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Diritto di critica | July 27, 2024

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Il Belgio è da record, senza governo da oltre 300 giorni - Diritto di critica

Ormai a Bruxelles ci sono abituati, tanto che alcuni quotidiani belgi hanno inserito nei loro siti web la categoria tematica “crisi politica”. Il Belgio non ha un governo da ben 311 giorni, un record che è entrato ufficialmente nel libro dei Guinness dei primati. Già a fine marzo il Paese aveva superato l’Iraq, senza guida per 289 giorni.

La pubblicazione, che registra ogni anno 40 mila record, ricorda che il precedente primato, in tempo di pace, era però dell’Olanda, rimasta nel lontano 1977 senza esecutivo per 207 giorni. Nella patria del sistema federalista la situazione politica è bloccata dalle elezioni del 13 giugno 2010, che hanno sancito una sostanziale parità tra il socialista vallone Elio di Rupo (in testa al Sud) e il separatista fiammingo Bart de Wever, vincitore al Nord.

Le votazioni anticipate erano scattate quando le tensioni, sempre più marcate, tra la comunità francofona e quella fiamminga avevano portato alla caduta del governo del cristiano-democratico Yves Leterme. Il re Alberto II sta cercando da mesi di condurre una trattativa e arrivare alla formazione di una maggioranza che vari le riforme; nel frattempo è stato lo stesso Leterme, primo ministro ad interim, a traghettare il Belgio nel semestre di presidenza europea (da giugno a dicembre 2010) e a far approvare una legge finanziaria per il 2011 volta a ridurre il pesante debito pubblico belga (pari al 100% del Pil).

La struttura federale del Paese probabilmente sta accentuando la frammentazione interna, la crisi politica va di pari passo con la rinascita di forti correnti nazionaliste che hanno fatto temere addirittura per l’unità del piccolo Stato. I partiti che fanno parte del tavolo dei negoziati sono i sette usciti dalle consultazioni elettorali del giugno scorso: la Nuova Alleanza Fiamminga (N-VA), i cristiano-democratici (CD&V), i socialdemocratici (SP.a) e i Verdi (Groen!) da parte fiamminga; i socialdemocratici (PS), i cristiano-democratici (CDH) e i Verdi (Ecolo) da parte francofona.

Tra gli argomenti di scontro la federalizzazione della previdenza e dell’assistenza sanitaria, voluta dai nazionalisti fiamminghi, la ripartizione del debito pubblico tra le diverse entità federate, e la “questione Bruxelles”: i francofoni vorrebbero infatti un corridoio tra la Vallonia e la città, al momento enclave in territorio fiammingo.

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