deputato a Rio de Janeiro. Solo il terzogenito non ha corso in quanto già consigliere comunale.

Deriva all’estrema destra? La pancia dell’elettorato ha affidato le chiavi di un Paese considerato fino a non molti anni fa un esempio di riformismo e democrazia ad un presidente di estrema destra che definire fascista è tutt’altro che esagerato. Oltre ad ispirarsi a Trump, infatti, Bolsonaro è grande ammiratore del presidente filippino Rodrigo Duterte, soprannominato il castigatore, uno che ama paragonarsi a Hitler, capace di chiudere la bocca alla stampa e risolvere il problema droga con squadroni della morte pronti a massacrare migliaia di presunti criminali sulla base di processi farsa. Affinità sintetizzabili in una frase che il neo presidente pronunciò nel lontano ‘99: “Non cambierà mai nulla in questo paese attraverso il voto. Niente. Assolutamente niente. Le cose cambieranno solo quando inizierà una guerra civile e noi faremo il lavoro che il regime militare non ha fatto”. Se queste sono le premesse è chiaro che da domani il Brasile cambierà. Resta da vedere come.