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Diritto di critica | April 25, 2024

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Bielorussia, il popolo si ribella grazie a Facebook. "Un applauso vi seppellirà" - Diritto di critica

Bielorussia, il popolo si ribella grazie a Facebook. “Un applauso vi seppellirà”

Lo aveva promesso. Avrebbe fatto arrestare chi lo avrebbe applaudito. Così lo scorso mercoledì la polizia del presidente della Bielorussia, il dittatore Aleksandr Lukashenko, ha fermato 250 persone per aver preso parte alle atipiche manifestazioni organizzate via Facebook. Un applauso ironico nelle tante piazze bielorusse, nel più completo silenzio.

La protesta nasce dal web. Ogni mercoledì oramai da diverse settimane i dissidenti, coordinati dalla rete di protesta denominata “Rivoluzione attraverso i social network”, si danno appuntamento per contestare il regime. “Un applauso vi seppellirà”, si potrebbe dire parafrasando il famoso slogan anarchico di fine Ottocento, tornato famoso negli anni settanta. Quello di mercoledì scorso è il sesto raduno di “protesta silenziosa” nel solo mese di luglio. Il raduno precedente era stato segnato da 300 fermi e 40 condanne a 10 giorni in carcere per “teppismo”, in occasione delle celebrazioni per l’anniversario della liberazione dal nazismo. In quell’occasione, durante il discorso di Lukashenko, i manifestanti hanno applaudito ogni parola ma la polizia ha reagito con il manganello.

Stop ai social network e repressione dura. Così Facebook e gli altri social network sono stati bloccati proprio per interrompere il coordinamento di questi movimenti di protesta. Inoltre, mercoledì scorso, la risposta del regime è stata di assoluta intransigenza. La polizia è intervenuta appena avvistava gruppi composti da più di tre persone. Secondo alcune testimonianze raccolte da giornali russi, “dopo la retata sulle strade c’erano scarpe abbandonate. Le forze di sicurezza hanno usato le maniere forti anche con donne e bambini, li prendevano per i capelli, li strattonavano”.

La crisi economica e le misure “lacrime e sangue”. Il motivo scatenante della protesta, secondo gli stessi responsabili del coordinamento, è la politica di lacrime e sangue che il regime ha imposto al Paese, in preda ad una gravissima crisi economica. E anche Mosca ora sembra prendere le distanze dal regime bielorusso, visto che ha minacciato di interrompere la fornitura di energia se non verrà a breve ripagato un debito che l’ex repubblica sovietica ha nei confronti dell’ingombrante vicino.