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Diritto di critica | April 23, 2024

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Lecco in piazza contro la 'Ndrangheta - Diritto di critica

Lecco in piazza contro la ‘Ndrangheta

C’è una nuova mappa per Lecco e non descrive i luoghi manzoniani. È stata creata dall’associazione Qui Lecco Libera per ricordare ai suoi concittadini la presenza della criminalità organizzata sul territorio. «La mafia a Lecco non esiste» era uno degli slogan sbandierati sabato scorso per le vie del capoluogo durante una manifestazione che vedeva la presenza, tra gli altri, di Salvatore Borsellino, fratello del giudice ucciso in Via D’Amelio nel 1992. La mappa riportava tutti i locali confiscati alla ‘ndrangheta in questi ultimi 20 anni grazie alle due indagini più famose: la “Wall Street” e la “Oversize”, più i luoghi in cui fu accertata la presenza di infiltrazioni e contiguità.

Le quasi 400 persone che hanno sfilato per le vie della città volevano ricordare alle altre 50 mila che a Lecco e nel resto del nord d’Italia la criminalità organizzata c’è ed è forte. Lo stesso magistrato antimafia Antonio Macrì nell’estate nel 2008 definì Milano come «vera capitale della ‘ndrangheta»

Il rapporto del 2008 sulla ‘ndrangheta al Nord parlava anche di Lecco: «Tale famiglia [Coco Trovato, n.d.r.] nonostante la condanna all’ergastolo dei capi Franco Coco Trovato e Mario Coco Trovato è riuscita infatti a rioccupare il territorio di influenza, e cioè quello di Lecco, grazie alla discesa in campo e alla reggenza di figli, nipoti e consanguinei […].»

Basta infatti ricordare che con un’ora di superstrada, a 36 km da Lecco si trova San Fruttuoso, dove stando alle notizie del mese scorso si troverebbero i resti di Lea Garofalo, testimone di giustizia scomparsa nel 2009. Secondo la ricostruzione di nuovi pentiti, la Garofalo sarebbe stata attirata con l’inganno dall’ex compagno, per essere poi uccisa e sciolta nell’acido. Una metodologia che sembra lontana anni luce da queste terre di  “estremo nord”. Altro esempio sono le minacce subite dall’attore impegnato Giulio Cavalli o la l’impegno di Lucrezia Ricchiuti, consigliere comunale di Desio ed esempio di battaglia alla criminalità organizzata.

Duccio Facchini, portavoce di Qui Lecco Libera durate il suo intervento ha contestato la denuncia subita  (art. 633 codice penale: invasione di edifici)  per le foto scattate all’interno della pizzeria Wall Street. Immagini catturate scavalcando il cancello di un bene confiscato per mostrare il «lassismo di uno Stato, d’intesa con gli enti che gestivano il bene: il comune, i vigili del fuoco, la prefettura. Non si è mai curato di dare una destinazione pubblica, sociale  collettiva come legge 109 impone a quel patrimonio storico, culturale e anti-mafioso che è il bene Wall Street».

Salvatore Borsellino addirittura proponeva un «rivoluzione»: «Bisogna scendere in strada e bloccare il paese, restando li fino a quando le cose non cambiano. Non possiamo accettare di continuare a scivolare verso il fondo di questo baratro, il cui fondo non arriva mai […] Giro l’Italia e molti mi dicono: “Ma di cosa ci parla, queste sono cose che interessano voi al Sud”. Ma siete davvero convinti di questo? Lo credono tutte le persone che oggi a Lecco non sono venute  in questa piazza a gridare contro la criminalità organizzata. Veramente credete che qui la mafia non esista? Che la ‘ndrangheta non esista? […]».

A Lecco non se ne parla. Le istituzione non ne parlano e per alcuni politici leghisti di rilievo la criminalità associata in città «è stata sconfitta da più di 1o anni». A ricordare la sua attuale presenza  ancora una volta sono stati i comuni cittadini scesi in piazza per dare un pò di coscienza ai proprio compaesani. La manifestazione, terminata proprio di fronte al locale confiscato Wall Street e dopo un cospicuo corteo per le via della città, ha lasciato qualcosa di nuovo a chi vi ha partecipato. Forse proprio «quel fresco profumo di libertà» di cui Paolo Borsellino parlava con tanta forza.

(Foto da Qui lecco Libera)

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