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Diritto di critica | April 25, 2024

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Rajoy contrattacca: "Non sono corrotto"

 rajoy2Scritto da Francesco Rossi

“Andrò in Parlamento per dare tutte le spiegazioni”. Prova a prendere tempo Mariano Rajoy, il premier spagnolo travolto dallo scandalo a base di corruzione e fondi neri che sta terremotando il Partido Popular (centrodestra), di cui è leader. L’opposizione chiede le sue dimissioni; lui non molla e promette che smonterà le accuse pezzo per pezzo davanti ai parlamentari, in un intervento programmato per il 1° agosto.

Il “sistema Bàrcenas”. Sono mesi che il sistema politico spagnolo è scosso da un gigantesco caso di corruzione, che qualcuno ha paragonato alla nostra Tangentopoli. Nell’occhio del ciclone c’è il Partido Popular, attualmente al governo. Tutto è iniziato nel gennaio scorso, quando il quotidiano “El Pais” ha pubblicato le copie di documenti riservati che proverebbero l’esistenza di un collaudato sistema di tangenti durato quasi 20 anni (1990-2008). Un’architettura capace di riversare nelle casse del partito di centrodestra quasi 12 milioni di euro (ma c’è chi parla di cifre molto più alte). Perno del sistema sarebbe stato Luis Bàrcenas, tesoriere del PP fino al 2009, tramite tra il partito e gli imprenditori amici. Secondo gli inquirenti, questi ultimi, in cambio di cospicue donazioni, avrebbero ottenuto l’affidamento di remunerativi appalti pubblici. Le accuse sono corruzione e frode fiscale. Molte donazioni, infatti, sarebbero irregolari anche al netto dello “scambio di favori”, perchè superiori al tetto di 60 mila euro annui che, secondo la legge spagnola, ogni persona fisica o giuridica può elargire a formazioni politiche.

Il ruolo di Rajoy. Di fronte al deflagrare dell’inchiesta Rajoy, in un primo momento, ha adottato una tattica di “basso profilo”, sperando di non essere colpito in prima persona. Ma lo scandalo si è ampliato, rafforzato da alcuni scoop del quotidiano “El Mundo” (tradizionalmente vicino al PP) e dalle prime ammissioni dello stesso Bàrcenas, arrestato a fine giugno. Così dalle carte è spuntato proprio il nome del premier, insieme a quello di Maria Dolores de Cospedal, segretario generale del PP, e di altri dirigenti di spicco. Rajoy, in particolare, avrebbe beneficiato di circa 350 mila euro in 11 anni. Inoltre sarebbe stato perfettamente a conoscenza del flusso di denaro irregolare nelle casse del partito. A peggiorare la sua posizione è la fitta corrispondenza di sms (pubblicati dalla stampa) che si è scambiato con Bàrcenas fino al marzo scorso, chiedendogli di resistere alle accuse e garantendogli il suo appoggio.

Crisi e corruzione. Nessuno sa come andrà a finire. Il leader del PP è deciso a rimanere al governo e a non cedere alle pressioni dell’opposizione, che chiede le dimissioni e nuove elezioni. Rajoy è convinto di poter spiegare tutto, di riuscire a provare la sua estraneità, e ha detto di volerlo fare in Parlamento, il prossimo 1° agosto. Di certo la sua popolarità è in caduta libera: il suo gradimento tra l’opinione pubblica è sceso al 23%. D’altronde le notizie di tangenti da capogiro che riempiono le prime pagine dei quotidiani stridono palesemente con la situazione economica di un paese in profonda crisi. La Spagna, secondo i recenti dati diffusi dalla banca centrale, continua ad essere stretta nella morsa della recessione, anche se con un lieve miglioramento: -1,8% nel secondo trimestre (era -2% nel primo). La disoccupazione è al 27%, quella giovanile addirittura oltre il 56%. In un contesto simile, 12 milioni di “finanziamenti” posso essere davvero molto difficili da gestire politicamente, anche se la vicenda si rivelasse giuridicamente irrilevante.