Libia: armi francesi ai ribelli, ma la Nato non lo sa - Diritto di critica
La Francia arma i ribelli libici alle spalle della Nato. Lo Stato Maggiore francese conferma lo scoop lanciato ieri da Le Figaro, ammettendo di aver “paracadutato fucili e armi leggere destinate alla popolazione civile” a sud di Tripoli: nessun commento su lanciarazzi, mitra e bazooka. Nuovo strappo di Parigi alla strategia dell’Alleanza, dove vuole arrivare?
Aveva ragione Le Figaro: in Libia il governo francese sta facendo di testa propria. Senza prendere accordi preliminari con gli altri partner militari dell’Alleanza Atlantica – unica legittimata ad intervenire in Libia secondo il mandato Onu – Parigi ha deciso di armare i ribelli libici, per accelerare la caduta del regime di Gheddafi. Oggi, lo Stato Maggiore francese ha confermato la notizia, sottolineando che si tratta di armi destinate ai civili, lanciate nella zona montuosa di Djebel Nafusa . Motivazione del rifornimento di armi: “perché non c’è altra soluzione”.
Lo strappo francese tenta di superare l’empasse degli alleati, che da mesi si chiedono cosa fare. Esporsi sul terreno, armare Bengasi o rimanere nei cieli a difendere la No Fly Zone (ormai francamente inutile)? Le alternative possibili sono piene di rischi e di costi: non si sa se i ribelli saranno partner commerciali/politici affidabili, se saranno pronti a ripristinare la barriera antimmigrazione di Gheddafi o se riusciranno, infine, a prevalere sul Rais. E soprattutto: a chi venderanno il petrolio, se e quando riuscissero a trionfare?
Il calcolo di Parigi è semplice. Se Gheddafi resiste, lo sforzo bellico Nato finirà per costare troppo, e molti alleati potrebbero dileguarsi. Prima fra tutti l’America, che rischia di andare in default a fine agosto se non aumenta il debito. Ma anche l’Inghilterra, che secondo l’ammiraglio Mark Stanhope “non può proseguire questa guerra oltre i prossimi 90 giorni”. Quindi è necessario velocizzare, prima che la fretta di andarsene indebolisca la posizione Nato nella trattativa post-Gheddafi. Una trattativa a cui la Francia intende partecipare da leader, e soprattutto dettar legge di fronte all’Unione Africana e all’Europa, per rimettere piede nel continente africano (e sul petrolio libico, che fa gola a Total Erg).
Rasmussen tace ancora. E’ probabilmente contento della mossa di Parigi, che si assume ogni responsabilità sulla vicenda. Ma sancisce anche l’inutilità dell’Alleanza che rappresenta: se le linee guida della campagna militare vengono bellamente infrante da un paese membro, che senso ha la direzione comune? Il decisionismo francese minaccia la sopravvivenza stessa della Nato.
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ahahahah……………… ah, perchè, l’arsenale di armi, portato via da Santo Stefano, c’è l’aveva il benestare? ma dai.
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