Bolsonaro: chi è l’uomo che vuole cambiare il Brasile – Parte prima
Partito come outsider, trionfa alle presidenziali e promette di usare il pugno duro. Storia di un candidato politicamente scorretto.
Di Virgilio Bartolucci
Jair Messias Bolsonaro è Presidente del Brasile. Col 55,2% dei voti, il rappresentante del Partito social-liberale si è imposto al ballottaggio sul candidato del Partito dei lavoratori Fernando Haddad, fermo al 44,7%. “Bolsonazi”, come è soprannominato dai suoi oppositori, è pronto a guidare il Paese col pugno di ferro. Un Paese che cambia faccia sotto la guida di un ex militare, un duro, l’outsider riuscito a portare la maggioranza dei brasiliani dalla sua parte, contro la paura per la spaventosa criminalità che affligge una Nazione inondata dal sangue di 64 mila omicidi l’anno.
Alla pancia del Brasile Populista di estrema destra, nemico giurato di socialisti e comunisti, Bolsonaro ama parlare senza censura e scatenare gli animi attaccando afroamericani, omosessuali e donne. Tuttavia in tanti lo hanno votato, convinti da un passato politico privo di ombre trascorso in piccoli partiti tenuti sempre a debita distanza dal potere vero. Il nuovo leader piace ai latifondisti e alla grande industria per le idee ultra liberiste. Il mondo degli affari scommette su di lui: sulle privatizzazioni, su minori controlli, sull’uscita dagli accordi internazionali sul clima che limitano l’inquinamento. Da quando il suo nome è entrato in corsa per la presidenza, la Borsa brasiliana ha guadagnato il 15 per cento. Piace alle forze armate, scese in strada a festeggiare il ritorno di un militare alla guida del Paese dopo più di trent’anni. Piace alle potenti congregazioni evangeliche. E piace ad una piccola e media borghesia stufa del socialismo inaugurato da Lula, ritenuto colpevole di aver trascinato il Brasile in una gigantesca recessione. Bolsonaro ha intercettato il voto di pancia di una Nazione sfiduciata e disgustata a cui ha promesso Dio, patria, famiglia e una buona dose di violenza per rimettere le cose a posto.
Un successo mediatico Brasiliano di origini italiane – il suo cognome in origine era Bolzonaro con la “z” – il neo presidente avrebbe intenzione di prendere la nostra cittadinanza, così «per avere un Paese in cui rifugiarsi alla bisogna», ha detto. Intanto ha promesso a Salvini di assicurare alla giustizia italiana Cesare Battisti. Affermatosi sui social in spregio della tv e dei media tradizionali che lo hanno sempre attaccato, Bolsonaro è però diventato famoso proprio grazie alla televisione, partecipando ai programmi del primo pomeriggio, mostrando un volto a tratti ironico. E facendosi conoscere da una fascia di pubblico molto vasta e trasversale, terrorizzata dalle difficoltà economiche e dalla delinquenza. Le sue comparsate televisive si sono fatte via via sempre più polemiche, decretandone il ruolo di politicamente scorretto. Più aumentavano gli attacchi della stampa e dei media classici, più la sua popolarità sui social esplodeva con un numero di notizie a suo favore, cresciute in misura direttamente proporzionale alle bufale attribuite ai suoi avversari.
Abile stratega A nulla è servito lo sputo in faccia che il deputato di sinistra e attivista della comunità gay, Jean Wyllys, gli ha rifilato durante una seduta della Camera, dopo aver ricevuto volgari offese. La popolarità di Bolsonaro è cresciuta costantemente, fino a toccare il culmine quando un militante di estrema sinistra lo ha accoltellato al temine di un comizio. L’attentato che lo ha costretto a fare campagna elettorale da un letto d’ospedale ha giocato un ruolo determinante, assumendo i contorni della reazione congiunta di criminalità e vecchi poteri forti schierati a difesa dello status quo. Da campione della reazione, da nostalgico della dittatura, Bolsonaro è sembrato incarnare l’unica speranza di cambiare uno Stato allo sfascio. Dalla sua il neo Presidente ha potuto vantare una carriera politica immacolata, gloriandosi di aver cresciuto i suoi cinque figli con il solo stipendio di deputato (con il quale è riuscito, peraltro, ad assicurare alla sua famiglia più di 10 immobili in zone centrali di Rio). Passata sotto il microscopio, l’onestà di Bolsonaro è risultata inattaccabile, e dopo le vicende che hanno sconvolto il Brasile del secondo millennio non è poco.
(Continua)
Di Virgilio Bartolucci
Jair Messias Bolsonaro è Presidente del Brasile. Col 55,2% dei voti, il rappresentante del Partito social-liberale si è imposto al ballottaggio sul candidato del Partito dei lavoratori Fernando Haddad, fermo al 44,7%. “Bolsonazi”, come è soprannominato dai suoi oppositori, è pronto a guidare il Paese col pugno di ferro. Un Paese che cambia faccia sotto la guida di un ex militare, un duro, l’outsider riuscito a portare la maggioranza dei brasiliani dalla sua parte, contro la paura per la spaventosa criminalità che affligge una Nazione inondata dal sangue di 64 mila omicidi l’anno.
Alla pancia del Brasile Populista di estrema destra, nemico giurato di socialisti e comunisti, Bolsonaro ama parlare senza censura e scatenare gli animi attaccando afroamericani, omosessuali e donne. Tuttavia in tanti lo hanno votato, convinti da un passato politico privo di ombre trascorso in piccoli partiti tenuti sempre a debita distanza dal potere vero. Il nuovo leader piace ai latifondisti e alla grande industria per le idee ultra liberiste. Il mondo degli affari scommette su di lui: sulle privatizzazioni, su minori controlli, sull’uscita dagli accordi internazionali sul clima che limitano l’inquinamento. Da quando il suo nome è entrato in corsa per la presidenza, la Borsa brasiliana ha guadagnato il 15 per cento. Piace alle forze armate, scese in strada a festeggiare il ritorno di un militare alla guida del Paese dopo più di trent’anni. Piace alle potenti congregazioni evangeliche. E piace ad una piccola e media borghesia stufa del socialismo inaugurato da Lula, ritenuto colpevole di aver trascinato il Brasile in una gigantesca recessione. Bolsonaro ha intercettato il voto di pancia di una Nazione sfiduciata e disgustata a cui ha promesso Dio, patria, famiglia e una buona dose di violenza per rimettere le cose a posto.
Un successo mediatico Brasiliano di origini italiane – il suo cognome in origine era Bolzonaro con la “z” – il neo presidente avrebbe intenzione di prendere la nostra cittadinanza, così «per avere un Paese in cui rifugiarsi alla bisogna», ha detto. Intanto ha promesso a Salvini di assicurare alla giustizia italiana Cesare Battisti. Affermatosi sui social in spregio della tv e dei media tradizionali che lo hanno sempre attaccato, Bolsonaro è però diventato famoso proprio grazie alla televisione, partecipando ai programmi del primo pomeriggio, mostrando un volto a tratti ironico. E facendosi conoscere da una fascia di pubblico molto vasta e trasversale, terrorizzata dalle difficoltà economiche e dalla delinquenza. Le sue comparsate televisive si sono fatte via via sempre più polemiche, decretandone il ruolo di politicamente scorretto. Più aumentavano gli attacchi della stampa e dei media classici, più la sua popolarità sui social esplodeva con un numero di notizie a suo favore, cresciute in misura direttamente proporzionale alle bufale attribuite ai suoi avversari.
Abile stratega A nulla è servito lo sputo in faccia che il deputato di sinistra e attivista della comunità gay, Jean Wyllys, gli ha rifilato durante una seduta della Camera, dopo aver ricevuto volgari offese. La popolarità di Bolsonaro è cresciuta costantemente, fino a toccare il culmine quando un militante di estrema sinistra lo ha accoltellato al temine di un comizio. L’attentato che lo ha costretto a fare campagna elettorale da un letto d’ospedale ha giocato un ruolo determinante, assumendo i contorni della reazione congiunta di criminalità e vecchi poteri forti schierati a difesa dello status quo. Da campione della reazione, da nostalgico della dittatura, Bolsonaro è sembrato incarnare l’unica speranza di cambiare uno Stato allo sfascio. Dalla sua il neo Presidente ha potuto vantare una carriera politica immacolata, gloriandosi di aver cresciuto i suoi cinque figli con il solo stipendio di deputato (con il quale è riuscito, peraltro, ad assicurare alla sua famiglia più di 10 immobili in zone centrali di Rio). Passata sotto il microscopio, l’onestà di Bolsonaro è risultata inattaccabile, e dopo le vicende che hanno sconvolto il Brasile del secondo millennio non è poco.
(Continua)