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Diritto di critica | October 4, 2024

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Fair play finanziario: la stretta sui club di calcio a partire dal 2013 - Diritto di critica

Fair play finanziario: la stretta sui club di calcio a partire dal 2013

I club di calcio con troppi debiti e passivi nel bilancio societario saranno esclusi dalle competizioni europee a partire dalla stagione 2013-2014. I regolamenti sulle Licenze Uefa e sul ‘Fair play finanziario’ esplicitano quali saranno i requisiti ed i criteri necessari per le gestioni virtuose delle squadre di calcio del futuro. Una misura voluta fortemente dal presidente dell’Uefa Michel Platini.

In un periodo storico fortemente condizionato dalle ristrettezze economiche e dal controllo delle risorse finanziare, anche il calcio cerca di “autoregolarsi” in modo da porre un freno a quei trasferimenti di giocatori, ai loro ingaggi ed a tutte le altre spese eccessive che in passato hanno messo in pericolo la stabilità del mondo pallone e dei club di tutto il continente europeo.

Le misure entreranno in vigore gradualmente nel corso delle stagioni 2011-2012, 2012-2013 ed il provvedimento principale, quello sul pareggio di bilancio (tra costi sostenuti ed entrate), diverrà pienamente operativo per le dichiarazioni finanziarie legate alla stagione che terminerà nel 2013. Dalla stagione successiva, i club che non soddisferanno i requisiti necessari, sulla base dei bilanci delle due annate precedenti, potranno essere sanzionati fino all’esclusione da alcune competizioni europee.

“Adesso mettiamo le regole – dice Michel Platini intervistato da Repubblica – e indietro non torniamo di sicuro. Ma nessuna caccia alle streghe, niente black list anche se in privato parleremo con certi club. Sono gli stessi proprietari – spiega il presidente dell’Uefa – che ci hanno chiesto aiuto. Noi vogliamo dare un futuro al calcio. La ricetta vincente – sostiene Platini – sta nell’investimento sugli stadi di proprietà dei club. Nella cura dei vivai e nella riduzione delle rose per ogni squadra”. Abbattimento dei costi in eccesso in modo da arrivare all’obiettivo del pareggio di bilancio e dell’autofinanziamento.

Le società saranno valutate attraverso una sorta di coefficiente di rischio, che valuti il debito accumulato ed il monte ingaggi. I club dovranno, inoltre, dimostrare di aver rispettato le scadenze di ogni tipo di pagamento.

I primi due periodi di monitoraggio saranno le annate 2011/2012 e 2012/2013 ed avranno il loro effetto sull’annata 2013/’14. Il deficit totale consentito è 5 milioni di euro (45 milioni fino al 2013/’14 se la differenza è colmata da contribuzioni della proprietà e/o aumenti di capitale per le società quotate in borsa). E’ proibito il ricorso a prestiti, a fideiussioni o ad operazioni del tipo auto-vendita del marchio. E’ considerata aggravante non raggiungere il pareggio di bilancio, con una situazione debitoria precedente.

L’equilibrio dovrà essere, quindi, tra entrate dei club (incassi della biglietteria, sponsorizzazioni e pubblicità, diritti tv, plusvalenze sulla vendita dei giocatori, attività commerciali e finanziarie) ed uscite (costi generici, stipendi ai giocatori ed ai dipendenti, costi operativi, spese per l’acquisto di nuovi calciatori).

L’obiettivo è una razionalizzazione delle spese nel mondo del calcio, con il pareggio di bilancio per tutti i club entro il 2018. Una riforma ardita, considerando che allo stato attuale una trentina di squadre (nei maggiori campionati europei – Italia, Francia, Spagna, Germania e Inghilterra) non rientrerebbero nei parametri dell’Uefa. Dopo il triennio 2015-2019 sarà ammesso un rosso “controllato” di circa 3 milioni di euro, da valutare club per club.

Gli Under 18 non saranno considerati come dei costi. Un’impostazione volta a favorire gli investimenti nei settori giovanili, così come le spese per la costruzione dei nuovi stadi. Un settore che in Italia non trova ancora fondamento in una legge di sistema. Solo la Juventus, in Italia, sta costruendo un nuovo impianto sportivo di proprietà.

Il calcio europeo è in rosso di 1,2 miliardi di euro e due terzi di questi soldi finiscono nelle tasche dei giocatori. I ricavi (bilanci del 2009) sono di 11,7 miliardi di euro, i costi di 12,9 miliardi con perdite aumentate dell’85% rispetto al 2008. Ad affondare i club, metà dei quali dichiarano perdite, sono soprattutto gli stipendi che incidono, mediamente, per il 64% del fatturato. In Italia la quota si eleva al 72%. Chelsea e Manchester United e City sono in Inghilterra le società più indebitate, mentre in Italia Inter e Milan in questa stagione hanno iniziato un percorso virtuoso per limitare le spese.