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Diritto di critica | April 26, 2024

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Cassino invasa dal corteo, ma la Fiat tira dritto - Diritto di critica

Cassino invasa dal corteo, ma la Fiat tira dritto

Fiom e Cub occupano le strade del piccolo centro industriale della Ciociaria, ma la produzione in fabbrica prosegue (anche se a rilento). Dai megafoni gridano: non ci piegheremo. Ma il fronte sindacale è diviso e conflittuale. Nessun politico presente al corteo: e la beffa di Trenitalia incrementa la tensione.

Cassino spaccata e contesa come Mirafiori: tutti sanno che sarà questo il nuovo terreno di scontro tra Marchionne e i lavoratori. Qui infatti l’azienda prevede di applicare, dopo la sofferta ma decisiva vittoria del referendum toriese, lo stesso metodo produttivo. Giova ricordarne i tratti salienti: incremento delle ore lavorative da 8 a 10, spostamento a fine turno delle pause, scelta aziendale dei rappresentanti sindacali con soppressione delle Rsu, stretta sui permessi di malattia. Il tutto, ricordano alla Fiom, per 32 euro al giorno.

Il corteo è stato imponente, date le circostanze. Venti pullman e due treni (più uno non pervenuto, come vedremo) portano a diverse migliaia i manifestanti accorsi al richiamo di sciopero generale indetto dalla Fiom, a cui hanno aderito i Comitati unitari di Base e l’Unione dei Sindacati di Base. Oltre ad un numero imprecisato di sigle minori, come l’Orsa, e a larghe fette della Cgil: anche senza il sostegno della direzione centrale, infatti, i pensionati, i lavoratori del settore cultura-istruzione-conoscenza e gli industriali della Cgil hanno partecipato al corteo. Ma ancora più importante, dal punto di vista simbolico, è stata la partecipazione degli studenti universitari e medi, a dimostrazione che la saldatura tra operai e studenti è ancora possibile e attuale, anche nelle realtà più periferiche.

La manifestazione si è svolta interamente nel centro storico di Cassino: dopo la concentrazione nel Piazzale Miranda, riempito completamente dai manifestanti già alle 10 e mezza, il corteo si è snodato per via Dante, via Bonomi, poi il Corso Repubblica ed Enrico de Nicola. In piazza De Gasperi il palco per il comizio finale, che si è spaccato in due a causa delle divergenze tra Cub e Fiom. Una manifestazione pacifica e rumorosa, come le stesse forze dell’ordine hanno riconosciuto (erano state dispiegate 7 camionette della polizia statale e 3 dei carabinieri per garantire l’ordine). Ma all’interno del fronte sindacale i dissapori restano vivi.

Lo dimostra la spaccatura della piazza al momento del comizio finale: il Cub ha allestito un palco alternativo a quello della Fiom, portando avanti in parallelo un suo discorso – similare, se vogliamo, ma separato da quello della federazione di categoria della Cgil. Entrambi hanno invocato lo sciopero generale, consci che allo stato attuale è impossibile: “non si è fatto finora perchè qualcuno si è allontanato dallo statuto dei lavoratori“, dice un responsabile Fiom riferedosi ai sindacati “traditori” Cisl, Uil, Ugl e Fismic. Il Cub la mette giù dura, coinvolgendo nelle responsabilità anche la stessa Fiom/Cgil: “dovevano pensarci 2 anni fa, quando firmarono per Pomigliano un accordo vergognoso. Ora è tutto più difficile”. Ubs resta ai margini, non ottenendo nemmeno un minuto di intervento dai due microfoni. Ma a tener banco, verso le 12 e 30, è altro: la beffa di Trenitalia.

Già dall’inizio della manifestazione giravano storie di un treno di studenti, partito da Roma alle 8 e 20, e bloccato a Colleferro per motivi imprecisati. Il numero di manifestanti “non pervenuti per causa avversa” oscilla, nei microfoni, tra 150 e mille. Solo alle 12 la situazione si chiarisce: una parte imprecisata di studenti non ha pagato il biglietto, il capotreno si è impuntato e a Colleferro ha fermato il convoglio. Comincia una trattativa lunghissima, durante la quale gli studenti occupano i binari della piccola stazione fuoriporta. All’una sono i manifestanti Fiom di Cassino a occupare i binari in solidarietà degli studenti: momenti di tensione all’arrivo del treno per Avetrana, poi le questure di Frosinone e Cassino riescono a sbloccare la situazione. Un treno da Frosinone viene a raccogliere (con un’ora e mezza di ritardo) i manifestanti a Cassino, poi sulla via del ritorno si uniscono gli studenti previa pagamento forfettario di cento biglietti.

Una beffa al termine di una giornata sofferta, in cui i sindacati “duri e puri” hanno ottenuto risonanza anche mediatica, ma non sono riusciti a bloccare la fabbrica della Fiat. I numeri della Fiom e del Cub in fabbrica restano infatti molto bassi: e in assenza di una minaccia immediata, i sindacati “traditori” sono riusciti a tenere aperte le linee di produzione. Che, comunque, sono state notevolmente rallentate, come in uno sciopero bianco.

La primavera delle lotte sindacali e sociali è iniziata: senza i politici (il Pd ha partecipato solo a livello locale con qualche bandiera e nessun messaggio d’appoggio, anzi chiari segnali di distanza) e senza gli altri sindacati, la Fiom ha dovuto far da sola. Speriamo non per molto: che almeno la Cgil si schieri chiaramente al suo fianco.

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