Baratro Vinyls, la rabbia scende a Roma - Diritto di critica
Gli operai Vinyls in protesta a Roma, ad assediare il Ministero dello Sviluppo Economico. Romani e l’Eni hanno fallito con l’acquirente Gita, il gruppo svizzero è fuggito senza onorare gli impegni: forse non erano le “persone molto serie” descritte dal ministro. Lo scenario futuro è buio: si torna a parlare di “spezzatino” e della fine dell’azienda, con relativo licenziamento di qualche centinaio di operai.
L’accordo preliminare di cessione, firmato il 1 marzo dagli svizzeri di Gita e dall’Eni, era chiaro: entro il 15 aprile gli acquirenti dovevano versare 100 milioni di euro in banca, in cambio dell’acquisizione degli impianti di Porto Torres, Ravenna e Porto Marghera. L’attività di fabbrica sarebbe ripartita, e il ciclo integrato del cloro (unico caso italiano di produzione del diffusissimo pvc) sarebbe stato in salvo. Il ministro Romani, in visita a Porto Torres tra i lavoratori in protesta da oltre un anno, aveva rassicurato gli operai: “sarei un pirla se venissi qui tra voi se non avessi qualcosa di concreto in mano, non credete?“. Ma, alla scadenza del 15 aprile, i soldi in banca non ci sono, e Romani decide di non prorogare il termine concordato. Il ministro, l’Eni (con l’ad di Syndial Bellodi) e i tre commissari straordinari hanno preso una cantonata pazzesca: Gita è fuggita e non tornerà. La Vinyls ha finito i soldi in cassa (35 milioni di euro evaporati rapidamente mentre gli impianti restavano fermi) e all’orizzonte c’è il buio.
Possibile che Romani e Bellodi non abbiano compreso le intenzioni degli svizzeri? C’è chi dice che l’intenzione era tutt’altra fin dall’inizio. Più che tenere in vita un’industria problematica come la Vinyls, preferivano frazionarla e distribuirne i pezzi al miglior offerente. Uno “spezzatino” che avrebbe ridotto notevolmente la capacità contrattuale dei lavoratori, avrebbe cancellato il ciclo integrato del cloro e consentito laute “consulenze” agli amministratori straordinari del ministero. A comprare i frammenti di Vinyls sarebbero stati, secondo questa ricostruzione ufficiosa, Dioki e Igs, decise a tagliar fuori Marghera e forse anche Ravenna. Fonti sindacali smentiscono ora un interesse dei due gruppi: resta davvero solo tenebra.
Gli operai non ci stanno. Lottano da 418 giorni dall’Isola dei Cassintegrati, il carcere dell’Asinara occupato e trasformato nell’unico vero reality italiano; da oltre 500 giorni occupano la Torre Aragonese di Porto Torres, mentre presidi di lavoratori si alternano sulle torce di Porto Marghera a 100 metri di altezza. Sono sfibrati da oltre un anno e mezzo di cig straordinaria: da due mesi e mezzo non ricevono più lo stipendio, ma devono comunque garantire la sicurezza degli impianti. A rischio di denuncia penale, ora che si allontanano dallo stabilimento per protestare. Però non mollano. Hanno presidiato l’aeroporto di Alghero, ieri mattina, e ostacolato le operazioni di scarico delle navi turistiche a Porto Torres.
Oggi saranno a Roma, dalle 14, ad assediare il Ministero dello Sviluppo Economico, mentre i sindacati incontreranno Romani alle 15.30. Per “fare il punto della situazione”. L’ora della fuffa è però finita: gli operai pretendono risposte serie, mai avute dagli ultimi tre ministri preposti ad aiutarli. Tra questi, è bene dirlo, figura lo stesso premier Silvio Berlusconi: il mitico self made man, considerato genio dell’imprenditoria, si è rivelato incapace di trovare un acquirente decente per la Vinyls, proprio come fece due anni fa con Alitalia. Con un governo così “efficiente”, gli operai Vinyls aspetteranno a lungo.