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Diritto di critica | October 3, 2024

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Università, crollano le immatricolazioni. "La laurea non serve più" - Diritto di critica

Università, crollano le immatricolazioni. “La laurea non serve più”

Diploma o laurea? Poco cambia. Il lavoro manca per tutti. Anzi, con una laurea si rischia addirittura di essere esclusi da certi impieghi. Allora meglio smettere di studiare a 19 anni, senza perderne altri 5 o 6, e provare a raggranellare qualche spicciolo da subito. L’Università italiana, la decima al mondo per qualità e la quinta in Europa, ha perso appeal negli ultimi anni. Lo sostiene il rapporto presentato dal Comitato Nazionale per la Valutazione del Sistema Universitario.

Crollano le iscrizioni. Se all’inizio del decennio scorso 7 diplomati su 10 avevano deciso di proseguire negli studi (74,5% – dati 2003), secondo i dati ancora provvisori del 2009/10 il calo è stato notevole: solo il 65,7% dei “maturati” ha deciso di iscriversi all’Università. Non si tratta di un tracollo ma di un inesorabile e preoccupante trend che ha interessato la seconda parte degli anni duemila.

Cambia la cultura, non in meglio. “C’è una cultura diversa da parte delle famiglie” spiega Luigi Biggeri, presidente del Comitato per la Valutazione. “Una volta si cercava nella laurea la promozione sociale, ora ci si è resi conto che proseguire gli studi nella maggior parte dei casi non permette di fare alcun salto di classe sociale”. Così, meno di un diciannovenne su due si iscrive all’Università. Subito dopo la scuola si decide di gettarsi nel mondo del lavoro e poi, più avanti, se ci sarà bisogno, si immatricoleranno. Se nel 2003-2006 era ancora intorno al 56% la percentuale dei neodiplomati che decidevano di proseguire gli studi, nel biennio successivo la percentuale era già scesa al 50,8%, per crollare di altri 3,1 punti nel 2009/2010.

Fallisce l’Università o il sistema-Paese? Per Biggeri si tratta del “fallimento di questo modello di Università ma anche del mercato del lavoro e della capacità di creare impieghi da parte delle imprese”, soprattutto quel lavoro qualificato in grado di far crescere il Paese, sotto il profilo tecnologico e anche culturale. Così, in particolar modo nelle regioni dove c’è occupazione, i giovani sono meno incentivati ad iscriversi all’Università.

Il risultato? Sempre meno laureati. In un paese come l’Italia dove il numero dei laureati è pari al 19% della popolazione (in Gran Bretagna si attesta al 40%), sono sempre di meno gli studenti che concludono gli studi. Se nel 2003 erano 338mila i neolaureati, nel 2010 sono scesi a quota 293 mila, il 13% in meno. Meno immatricolati ma anche molti più abbandoni, alla faccia dell’Università “facile”. “Soltanto il 32,8% degli studenti porta a termine un corso di laurea, a fronte di una media europea pari al 38%”, spiega il Comitato nel rapporto.

Pubblico vs. privato. La fuga dalle Università non riguarda quelle private che mantengono costante il numero degli iscritti. Queste sono scelte dai più bravi (e comunque facoltosi). A Roma le nuove matricole della Luiss con voto di maturità superiore al 90 sono il 68,1%, a Milano alla Bocconi sono il 58,0%. Il rischio, quindi, è di seguire un modello anglo-sassone che non può che creare disparità, quando l’eccellenza si lega con la facoltà. Economica.

Comments

  1. d

    Non è affatto il modello di università che ha fallito, anzi nel resto del mondo determinate università italiane, ma più in generale il percorso di istruzione che avevamo in italia, erano considerati tra i migliori come impostazione di formazione culturale.. lo conferma il fatto che gli scienziati e i ricercatori italiani, contrariamente a quello che si cerca di far credere attraverso i mezzi di informazione locali, sono tra i più stimati e rispettati all’estero, spesso anche più di quelli che sono usciti da qualche college privato negli stati uniti (magari donando una nuova ala alla biblioteca ?).. curiosamente, tra queste stimate università non c’è la IULM, nonostante –come praticamente tutti gli istituti privati e semiprivati in italia– prenda soldi anche dallo stato oltre che appunto dai privati.. come si può parlare di fallimento del sistema universitario statale, quando lo stato finanzia la concorrenza privata ?

    Questo è soltanto il risultato del tentativo mirato (e che, aggiungo, sta perfettamente riuscendo) di dare forma ad un paese di cialtroni ignoranti da manipolare con il dolcetto della domenica (sia esso in forma di 20 euro a fine mese, o di “un po’ di figa in tv”, o quello che meglio si adattaal suddito da schiavizzare), e devo dire che fatti recenti non fanno che confermare questa tendenza.. si mira a spacciare la cultura come una specie di surplus elitario per gente che non vuole fare un ca**o dalla mattina alla sera fino a 30 anni.. in contrapposizione a “quelli che lavorano”.. peccato che poi.. basta osservare come scrive il quindicenne medio, futuro del paese, per capire che, se non fosse così, certi esponenti della politica, giornalisti, personaggi del mondo dello spettacolo e buffoni di vario genere non si aggirerebbero in strada acclamati dalle folle (o dai folli, che dir si voglia), ma anzi eviterebbero accuratamente di farsi vedere in giro

    Firmato: uno studente che cerca di laurearsi (con non poche difficoltà, per non dire espressamente “schivando gli attacchi alla cultura”) e che si è proprio rotto i c******i di sentire idiozie prive di ogni parvenza di base scientifica riportate come fatti

  2. d

    (tra parentesi, un commento personale esplicitamente per Ribichini: dall’articolo non emerge esplicitamente una sua opinione in materia, qualunque essa sia, ma il titolo è tutto un programma.. sembra scritto appositamente per essere visualizzato e ben strumentalizzato nelle colonnine di facebook e per essere conseguentemente citato da Studio Aperto, giusto giusto per coinvolgere/giustificare/incoraggiare tutti quelli che hanno abbandonato gli studi e sono andati a fare l’impiegato di call-center o a consegnare pizze invece che continuare a farsi il c**o per arrivare in fondo ad un percorso sempre più difficile.. titoli del genere non fanno altro che contribuire al disegno che vuole un italiano stolto e ignorante, che sceglie sempre l’uovo oggi per poi domani lamentare che non ci sono più galline.. (e anche l’uovo oggi, il call-center, “sfruttatelo” finchè dura.. è un lavoro, come altri, che tra poco da noi scomparirà del tutto, dato che attualmente rispondere a chiamate di servizio dall’italia è uno dei lavori post-laurea più diffusi in India, con impiegati che mediamente parlano 3 lingue e svolgono il loro lavoro con competenza, meglio degli cialtroni ignoranti italiani di cui parlavamo sopra.. poi lamentiamoci che non c’è il lavoro e mandiamo a governare gli imprenditori che si fanno leggi e si costruiscono accordi per spostare la produzione in russia.. e prendiamocela con i no-global additandoli tutti come “blecbloc”, che queste storielle le raccontavano 10 anni fa e invece che essere ascoltati venivano derisi e infamati da ogniqualsivoglia mezzo di informazione indipendentemente dal colore politico, perchè a tutti i burattinai lassù in alto faceva e fa comodo così)

  3. s.m.

    Su di un sito internet c’é una foto della Gelmini tra i bambini: ‘studiare? A che serve, quando c’é Mediaset’?____ Già. Come diceva Luttazzi, un popolo di ignoranti è più facilmente manipolabile. _____Già anni fa, si parlava di studiare oltre il diploma, e già vedevi i tuoi coetanei che dicevano: ‘l’università? Ognuno si suicida come vuole!’ e intanto loro andavano a fare gli artigiani e i professionisti, si guadagnavano un sacco di soldi e se ne fottevano se poi non sapevano che differenza c’é tra Irak e Iran. E magari dicono ‘Gogol’ anziché Google. La demolizione e l’ignoranza che prendono piede si vedono tutti i giorni, basta vedere i cantieri che spuntano come funghi, i SUV parcheggiati sui marciapiede, e se viaggi in auto, stranamente, tutti vogliono sorpassarti e nessuno sta a distanza di sicurazza; ma sì, tanto gli incidenti non accadono mica a noi, pensano i truzzi. L’altro giorno uno mi ha sorpassato con una rossa fuoriserie Corvette, in curva, a velocità supersonica. Solo per restare bloccato dalla fila di macchine davanti, con io che lo mitrragliavano con gli abbaglianti (sì lo so, non è molto corretto, ma non avendo mitragliatrici di prua..). Speriamo che la prossima volta ci pensi due volte prima di sorpassare in curva. Questi buzzurri sono sempre di più e sempre più impuniti, e non parlo di una città supercafonal, ma di tranquille e colte zone di provincia. A che dobbiamo tutto questo? Alla dissoluzione del concetto di ‘civiltà’, che la faccia ottusa e spocchiosa di Tremonti e Gelmini esprime meglio di qualunque altra cosa.

    • d

      Se il problema fosse solo il modello dell’università…Con sta crisi non sono sopportabili le rate universitarie e io parlo da figlio unico. Un genitore con 3 figli e in questa situazione economica voglio proprio vedere come farebbe a pagare le rate universitarie. Da quest’anno è stata pure aumentata la tassa regionale di 40 euro in più…capisco che l’università dia cultura ma non è che i servizi a disposizione siano tali da sborsare 1000 euro di seconda rata