Dopo il ritiro ufficiale, gli americani in Iraq combattono ancora

La guerra in Iraq non è stata vinta. E forse non è nemmeno finita come il ritiro dei reparti americani da combattimento, avvenuto meno di due settimane fa, vorrebbe far credere. La notizia dell’ennesimo scontro che ieri ha chiamato in causa le forze statunitensi, infatti, mette in luce quanto ancora ci sia da fare, soprattutto per quel che riguarda l’autonomia dell’esercito iracheno.

Dal primo settembre, la tipologia della missione americana in Iraq ha cambiato volto: si concentra sull’addestramento delle truppe di sicurezza di Baghdad, in vista del previsto ritiro del 2011. Obama ha bisogno di spostare le truppe in Afghanistan, dove la guerra sembra tutt’altro che vinta (nemmeno a parole). Via dall’Iraq, dunque, sulla scorta di quanto accadde in Vietnam.

Secondo quanto hanno riportato fonti militari, l’ultimo scontro è avvenuto a Hudaidy, un villaggio a 50 miglia da Baghdad dove da tempo si nascondevano membri del “Sunni”, un gruppo di “insorgenti” legati ad Al Qaeda in Mesopotamia. Finiti i  combattimenti, per terra sono rimasti un agente di polizia e un soldato, entrambi iracheni. Ucciso anche un miliziano. Dieci i feriti.

L’esercito americano non ha confermato il ruolo avuto nello scontro ma fonti civili e militari dell’esercito iracheno hanno raccontato che alcuni elicotteri e diverse unità di terra statunitensi hanno preso parte ai combattimenti.

Per prevenire gli attacchi delle forze di sicurezza, inoltre, gli insorgenti avevano minato l’intero perimetro del villaggio, mentre l’esercito iracheno veniva bersagliato da cecchini posizionati in cima ad alcune palme. La battaglia, secondo quanto hanno riferito le autorità locali, è iniziata sabato scorso, dopo l’arresto di otto presunti terroristi. Gli americani sarebbero arrivati a supporto delle forze di sicurezza solo ieri mattina.

L’ultimo “smacco” degli insorgenti ai danni dell’esercito iracheno, il 5 settembre scorso, quando un attacco contro la caserma di una divisione militare a Baghdad ha ucciso 12 persone, sei soldati e sei miliziani, oltre a 36 feriti.

La guerra in Iraq è ben lontana dall’essere conclusa.

Di Emilio Fabio Torsello

Giornalista professionista, 30 anni, mi sono laureato in Lettere Moderne presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano nel 2006. Mi occupo di tematiche inerenti la legalità, la cronaca giudiziaria (imparando dal "maestro" Roberto Martinelli), l’immigrazione e la politica. Collaboro con il mensile Narcomafie, con alcune testate del Gruppo Sole 24 Ore e in particolare con Il Sole 24 Ore del lunedì e Il Sole 24 Ore "Roma", con Il Fatto quotidiano e con Roma Sette (Avvenire). In passato ho lavorato (stage) presso la redazione Ansa di Bruxelles e ho collaborato con la redazione aquilana dell'AGI e con il portale del sole 24 Ore, Salute24. Sono l'autore del blog EF's Blog, sulla piattaforma Wordpress

2 commenti

  1. Sono d'accordo con l'autore. Per cui il discorso di Obama alla nazione del 31 agosto scorso e' stato pura ipocrisia. non troppo dissimile dalla "Mission Accomplished" di Bush del 2003.

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